MANDRIE IMBIZZARRITE Di VINCENZO ANDRAOUS (PV)
Bambine così piccole e fragili da sembrare fiori in balia del vento, bambine in trappola depredate della loro età, della loro innocenza.
Violentate tra un beverone coloratissimo e una canna alzo zero, bambine non più intese come persone, ma cose, usa e getta senza alcun valore, bambine nelle mani di altri ragazzotti in preda al delirio di onnipotenza, in bella mostra il bicipite, lo sproloquio addestrato a sottomettere e prevaricare il più debole.
Il gruppo dei pari in assetto di marcia offensiva, nelle prime righe quelli che travestiti da veterani di una guerra che non è mai stata loro, né mai lo sarà, tracceranno il percorso delle sofferenze degli innocenti e dei dazi da pagare dei colpevoli senza ottenere la più misera attenuante, perché volenti o non volenti il dazio lo pagheranno e avrà il fragore di una montagna che gli si sgretolera’ addosso senza alcun preavviso.
Bambine introdotte al gioco al massacro di alcol e droga, bambine stordite e colpite da chi senza vergogna si sente il padrone dentro il mito della forza e della violenza fortunatamente e casualmente senza spargimento di sangue.
Giovanissimi senza bisogno di timbro sul passaporto per espatriare con i gomiti e con le rotule dalla tutela e salvaguardia delle regole da rispettare, giovanissimi piter pan con la minuscola dove il controllo è sempre tardivo e colpevolmente casuale.
Giovanissimi infieriscono su se stessi e sui più deboli come se all’intorno la vita fosse una linea mediana banale e sonnolenta, dentro un abuso dell’agio che circoscrive un territorio dove le mandrie imbizzarrite possono e devono essere pronte a condividere “tutto”.
Bambine sottomesse e calpestate tra le risate e gli scaracchi, intorno la platea plaudente nella più totale complicità spinge e fa del coglione di turno l’eroe dello sterco e del fango più indegno. Bambine alla berlina, tra umiliazione e offesa che fa male, comunicazione istantanea che rilascia e rimbalza le immagini e le voci in sordina che inneggiano alla miserabilità umana.
Di fronte alla dimensione devastante di questa teatralità irrompe un timore sottotraccia che valori e sfide educative, periscano all’incedere lento e prevaricante di una sottocultura di disattenzione e indifferenza che predilige il divertimento al rispetto per la persona, soprattutto nei riguardi dei più piccoli, dei bambini, cui ognuno di noi è tenuto a difendere il loro futuro costi quel che costi.