Il Po è in secca. Come ogni inverno in gennaio e febbraio |Davide Persico (San Daniele Po)
Come ogni inverno si urla al record correttamente o non correttamente, quello che è certo è che si è sempre, di più, sul filo del rasoio per batterlo il record di magra.
Quale è il motivo? Il cambiamento climatico in corso: le temperature mediamente sempre più alte e la scarsità di precipitazioni. O meglio, le precipitazioni, certamente più scarse, non sono più diluite stagionalmente ma sono concentrate in eventi che spesso si manifestano in maniera drammatica e improvvisa. La quantità d'acqua di molti mesi a volte cade in poche ore. Ed è disastroso conviverci.
Se tutto procederà in questa maniera, con questo trend, il fiume e le riserve idriche connesse, in diversi decenni saranno ridotte o esaurite. E' una previsione basata su dati storici, una stima, non ho alcuna certezza, però...
Il caldo eccessivo estivo viene affrontato domesticamente mettendo condizionatori e facendosi la piscina in giardino. Il cambiamento climatico lo combattiamo trasformando il Po in laghetti? Forse l'errore di base è proprio questo: persistere nel portare modifiche all'ambiente cercando sollievo nell'immediato non sapendo minimamente essere lungimiranti in progettazioni proiettate al futuro.
Io una opinione ce l'ho e, dato che la storia ci dimostra che il progresso imboccato sta andando in una direzione distruttiva dell'ambiente e di conseguenza autodistruttiva per noi stessi, forse bisognerebbe cambiare rotta ripristinando ciò che in passato abbiamo danneggiato convinti, all'ora, di aver agito nel giusto.
I danni della regimentazione degli anni '60 sul Po sono visibili in tutto e per tutto. Il progetto di rinaturalizzazione in programma non mi convince completamente, ma va in una direzione giusta, quella di riportare il fiume ad esprimersi più liberamente rinfoltendo consistentemente la fascia vegetazionale che caratterizzava la sua golena prima che diventasse un deserto da biogas (che era la soluzione per abbatterci il costo della corrente elettrica #massignur #che #testa #disiva #me #nona).
E allora ben venga questo progetto, ma ben vengano le discussioni relative ai singoli casi di intervento. Che siano costruttive, di confronto, di ascolto delle voci esperte locali e dei tecnici progettisti, che vi sia dibattito, anche aspro, ma costruttivo finalizzato NON A COSTRUIRE MA A SMONTARE. Più il fiume ritorna alla naturale evoluzione meglio sarà per tutta la regione.
Intanto c'è da limitare l'avanzamento della desertificazione in corso. Se non nevica è assurdo disboscare altre aree montane per fare piste alimentate da cannoni o laghetti da trasformare in granite sparate in pista. Se non piove è ridicolo sbarrare un collettore principale che tanto chi sta a valle poi s'arrangia o si adegua.
Il tema è globale e proiettato al futuro non di un singolo meandro, ma del bacino idrografico di una regione quella Padana nello specifico (ma è riduttivo pensarla slegata dalla montagna).
Con mentalità individualista si finisce in quella che in passato ho definito (scherzosamente) la "Sindrome d'Imagna".
Alla fine degli anni '90 facevo il servizio civile in un piccolo comune in Valle Imagna. Avevo appena iniziato il dottorato in Scienze della Terra così, quando il tecnico comunale doveva affrontare temi geologici, mi chiamava con sé per andare col geologo incaricato a fare sopralluoghi di danni.
Un giorno emerse il problema che in una serie di ville e casolari al fondo valle si accorsero di avere l'acqua potabile sporca, contaminata eccessivamente da escherichia coli (merda).
Così, risalendo il torrentello che alimentava l'aggregato siamo arrivati in un casolare dietro ad un magnifico prato polifita. Al centro del campo, data l'origine carsica dell'area, si era formata una dolina inghiottitoio, cioè un buco enorme. Il proprietario, anni prima, vedendo il buco notò che era di misura perfetta per infilarci la propria vasca biologica. Senza scavi, senza permessi, insomma senza cinema e tutti felici. Meno felici però, tempo dopo, lo sono stati quelli che dovevano bere l'acqua colata anche dalla "fognatura" del bomber carsico.
Tutto questo per dire cosa? Per dire che affrontare il tema della desertificazione in atto in Pianura Padana, non si possono valutare singolarmente i settori ambientali come fossero comparti di risorse economiche da spartirsi. L'ambiente non è un collage settoriale da discernere a piacere su quale comparto intervenire. E' una amalgama complessa di fattori interagenti che prima di essere toccata va compresa a fondo, per poi concludere che funziona bene soprattutto quando non viene toccato, quando l'equilibrio non viene alterato in alcun modo.
Lo capiremo mai questo? Io un'opinione me la sono fatta e penso sia: NO. Non lo capiremo mai.
- Un'altra previsione? In campana perché quest'anno avremo le precipitazioni annuali concentrate in periodi ristretti e allora saremo tutti pronti ad ascoltare chi, invece che sbarrarlo, il Fiume, vorrà abbassarne l'alveo o allargarlo per contenere di più. Ma non è questione di largo, corto, stretto, basso... è che il Po è un fiume e non il condotto del rubinetto del nostro appartamento. Chi muove il Po è il caso, l'ambiente. Non la ragione dell'uomo.
Conviverci significa capirlo e assecondarlo ma non costringendolo, semplicemente mettendoci al riparo, usufruendone in maniera ponderata e di conseguenza.
(non farà seguito a questo post, da parte mia, alcuna discussione su una soluzione o sull'altra. Questa è un'opinione personale, se non siete d'accordo ignoratela o discutetene civilmente oppure cambiate su rete4).
Davide Persico (San Daniele Po)