Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 00.03

La mia posizione sul dibattito nel Pd di Matteo Rossi

Sono fra quelli che pensano sia utile un congresso e che sia doveroso portare a termine la legislatura. Un congresso non sono le primarie, perché quelle sarebbero una conta utile sulla leadership e propedeutica alle elezioni anticipate

| Scritto da Redazione
La mia posizione sul dibattito nel Pd di Matteo Rossi

Sono fra quelli che pensano sia utile un congresso e che sia doveroso portare a termine la legislatura. Un congresso non sono le primarie, perché quelle sarebbero una conta utile sulla leadership e propedeutica alle elezioni anticipate, mentre credo che abbiamo bisogno di un confronto sulla visione e abbiamo il dovere da partito di governo di mettere mano a un po' di situazioni aperte (un miliardo per non fare fallire gli enti di area vasta e i loro servizi va trovato, ad esempio).

Condivido chi sostiene che non bisogna parlarsi addosso, ma conosco bene la base del Pd, e penso che abbia tutte le capacità di un dibattito che metta al centro il futuro del Paese, oltre che di tirar dentro alla nostra discussione chi, pur non iscritto, vuole porre al nostro partito questioni, domande, proposte, magari anche sogni. Fidiamoci della nostra base!

Capisco chi teme un logoramento a vantaggio dei populismi, ma noi verremo giudicati anche per quello che abbiamo fatto e che faremo nei prossimi mesi e non credo che rinviare i problemi sia utile.

Tralascio per decenza gli argomenti di chi vuole le elezioni anticipate per "non far prendere i vitalizi" o "evitare il referendum Cgil" (per il quale sono orientato, quando ci

sarà, a votare Si e a sostenerlo, nel merito). Non si combatte il

populismo con un altro populismo.

Sui temi del congresso vedo innanzitutto tre priorità: come essere sinistra che protegge e innova in questo tipo di globalizzazione (il lavoro e la rivoluzione digitale al centro della nostra riflessione!); quale ruolo per il territorio per uscire dalla crisi che ha centralizzato scelte e risorse; quale forma organizzata per la politica oggi fuori da nostalgie ma senza cadere nel partito del leader (aggiungo: come si selezionano i gruppi dirigenti fuori dalle logiche di fedeltà e praticando un sano ricambio che valorizzi in altro modo chi ha fatto lunghe esperienze nelle Istituzioni nazionali e regionali).

Sono solo tre titoli, ma dentro c'è un bel pezzo della vita delle persone e dei nostri militanti.

Non so a quale corrente potrei essere appiccicato con queste posizioni, sono sempre stato libero nello scegliere quando è venuto il momento di farlo: con Veltroni all'inizio, con Franceschini rispetto a Bersani, con Bersani rispetto a Renzi e con Martina quando si è scelto di sostenere il Governo fino in fondo pur senza entrare in maggioranza. Oggi queste aree non mi pare abbiano un vero dibattito democratico al loro interno, magari sbaglio, ma mi sembra che siano pochi parlamentari che si trovano e decidono, e come metodo di dibattito interno mi pare insufficiente. Mi riconosco soprattutto nel percorso regionale iniziato con Alfieri per provare a dare un contributo lombardo, originale, trasversale, innovativo, alle scelte nazionali. Come avrete capito per me il territorio è la chiave d'interpretazione privilegiata. Capisco che non sia l'unica, ma è la mia.

Dare voce ai circoli forse non sarà sufficiente, ma li', come negli enti locali, c'è un capitale umano paziente e operoso che, anche nell'ultima Assemblea Provinciale, ha chiesto di essere ascoltato. Mai come oggi governiamo la maggioranza dei Comuni e delle Province italiane: al vertice interessa il nostro punto di vista? Il punto non è mettere in fila le buone pratiche, ma decidere insieme una strada dentro la quale ciascuno sa di fare il suo pezzo. Questo per me è essere comunità e gruppo dirigente diffuso. Oggi questo sentimento non riesco a percepirlo. (Ho fra l'altro un sogno segreto: che Renzi convochi i presidenti di Provincia, quasi tutti Pd, per un "scusa e grazie" ma soprattutto per condividere con loro un minimo di riflessione. Credo che potremmo offrirgli un utile quadro del nostro Paese visto dal basso).

Spero che il Pd non si divida, anche perché c'ho messo l'anima insieme a tanti altri), che ci sia rispetto delle regole e dell'esito del possibile congresso.

Chiudo la parentesi partitica e torno a occuparmi dei bergamaschi, ma ci tenevo a condividere questi pensieri.

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