La Pasqua musulmana nel mondo : ricorrenza, usanze e curiosità
Il giorno in cui viene celebrata è il decimo mese del calendario lunare e la durata varia da uno a quattro giorni a seconda dei popoli di fede islamica
CATANIA – La ricorrenza della Pasqua per noi cristiani è molto importante. Un’occasione nei due giorni per trascorrere del tempo con i parenti ricordando, specialmente durante il pranzo domenicale, il momento della resurrezione di Gesù Cristo. Ma anche in altre religioni le tradizioni sono altrettanto suggestive e meritano un’attenzione particolare.
Nella religione musulmana, che nel sud Italia e specialmente a Catania conta tantissimi fedeli, la ricorrenza ha un significato completamente diverso da quella cristiana. In arabo è denominata Id al-Adha, ovvero Festa del sacrificio, proprio perché ricorda il sacrificio del profeta Abramo, primo patriarca dell’Islam, al quale venne ordinato da Dio di sacrificare il figlio Ismaele. Ma nel momento in cui Abramo stava uccidendo il proprio figlio un angelo bloccò la sua mano. Il giorno in cui viene celebrata è il decimo mese del calendario lunare e la durata varia da uno a quattro giorni a seconda dei popoli di fede islamica. Per tradizione i fedeli uccidono un animale, solitamente un bovino adulto, e fanno in modo che il suo sangue impuro defluisca.
A questo proposito abbiamo intervistato Ismail Bouchnafa, direttore del Centro Islamico di Catania che ci ha raccontato come la Pasqua islamica sia vissuta in modo diverso in diversi paesi: “La nostra Pasqua quest’anno cade nel mese di settembre e ricordiamo sempre con grande partecipazione la storia del profeta Abramo e del figlio Ismaele, quando Dio gli ordinò di sacrificarlo come prova di fede verso lui. Dio in cambio del sacrificio gli donò un montone. Noi la festeggiamo un giorno solo in cui si viene alle 8 del mattino in moschea per pregare tutti insieme e poi si fa una grande festa in cui si mangia, si beve e si sta in famiglia”.
Riguardo alle tradizioni culinarie: “Noi possiamo mangiare – aggiunge Ismail – o un agnello in famiglia o sacrificare un vitello e mangiare la carne dell’animale sacrificato”.
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