Martedì, 23 aprile 2024 - ore 15.53

L’ECO Pizzighettone La querelle della cittadinanza onoraria al Duce

Almeno stavolta, la facciamo breve; dovendo semplicemente ospitare il pronunciamento di una forza politica. Sull’argomento, che già stava impegnando le nostre riflessioni, torneremo tra qualche giorno. Ne facciamo un preannuncio.

| Scritto da Redazione
L’ECO Pizzighettone La querelle della cittadinanza onoraria al Duce

L’ECO Pizzighettone La querelle della cittadinanza onoraria al Duce

 Almeno stavolta, la facciamo breve; dovendo semplicemente ospitare il pronunciamento di una forza politica. Sull’argomento, che già stava impegnando le nostre riflessioni, torneremo tra qualche giorno. Ne facciamo un preannuncio.

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Si tratta di uno dei tanti tormentoni che la politica dell’effimero (forse perché priva di seri agganci con la realtà) si inventa per calcare la scena e per attirare l’attenzione di un’opinione pubblica già esausta da un’incessante chiacchiericcio.

Qualche topo di archivio ha recentemente scoperto che anche qualche Comune del territorio provinciale ha avuto l’onore di avere come cittadino (sia pure “onorario”) il Duce.

E, volendo testimoniare sprezzo ed indignazione, ha pensato bene di cavalcare l’argomento ad usum delphini.

Con tale incipit ci rendiamo conto di aver implicitamente esternato la nostra personale valutazione.

Vero è che, come nel loro diritto, alcuni, ovviamente di avviso diverso, hanno impostato una campagna di demussolinizzazione dei Comuni che, nel 1924, con un evidente gesto di captatio benevolentiae, inclusero il capo fascista, non ancora saldo nel ruolo autoritario e totalitario, nelle proprie liste anagrafiche (sia pure onorarie) .

D’altro lato, non sarebbe il caso di tentare neanche sommariamente una riflessione sulla piaggeria come consolidato fatto di costume degli italiani.

Pur rispettando il senso di una testimonianza orientata a far piazza pulita delle tracce lasciate dal Ventennio, ove fossimo stati investiti formalmente di un siffatto rovello, avremmo, pur ribadendo le permanenti ragioni del nostro antifascismo, orientato la nostra attenzione verso pericoli ben più incombenti.

Parafrasando Piero Chiara («Minga tucc i gust hin a la menta»), avremmo potuto finirla così. Ma c’è modo e modo di motivare una comune conclusione.

Il Sindaco di Pizzighettone (uno dei Comuni mussolinizzati nel 1924) ha ritenuto di farlo sulla base di una esternazione, resa al bravo giornalista Gilberto Bazoli e confluita in un paginone del Corriere della Sera di domenica 21 u.s. (difficilmente destinato a sfuggire).

Ne offriamo un campione: “Sono molti gli errori disartrosi che ha commesso, a partire dall’alleanza con la Germania e dall’entrata in guerra. Ma Mussolini è uno statista che  ha fatto quel che ha fatto e anche qualcosa di bene per l’Italia. I più vecchi del paese quando si parla di questioni come immigrazione, dicono: se ci fosse ancora lui… Posto che per me le priorità sono altre, la storia è storia e non si deve cambiarla. In Europa ed in Italia il comunismo ha fatto più danni del fascismo, se c’è una via dedicata a Mussolini o la cittadinanza onoraria, cosa cambia?”.

In democrazia si ha tutto il diritto di pensarla come si crede. Certamente, però, saremmo in difficoltà a condividere anche un solo caffè con chi, certo che il dentifricio della storia non possa essere riposizionato nel classico tubetto, ritiene che il dittatore “ha fatto anche qualcosa di bene” ed omette di inserire nel breve elenco degli “errori disastrosi” le circostanze delle leggi razziali e l’attivo collaborazionismo del fascismo italiano alla realizzazione della soluzione finale.

Soprattutto, in coincidenza della Giornata della Memoria.

Poi, siccome la lingua batte dove il dente duole, non è difficile far derivare questa sommarietà di capi di imputazione a carico del reo da una certa impronta nostalgica verso i metodi mussoliniani, che alberga in certi ipersensibilizzati nelle materie migratorie.

Da ex-pizzighettonese (ma con Pizzighettone sempre nel cuore) mi secca ancor di più che vengano messe queste ansie spasmodiche sulle bocche “dei più vecchi del paese” (categoria alla quale tendenzialmente approderò, anche senza la concessione di cittadinanze onorarie).

Senza voler essere troppo severi, potremmo azzardare che il Sindaco Moggi l’ha fatta fuori dal vasino. Esternando sentiments che ripugnano alla coscienza civile e, soprattutto, divengono imbarazzanti per il ruolo istituzionale rivestito.

Lo sarebbero anche se Moggi reggesse una maggioranza assoluta alla guida del Comune.

Ma Moggi è espressione di una coalizione civica, sostenuta da sensibilità politiche e culturali assortite e motivata da un’unica sollecitudine: amministrare bene la cittadina dell’Adda.

L’ha fatta fuori dal vasino ed anche ha presunto di farla franca. Forse dedica poco tempo alle letture lui; ma non può pensare che così facciano gli altri.

Vero è che la cosa non è passata, come si suol dire, in cavalleria. E ha dovuto renderne conto in un incontro politico di maggioranza.

Nel corso del quale la lista civica Pizzighettone al Centro, già Lista Pesenti, ha stigmatizzato l’inaccettabile uscita del Sindaco ed ha emesso il comunicato che appresso pubblichiamo integralmente.

A quanto è dato sapere, Moggi non ha chiesto l’intervento del Video Assistant Referee (abbreviato in VAR), normalmente usato sui campi di calcio. Né ha accampato l’attenuante, forse perché consapevole della professionalità di Bazoli, del fraintendimento.

Oltretutto, perché non c’è proprio nulla che non sia stato espresso male e/o capito peggio.

Il Sindaco dovrebbe aver compreso che è in presenza di un generoso cartellino giallo. Che, considerati ricorrenti episodi nel recente passato, avrebbe potuto non essere il primo. E come si sa, al secondo giallo, il cartellino cambia colore.

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Leggi posizione della lista civica PIZZIGHETTONE AL CENTRO

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