Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 07.47

Latte, Coldiretti: ‘Un terzo del mercato italiano in mano alla francese Lactalis’

Moncalvo: «La differenza tra prezzi del latte al consumo e alla produzione è la più alta d’Europa»

| Scritto da Redazione
Latte, Coldiretti: ‘Un terzo del mercato italiano in mano alla francese Lactalis’

La multinazionale francese Lactalis, che negli anni ha comprato i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori, detiene il 33% del mercato italiano del latte a lunga conservazione, ma la quota sale al 34% nella mozzarella, al 37% nei formaggi freschi e arriva addirittura al 49,8% nella ricotta, solo per citare alcuni esempi. È quanto emerge dal Dossier della Coldiretti sul potere di mercato conquistato in Italia dal gruppo d’oltralpe, sulla base dei dati di Italiainprimapagina, divulgato in occasione della mobilitazione degli allevatori italiani giunti, con cagliate e sacchi di polvere di latte e caseina, davanti alla sede dell’Antitrust in Piazza Verdi, a Roma.

Una iniziativa per far luce sull’evidente squilibrio contrattuale tra le parti che - sostiene la Coldiretti - determina un abuso, da parte dell’industria, dovuto alla maggiore forza economica sul mercato, con imposizione di condizioni ingiustificatamente gravose agli allevatori. I prezzi praticati dagli operatori a valle della filiera del latte fresco - sottolinea la Coldiretti - sono iniqui e gli allevatori sono costretti a chiudere perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione.

«Nel passaggio dalla stalla allo scaffale i prezzi del latte fresco moltiplicano fino a quattro e la differenza tra i prezzi pagati dal consumatore italiano e il prezzo riconosciuto agli allevatori è la più alta d’Europa», ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. «In altre parole in Italia l’industria e distribuzione hanno i margini molto più elevati rispetto agli altri Paesi, dalla Francia alla Germania». E questo significa - precisa Moncalvo - che all’interno della filiera ci sono margini da recuperare per garantire un giusto prezzo agli allevatori senza aumenti per i consumatori.

Inoltre - denuncia la Coldiretti - l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative e impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero made in Italy. Il risultato è che nell’ultimo anno oltre mille stalle da latte sono state chiuse, il 60% delle quali in montagna e quasi quattromila posti di lavoro andati in fumo per effetto della perdita nei bilanci di circa 550 milioni di euro, perché il latte agli allevatori viene pagato al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi fino al 30% rispetto allo scorso anno, su valori inferiori a quelli di venti anni.

La Coldiretti alza il livello della mobilitazione per difendere le stalle, il lavoro, il territorio da coloro che non rispettano la legge e vogliono umiliare il Paese. La situazione drammatica del settore ha provocato la storica mobilitazione nel mese di novembre che - continua la Coldiretti - ha già coinvolto circa ventimila allevatori che insieme alle principali associazioni dei consumatori (Adiconsum, Federconsumatori, Adusbef, Codacons Movimento consumatori) hanno intercettato centinaia di camion, tir e cisterne, presidiato decine di iper e supermercati in tutte le regioni, distribuito almeno trecentomila volantini ai consumatori per spiegare i motivi della protesta.

La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003 con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Galbani e della Locatelli e poi nel 2011 con la Parmalat e infine all’inizio del 2015 con l’acquisto del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge - denuncia la Coldiretti - la strana storia della Centrale del Latte di Roma, che vede coinvolto sempre il colosso transalpino. Nel marzo del 2010 una Sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat; pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo cinque anni, non ha ancora avviato le procedure di recupero delle proprie azioni. Secondo la Coldiretti il progetto per il recupero della Centrale deve prevede un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda.

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