Mercoledì, 15 maggio 2024 - ore 07.26

Perri unto dal Signore | A.Melega

L’investitura a sindaco rimanda a schemi medioevali e non alla modernità del pluralismo.

| Scritto da Redazione
Perri unto dal Signore | A.Melega

Le uscite di Toti  e Gelmini a Cremona in appoggio a Perri sono di una chiarezza adamantina.  I due big politici ci hanno detto semplicemente che il loro partito nelle elezioni comunali, e soprattutto dopo, deve eclissarsi.  E quindi si desume che considerino anche i candidati locali di Forza Italia come delle amebe, dei fantasmi, o dei vuoti a perdere. Ossia un nulla. Ciò significa che adesso, questi candidati, come dei bravi soldatini, dovranno metterci la faccia, e dopo  potranno ritornarsene buoni e tranquilli a casa. Perri, insomma, è autonomo. Esclusivo. Lui si autogestisce. Egli sta meglio da solo, ora e sempre, piuttosto che essere male accompagnato. Forza Italia, che l’appoggia e l’accompagna, lo fa solo per generosità, per altruismo. Dopo le elezioni, consapevole dei suoi limiti, questo partito si assenterà dal dibattito politico locale, come del resto ha sempre fatto. Insomma, Perri non ha bisogno di supporti di varia natura politica o partitica. Egli va considerato come un unto del Signore. Del resto è già stato unto una volta dai Signori della città.  Insomma, Toti e Gelmini, secondo uno schema tratto dal medioevo, dicono ai loro candidati e ai partiti del centro-destra una cosa molto semplice: di fronte a Perri è meglio stare zitti. E’ meglio sparire. Ma il detto bùca tàas se te vóoret vìiver in pàas (bocca taci se vuoi vivere in pace) lo dicevano un tempo solo i servi della gleba.  E i Cremonesi, mi pare, non si considerano tutti dei servi di questo o di quello. Perri, dunque, sentendo i suoi padrini elettorali, non ha bisogno di confronti e di discussioni per approfondire la complessità della risoluzione di problemi amministrativi. E’ un film, questo, che abbiamo già subito una volta. Dovremmo  star qui a subire una sua mortificante replica? Quando l’investitura a sindaco rimanda a schemi medioevali e non alla modernità del pluralismo degli interessi e alla loro mediazione politica, il Consiglio comunale, che già di per sé conta poco, si trasforma in una assemblea di figuranti silenti. I quali, secondo Toti e la Gelmini,  dovranno solo recitare un rituale fittizio le cui mappe d’orientamento non dovranno essere fornite dai partiti o dalle liste civiche, dall’espressione insomma del popolo degli elettori, ma dal ‘verbo’ partorito in qualche salotto esclusivo.  Ora credo e spero che molti vogliano per Cremona un sindaco e non un delegato di questi salotti. Un sindaco che si confronti sul serio con la città, e non limitandosi a dare delle pacche sulle spalle. Cremona ha bisogno di un sindaco e non di un podestà o di un fattore o di un fattorino. Per questo io mi batto per una Cremona libera dal vassallaggio e quindi invito a votare per Alessandro Zagni sindaco.

Agostino Melega

 

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