Domenica, 28 aprile 2024 - ore 00.08

Maroni non è un simbolo di onestà: si deve dimettere di Giorgio Demicheli (Cremona)

Una lettera apparsa nei giorni scorsi intitolava :‘Maroni simbolo di onestà, non si deve dimettere’. Mi permetto di esprimere alcune considerazioni

| Scritto da Redazione
Maroni non è un simbolo di onestà: si deve dimettere di Giorgio Demicheli (Cremona)

Premetto che in questa rubrica da anni non ho mai risparmiato critiche feroci nei confronti del Partito democratico ,in cui milito e ritengo che molti episodi di corruzione che hanno visto protagonisti esponenti di spicco o meno di questo partito (il caso di Roma capitale è l’emblema massimo), sono da ritenersi fenomeni di degenerazione strutturale all’interno del Pd stesso. Visto che prima di criticare l’avversario bisogna fare pulizia in casa propria (purtroppo non dirigo il Pd e se fosse per me questi fenomeni di cui sopra sarebbero scomparsi da tempo) mi permetto di dire la mia rispetto all’accusa di corruzione che vede coinvolto l’assessore alla Sanità in Lombardia, Rizzi, numero due della guinta Maroni. Non metto in dubbio l’onestà del Presidente della Regione, ma vedi, cara Tamara, opportunità politica impone le dimissioni da parte del presidente regionale, per essere venuto meno nel suo ruolo in vigilandi, ammesso che non sapesse nulla sull’operato del suo braccio destro assessore Rizzi, peggio ancora se Maroni stesso ne fosse stato al corrente. Se si vuole cambiare questo Paese bisogna, a questo punto, essere protagonisti di atti di questo genere, che non sono altro che la normalità in altri Paesi europei. Non voglio pensare cosa avreste fatto voi leghisti nel caso in cui a governatore della Lombardia ci fosse stato un certo Ambrosoli con indagato il suo assessore alla Sanità. Purtroppo quanto sto auspicando (le dimissioni di Maroni) è pura utopia visto che anche lui appartiene alla lunga schiera di politici attaccati alla poltrona, difficili da staccarsi nemmeno con le cannonate.

Giorgio Demicheli (Cremona)

[ In risposta alla lettera pubblicata su un giornale locale a il 29 febbraio a firma Tamara Perrone]

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