Nella foto mostro l’abbigliamento monacale e, accanto, l’abbigliamento delle donne islamiche. Lei ha definito gli abiti delle islamiche una “prigione ambulante”, ma allora anche l’abbigliamento delle suore sarebbe una prigione, e forse anche più severa. Non parliamo delle suore di clausura, cui sarebbe vietato oltre che a vivere una vite “normale”, anche di fare penitenze espiatrici, digiuni, silenzi, con la sola costante delle preghiere.
Non si tratterà di “due pesi e due misure” ?
Lei ama distinguersi per le sue personali “guerre perdute”; una è questa rivolta alle sue accuse al mondo islamico, trascurando una più rigida regola per le donne che la vocazione ha portato a diventare suore; l’altra battaglia che ha miseramente perduto riguarda il suo accanimento a sostenere la presenza del Crocifisso nelle scuole, attribuendo a tale Crocifisso l’onere di rappresentare l’Occidente, come Odino rappresentava il popolo nazista.
Lei, però, fa scempio del Crocifisso, indossandolo come vezzoso monile a ornamento del collo, mentre, sballottola impudicamente tra i seni generosamente esposti, come fa il pescivendolo che mette il prezzemolo tra le triglie per stimolare la vendita.
Ma il suo è un crocifisso (minuscolo), senza Cristo, sostituito con un pavè di brillanti, simbolo di una raggiunta opulenza, come si conviene ai parvenu. Ma anche qui scivola impietosamente nel ridicolo, come si evince dalla foto, nella quale lei porta ben due crocifissi, senza Cristo ma con brillanti.
Perchè due ? Me lo sono chiesto senza saper dare una risposta ragionevole.
Poi ho capito, si tratta del simbolo dei “due ladroni”.
Rosario Amico Roxas