Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 06.40

Profughi Non basta accoglierli, vanno anche sostenuti nei loro paesi di Paolo Bocchi

L’ondata di migranti e profughi che sta investendo l’Europa suscita sentimenti contrastanti, sembrava un problema di pertinenza italiana ma è bastata la comparsa della foto del piccolo Ayla Kurdi privo di vita su una spiaggia perché diversi Paesi cambiassero radicalmente strada erigendosi a paladini dell’accoglienza, sfruttando l’onda mediatica per farsi un po’ di pubblicità positiva.

| Scritto da Redazione
Profughi Non basta accoglierli, vanno anche sostenuti nei loro paesi di Paolo Bocchi

La ricca Germania che non aveva mai dimostrato apertamente di voler affrontare il problema, accoglie ora a braccia aperte i profughi siriani. Al contrario in Ungheriasi costruiscono muri per impedire l’accesso ai profughi. Papa Francesco ha invitato le parrocchie di tutta Europa ad accogliere famiglie di migranti, la Chiesa ha sempre fatto la sua parte in questo senso ma è innegabile che potesse fare di più, vedremo se questo appello riuscirà a scuotere le coscienze. Prestare soccorso, accogliere, aiutare, siamo tutti d’accordo sulle intenzioni, ma come fare? È possibile oggi in Italia agire in modo concreto a favore di queste popolazioni? I fatti sembrano dimostrare di no: i centri di accoglienza sono spesso sovraffollati, si vive in un continuo stato di emergenza, in questo modo è difficile avviare un percorso di integrazione, si vive di sussistenza e niente più. Le domande di asilo che vengono inoltrate impiegano in Italia mediamente un anno per essere giudicate anche se i tempi dovrebbero essere di 30 giorni, nel frattempo si mantengono a circa 35 euro al giorno decine di migliaia di persone senza che facciano nulla tutto il giorno. 

Nel caso in cui le domande non vengano accolte, cioè circa nel 40 per cento dei casi, i migranti vengono rispediti a casa in aereo sempre a spese dello Stato. Spesso i migranti rimangono nei centri di accoglienza per un po’ ma poi vagano alla ricerca di opportunità ma attualmente in Italia con la crisi economica che abbiamo non è facile trovare lavoro, normale che alcuni di loro siano facile preda della malavita che non vede l’ora di arruolare manovalanza di disperati a basso costo. Un serio progetto a favore dei profughi in Italia non esiste, li si mantiene per diverso tempo in una specie di limbo senza quasi mai dare loro una possibilità concreta di inserimento sociale e lavorativo delegando alle Regioni la loro provvisoria sistemazione. Ci sono, è vero, degli esperimenti felici di piccole strutture che funzionano bene impegnando e dando opportunità positive ai loro ospiti ma rimangono dei casi isolati, le direttive nazionali rimangono inefficaci e molto onerose. Accogliere in questo modo non funziona ma sicuramente serve ai trafficanti di esseri umani che speculano sulle vite altrui nutrendo speranze spesso disattese.

Amurt Italia ha sempre creduto nella prevenzione, pensiamo cioè che i Paesi poveri vadano aiutati a crescere con progetti in loco, cerchiamo di aiutare le persone a realizzarsi a casa loro senza sradicarli dalla loro cultura. Il mondo è di tutti, se una persona decide di realizzarsi all’estero è libera di provarci ma in linea di massima riteniamo giusto che vada data l’opportunità ad una persona di potersi affermare nel proprio Paese di origine. Nel caso di profughi che scappano dal loro Paese in fiamme però, spesso non è possibile aiutarli in loco, non ci sono le condizioni di sicurezza.

Da quando è scoppiata la guerra in Siria, Amurt ha avviato in Libano, che accoglie circa 1,5 milioni di profughi, un grande progetto di aiuto che include corsi di alfabetizzazione e avviamento scolastico dei bambini siriani, costante supporto ed assistenza burocratica con inserimento nel mondo del lavoro e distribuzione periodica di generi di prima necessità per le famiglie in difficoltà. La cultura, la lingua e lo stile di vita libanese e siriano sono fra loro molto simili, ciò facilita molto sia l’ambientamento dei profughiche l’assistenzadei nostrivolontari. Siamo consapevoli che la loro permanenza in Libano potrà durare a lungo, ma una volta finito il conflitto, vista la vicinanza, non sarà un problema per loro rimpatriare.

Il nostro impegno a favore dei profughi continuerà quindi appoggiando e sostenendo il progetto in Libano dove crediamo si possa arrivare ad una soluzione del problema, in Italia le condizioni per poter operare in modo efficace ancora non si intravedono. Il problema accoglienza però c’è, non possiamo ignorarlo, crediamo che andrebbe organizzato coinvolgendo anche la comunità facendo nascere nuove sinergie fra pubblico e privati cittadini, molte famiglie sarebbero sicuramente disposte a dare una mano. A Parma Amurt organizzerà corsi di lingua Italiana ed attività di animazione in una struttura che ospita profughi provenienti da diverse Paesi in conflitto. Stiamo valutando inoltre altre forme di collaborazione e di sostegno per alleviare le sofferenze di queste popolazioni in fuga nella convinzione che questo problema durerà ancora a lungo.

Paolo Bocchi (Presidente Amurt Italia)

 

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