Sabato, 20 aprile 2024 - ore 12.59

Il re Vittorio Emanuele III° non deve essere sepolto al Pantheon di Roma Dante Benelli (Drizzona)

Un coup de théatre formidabile che provocò la fuga precipitosa, fortunosa ed esilarante verso Brindisi gettando le forze armate ed il Paese al proprio destino. Montanelli definì questo sovrano «La Sfinge» perché sempre immusonito ed imperscrutabile

| Scritto da Redazione
Il re Vittorio Emanuele III° non deve essere sepolto al Pantheon di Roma Dante Benelli  (Drizzona)

Il re Vittorio Emanuele III° non deve essere sepolto al Pantheon di Roma Dante Benelli  (Drizzona)

Un coup de théatre formidabile che provocò la fuga precipitosa, fortunosa ed esilarante verso Brindisi gettando le forze armate ed il Paese al proprio destino. Montanelli definì questo sovrano «La Sfinge» perché sempre immusonito ed imperscrutabile

Egregio signor direttore, in questi giorni molto scalpore hanno suscitato il rientro dall’Egitto delle salme dei reali Savoia.

Questo rientro alla chetichella ha preso tutti di sorpresa e la correlata polemica ha già fatto sorgere i due partiti, quello dei favorevoli e quello dei contrari. A mio modesto avviso il rientro della regina Elena del Montenegro non pone nessuna controindicazione in quanto questa donna è stata una sovrana caritatevole e soprattutto amorevole madre di famiglia colpita anche dal lutto tremendo dovuto al decesso della figlia Mafalda in un campo di concentramento tedesco.

Per quanto attiene invece il re Vittorio Emanuele III°, la questione si complica. Occorre dire che questo sovrano è divenuto tale per un fatto cruento causato da un anarchico che gli uccise il padre con tre colpi di pistola nell’estate del 1900.

Il suo esordio fu apparentemente normale ma nonostante fosse un personaggio coltissimo non riuscì mai a scrollarsi di dosso certe controverse abilità manovriere che hanno sempre distinto la casa Savoia.

Questi sovrani si sono sempre comportati come dei proprietari terrieri i quali con i gomiti appoggiati alla finestra scrutano giornalmente l’orizzonte per individuare quale fondo sia possibile accorpare per fare grande il suo.

Il frutto di questa collaudata politica gli valse la conquista dell’Italia non certo per dare una patria agli italiani. Adottarono una arguta politica risorgimentale ma non dimentichiamo che l’unificazione non avvenne attraverso la democratica autodeterminazione dei popoli ma a suon di cannonate e schioppettate. Furono deposti altri sovrani equando qualcuno osò ribellarsi furono placati con i noti metodi del generale Cialdini e con il campo di concentramento attrezzato nel forte di Fenstrelle.

Durante la Prima Guerra Mondiale questo piccolo re denunciò la Triplice Alleanza passando bellamente a favore delle forze dell’Intesa senza curarsi di informare il Parlamento.

Guadagnò comunque l’appellativo di Re Soldato ma anche quello di Re Vittorioso. Dopo il primo conflitto favori l’instaurarsi del fascismo perché di Benito Mussolini diceva «quell’uomo ha una gran testa».

Seguì senza pari e senza sosta la corrente ascensionale del ventennio divenendo Imperatore e 1° Maresciallo dell’Impero, salvo poi commettere errori che gli furono fatali. Ha notevoli responsabilità circa l’entrata nel secondo conflitto mondiale e quando vide che le vicende della guerra divenivano via via irreversibili corresse il percorso al modo dei Savoia.

Convocò con una scusa il suo Duce primo ministro e lo fece arrestare dai carabinieri. Che stile per un Re (!).Per sostituirlo chi scelse? Il solito demiurgo all’italiana, un collaudato ferro vecchio al pari suo che fu incaricato di firmare l’armistizio corto di Cassibile salvo poi non avere il coraggio di comunicarlo ai tedeschi. Un coup de théatre formidabile che provocò la fuga precipitosa, fortunosa ed esilarante verso Brindisi gettando le forze armate ed il Paese al proprio destino. Montanelli definì questo sovrano «La Sfinge» perché sempre immusonito ed imperscrutabile.

La questione più grave da rilevare dopo questa brevissima narrazione epica, consiste nel fatto che gli attuali successori esigono con energia che questo defunto re sia tumulato nel famedio della gloria, il Pantheon di Roma.

Dante Benelli  (Drizzona)

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