La morte del primo ministro etiope Meles Zenawi a fine agosto potrebbe avere pesanti ripercussioni non solo sulla stabilità interna del paese ma dell’intera regione. A sostenerlo sono i ricercatori di International Crisis Group (ICG), centro di monitoraggio delle crisi nel mondo, nel documento “Ethiopia After Meles”. La politica repressiva e centralista del Tigray People’s Liberation Front (TPLF), il partito di Meles, la repressione delle libertà fondamentali e la chiusura delle spazio politico e sociale hanno gettato il paese in una profonda instabilità e contribuito a radicalizzare le tensioni etniche e religiose. E’ proprio questa profonda divisione interna che, secondo i ricercatori, potrebbe avere delle influenze molto pesanti anche a livello regionale. In gioco ci sono le relazioni con Sudan e Somalia, l’esacerbarsi delle tensioni con la vicina Eritrea e il ruolo del paese nella partita internazionale contro il terrorismo islamico. Gli analisti dell’ICG avvertono che per scongiurare il precipitare della situazione nell’intera regione è necessario che la comunità internazionale, in particolare Stati Uniti, Inghilterra e unione Europea, supporti attivamente il paese nello sperato processo di transizione democratica. Porre fine alle misure repressive e lavorare per una maggior apertura democratica dello spazio politico, promuovere elezioni libere e meccanismi trasparenti di partecipazione politica sono i primi passi da fare.
L’Etiopia dopo Meles
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