Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 23.45

Per evitare i danni delle bombe d’acqua è necessaria una nuova pianificazione di Alessandro Lanfranchi

Serve una nuova ecologia degli spazi urbani e dei territori urbanizzati capace di far convivere e dialogare tra loro i diversi nodi di una rete complessità di servizi, di organismi amministrativi, di interessi e di scelte.

| Scritto da Redazione
Per  evitare i danni delle bombe d’acqua è necessaria una nuova pianificazione di Alessandro Lanfranchi

Egregio direttore, in questi giorni ho letto diversi articoli inerenti il nubifragio di domenica 10 settembre, in particolare evidenzio le affermazioni di esponenti politici e tecnici del Comune di Cremona in merito alla adeguatezza delle infrastrutture fognarie con frasi del tipo «fogne da rivedere» o «fognature vetuste». Fosse così semplice….

La domenica  10 settembrevsi sono abbattuti in alcuni quartieri di Cremona più di 100 millimetri di acqua in meno di 2 ore, alcuni pluviometri hanno registrato 40 millimetri in circa 10 minuti. Una quantità enorme di acqua da gestire e allontanare dal centro abitato, un evento meteorico imprevisto e inusuale, tant’è che i tecnici mi riferiscono che statisticamente il tempo di ritorno di un simile evento supera i 100 anni, mentre i progetti delle nuove infrastrutture idriche sono dimensionati per portate che possano far fronte ad eventi che hanno tempi di ritorno di 10 anni.

Queste considerazioni non tolgono i disagi e i danni subìti, ma se veramente si vogliono gestire questi fenomeni è indispensabile un salto di qualità nel modo di affrontare e pianificare urbanisticamente il territorio, oltre a un diverso approccio alle emergenze.

Come affrontare le bombe d’acqua e come governare l’acqua piovana per prevenire allagamenti ed evitare congestioni delle reti fognarie e dei depuratori?

Serve innovazione nella progettazione e nella pianificazione dei territori, si deve coniugare una cultura nuova a un radicale cambiamento di paradigma; in altre parole vedere con lenti nuove quanto la consuetudine non ci fa più scorgere. Serve che le città e i territori prendano vita dallo sforzo collettivo di intelligenza e impegno di coloro che vivono, lavorano, creano valore e conseguentemente producono anche scarti e rifiuti negli stessi agglomerati urbani.

Serve una nuova ecologia degli spazi urbani e dei territori urbanizzati capace di far convivere e dialogare tra loro i diversi nodi di una rete complessità di servizi, di organismi amministrativi, di interessi e di scelte.

Da un punto di vista strettamente formale, il gestore del Servizio Idrico Integrato non si occupa delle acque meteoriche e delle emergenze causate dai nubifragi ma, nella realtà concreta, questi eventi e la loro gestione sono fortemente interconnessi: nel nostro territorio le reti fognarie sono nella stragrande maggioranza di tipo misto e quindi raccolgono anche le acque meteoriche generando delle portate che non possono essere smaltite dal sistema dei depuratori esistente.

Soltanto attraverso un approccio integrato, che tenga conto di sistemi di laminazione e smaltimento lento e naturale delle acque, è possibile mettere in campo una gestione realisticamente efficace. Bisogna però cambiare la priorità dell’agenda degli investimenti pubblici coinvolgendo tutti i soggetti interessati, bisogna creare un clima di maggior consapevolezza sui rischi legati alle alluvioni (anche urbane e non solo dei grandi fiumi), serve una maggior disponibilità alla copertura finanziaria degli studi, delle progettazioni e realizzazione di infrastrutture dedite allo sviluppo sostenibile e resiliente delle nostre città e dei nostri territori.

In buona sostanza, non ci dobbiamo ricordare delle reti per la gestione dell’acqua solo quando la risorsa idrica manca o quando anneghiamo. La responsabilità della gestione dei territori non si improvvisa: è un lavoro quotidiano, fatto di impegno, di competenze, di risorse, di tanta costanza e dedizione. I decisori politici possono scegliere tra ‘imbiancare il sepolcro’ per un effimero consenso elettorale o assumere scelte responsabili investendo a lungo termine in progetti strutturati che non generano consenso politico immediato.

C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, facciamo in modo di lasciare il territorio un po’ meglio di come ci è stato affidato. Le future generazioni e anche l’acqua ci ringrazieranno.

Alessandro Lanfranchi (amministratore delegato di Padania Acque Spa, Cremona)

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