Mentre si combatte ancora per evitare la ripartenza del grande incendio fermato dopo tre giorni di devastazione sul Montiferru, in Planargia e nel Marghine, già si lavora alle indagini che dovranno fare luce su uno dei più grandi disastri ambientali ed economici degli ultimi decenni in Sardegna. L’indiziato numero uno è un altro incendio, molto più piccolo del grande rogo che ha percorso sinora undicimila ettari di terreno, perlopiù boschi. Un incendio che aveva investito una superficie di poco meno di venti ettari nell’agro di Bonarcado.
Le fiamme erano partite venerdì scorso, intorno alle 18, lungo la strada provinciale che porta verso Santu Lussurgiu. Ad innescare il fuoco era stata probabilmente un’auto che si era incendiata per un guasto. Sul posto erano subito intervenuti vigili del fuoco, squadre della forestale e di forestas, barracelli, carabinieri e ben quattro elicotteri.
Dopo quasi quattro ore di lavoro l’incendio era stato domato. Ma sarebbe proprio da lì che il fuoco l’indomani mattina, sabato scorso, avrebbe avuto una sorta di ripartenza. Una ripartenza velocissima, perché nel giro di un lasso di tempo molto breve ha poi raggiunto le grandi superfici boscate di Santu Lussurgiu dove un forte vento caldo lo ha fatto diventare un gigantesco rogo, arrivato a Cuglieri, Sennariolo, Tresnuraghes, Magomadas, Suni e Sagama.
Nella zona, però, alcuni esperti del territorio paventano qualche dubbio, circa questa ricostruzione. Il primo è legato proprio alle velocità di propagazione del fuoco. L’area interessata dal primo incendio, nel territorio di Bonarcado, non è proprio a ridosso del grande compendio boschivo di Santu Lussurgiu. L’incendio, insomma sarebbe andato troppo veloce.
Ecco perché c’è chi non esclude che la causa del rogo sia altra. Si ipotizza così un’origine dolosa, da tanti in queste ore accreditata. A quanto risulta, però, al momento non ci sono evidenze in tal senso.
ZONACHECK