Sabato, 27 aprile 2024 - ore 02.57

Le domande dei cittadini in tempo di emergenza corona virus. Rosanna Ciaceri (Cremona)

La terapia intensiva a Cremona ora ha meno pressione, ci sono buoni segnali, sembra, ma non illudiamoci: in ospedale è meglio proprio non doverci arrivare, per il coronavirus.

| Scritto da Redazione
Le domande dei cittadini in tempo di emergenza corona virus. Rosanna  Ciaceri  (Cremona)

Le domande dei cittadini in tempo di emergenza corona virus. Rosanna  Ciaceri  (Cremona)

A quasi due mesi dall'inizio di quello Tsunami che ha sconvolto il paese e in particolare la nostra regione, il bilancio, pur con cenni di miglioramenti graduali e la voglia di ricominciare a respirare, è pesante, se pensiamo chi e quanti hanno pagato il prezzo del procedere “per tentativi ed errori”, nell'affrontare un tipo di epidemia, si nuova, ma annunciata dal 31 gennaio e in giro anche prima.

Abbiamo perso i più cari amici, e i nostri familiari, i colleghi di lavoro, anziani ma anche giovani: li abbiamo visti aspettare una settimana, dieci giorni, anche più, un ricovero che non veniva programmato in tempo. Gli anziani perchè anziani, i giovani perchè tanto si pensa possano aspettare. I cittadini lombardi si stanno chiedendo perchè la tanto decantata sanità lombarda in questa drammatica situazione si sia lasciata prendere alla sprovvista. E' sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo visto anche a Cremona medici “eroi” e personale sanitario lavorare allo stremo delle proprie forze per sopperire a diverse mancanze: di strutture, di posti letto, di attrezzature idonee, di strategie, di protocolli efficaci..... E' stato tremendo dover fare delle scelte difficili: decidere chi intubare o no, ad esempio.

No, non è ai medici ospedalieri che vanno poste le domande.

I medici operano quando vedono i pazienti, e basta, e rischiano più di tutti.

E' a chi gestisce l'intero sistema di accesso al soccorso, chi ha deciso i protocolli, se ci sono.

Perchè se un paziente chiama il 112, gli viene detto di descrivere ( talora sommariamente) i propri sintomi, dopo aver contattato il medico curante, e poi di aspettare.... forse ci sarà un intervento....

Intanto può accadere di tutto: il paziente può resistere senza gravi danni o evolvere rapidamente in “quel” tipo di polmonite da coronavirus, tutto dipende da un insieme di fattori che solo un esperto sa individuare e valutare. Ma chi è l'esperto che visita i pazienti? Un centralino?

Chi fa la diagnosi al telefono? Come si può capire se una persona è in serio pericolo o meno, e ospedalizzarla?

Spesso gli stessi pazienti fanno fatica a descrivere i propri sintomi: alcuni sopportano meglio di altri tipici sintomi (oltre la febbre persistente), come la spossatezza, un persistente mal di testa o un leggero affanno e li tollerano, soprattutto se abituati per carattere a non esagerare. Sono i “forti”, mentre i cosiddetti “deboli”, più vulnerabili,  danno importanza a ogni piccolo segnale, e forse strappano una precedenza . Difficile distinguere e stabilire una regola.

Queste semplici  domande sono quelle di tanti cremonesi ( e immigrati) che ci confidano i loro timori, e che vorrebbero capire cosa sta succedendo, dopo aver visto e sentito di amici e parenti che soccombono o la cui sopravvivenza è legata a un filo. Persone che stanno perdendo la fiducia, che sono orgogliosi dei medici, ma scettici nei confronti degli amministratori e di questa sanità che dovrà fare uno sforzo immane per reggere le sfide attuali.

Ci vuole un cambiamento, una capacità di adattamento e innovazione nel gestire la sanità locale in tempi come questo, senza ripararsi dietro la facile attenuante della effettiva pericolosità del virus.

Che sia pericoloso e infido lo sappiamo tutti, ma ci dobbiamo convivere.

E perdiamo senza strategie.

Tutto “andrà bene” non perchè ci piacciono gli arcobaleni, ma perchè avremo strappato, con le nostre legittime domande, una migliore organizzazione a chi amministra la cosa pubblica e non si limiti alle ordinanze anti- parco o anti- librerie.

Le strade ci sono, qualcuno ha imparato e si è attrezzato, come Lodi, con il monitoraggio a distanza ben congegnato e dotato di buone attrezzature, in collaborazione con una ONG....

Lo dobbiamo agli amici che abbiamo perso per strada, in quel tremendo periodo tra i primi di marzo a oggi, e ci chiediano ancora se si poteva fare di meglio.

La terapia intensiva a Cremona ora ha meno pressione, ci sono buoni segnali, sembra, ma non illudiamoci:  in ospedale è meglio proprio non doverci arrivare, per il coronavirus.

Rosanna  Ciaceri  (Cremona)

850 visite

Articoli correlati

Petizioni online
Sondaggi online