Egregio direttore, l’arrivo di profughi provenienti generalmente da aree di guerra e di miseria sul territorio comunale non è certamente una questione di ricettività alberghiera quanto un problema di integrazione sociale al fine di creare un clima di accoglienza e di rispetto reciproco. Vaiano è un paese generoso con molte attività di solidarietà e con molti gruppi di volontariato. La nostra posizione riguarda l’ospitalità temporanea di profughi, è perciò di condivisione e, per favorire un clima di accoglienza riteniamo, tuttavia, necessarie alcune linee guida che riguardino. Il numero degli ospiti, considerata la popolazione del paese e la struttura privata ricettiva, riteniamo di quantificare in una decina di persone. E’necessario che queste persone non siano lasciate allo sbaraglio ma che vi sia una persona che, specie nei primi mesi, sia punto di riferimento quotidiano sia logistico che educativo. Bisogna che nella struttura ricettiva possa trovare posto eventualmente anche chi, tra i cittadini italiani, ha perso la casa e, a sua volta, si trova in situazione di emergenza. Occorre coinvolgere gli ospiti in attività di lavoro socialmente utile, cioè alcune ore settimanali in lavori di pulizia dell’ambiente. E ciò anche per superare la dimensione di puro assistenzialismo e di forzata inattività. Tutto questo mediante un programma da concordare tra la Caritas e le associazioni di volontariato (...). In conclusione riteniamo che offrire accoglienza a dei profughi debba avvenire con un metodo e con una indispensabile progettazione evitando la faciloneria e l’improvvisazione (...).
Andrea Ladina (coordinatore cittadino di Vaiano democratica ed ambientalista) Giovanni Alchieri (capogruppo consigliare)
