Martedì, 23 aprile 2024 - ore 08.40

Olio di oliva: frodi e furbizie. Il Segretario dell’Aduc mette in guardia

Pubblichiamo il comunicato con cui Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc, invita all’attenzione rispetto a possibili frodi e furberie su uno dei prodotti italiani di eccellenza

| Scritto da Redazione
Olio di oliva: frodi e furbizie. Il Segretario dell’Aduc mette in guardia

Consigliato da dietologi e cuochi, l’olio d’oliva sta invadendo i mercati e, anche nei ristoranti dove il burro la faceva da padrone, compare la ben nota oliera e acetiera. Anche l’olio può essere oggetto di contraffazioni e di... furbe presentazioni. La frode più frequente consiste nel mescolare un olio pregiato, quindi più costoso, con altri di minor prezzo e qualità, oppure di aggiungere un colorante per dare all’olio quel bel verde che lo fa passare come olio appena spremuto. Gli oli si suddividono in base all’acidità: l’olio extravergine d’oliva ha un’acidità inferiore allo 0,8% e si ottiene dalla semplice spremitura. La dizione “prima spremitura”, che spesso troviamo scritta sulle etichette, non significa nulla perché ormai non si effettuano più seconde spremiture. L’olio vergine d’oliva ha acidità inferiore al 2% e si ottiene dalla semplice spremitura; l’olio d’oliva ha acidità inferiore all’1% ed è una miscela di oli vergini e raffinati. Gli oli raffinati sono quelli sottoposti a trattamenti (decolorazione, deodorazione ecc). La legge non prevede una quantità minima di olio vergine, cosicché l’olio di oliva può avere l’1% di vergine e il 99% di raffinato. L’olio di sansa e d’oliva ha acidità inferiore all’1% ed è una miscela di oli vergini e di sansa. Gli oli di sansa sono quelli che si ottengono trattando con solventi la sansa di olive. La legge non prevede una quantità minima di olio vergine, per cui l’olio di sansa e d’oliva può avere l’1% di vergine e il 99% di sansa.

Dalle frodi difficilmente il consumatore è in grado di difendersi: il consiglio è quello di acquistare un olio extravergine di oliva a denominazione protetta, perché in questo modo è garantita l’area di provenienza.

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