Martedì, 16 aprile 2024 - ore 12.30

Puro Olio Extravergine 100% Italiano costa di più ma è garantito dall’ Az.Agricola

La storia dell’olio d’oliva che non era extravergine comincia nel maggio scorso, quando la rivista Test (ex Salvagente) pubblica i risultati di un’analisi dell’Agenzia delle Dogane su prodotti in commercio di Carapelli, Santa Sabina, Bertolli gentile, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin), oli prodotti all'estero.

| Scritto da Redazione
Puro Olio Extravergine 100% Italiano costa di più ma è garantito dall’ Az.Agricola

E subito dopo tutti i documenti finiscono alla magistratura di Torino, che decide di ripetere i test. Dai risultati delle analisi a campione, affidate ai carabinieri del Nas dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, l’extravergine di oliva indicato sulle etichette, sarebbe solo olio «vergine», meno pregiato e, soprattutto, meno costoso per i produttori, ma non per i consumatori che spenderebbero, invece, il 30% in più.

L’olio extravergine di oliva in realtà era semplice olio di oliva: è la frode in commercio il reato che il pm Raffaele Guariniello, della procura di Torino, contesta ai rappresentanti legali di una decina di aziende del settore.

L’indagine è partita dopo la segnalazione di una testata giornalistica specializzata. I laboratori delle agenzie delle dogane hanno esaminato campioni prelevati dai carabinieri del Nas e hanno verificato casi in cui l’olio, a differenza di quanto indicato, non era extravergine. Guariniello ha informato il ministero delle politiche agricole.

Iscritti sul registro degli indagati per frode in commercio i responsabili legali di sette aziende produttrici di olio: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.

Che l’olio d’oliva avesse qualche problema di “trasparenza” era cosa nota, grazie ad alcune inchieste anche di respiro internazionale. Per esempio il New York Times, nel 2014, faceva sapere, in articolo corredato da 15 vignette, come l’olio d’oliva venisse prima importato dall’estero (Spagna, Marocco e Tunisia), e quindi mescolato con oli di bassa qualità.

Tutto realizzato attorno a una grande centrale di smistamento, il porto di Napoli. A quel punto c’è il problema di coprire il sapore taroccato. E a contraffazione segue contraffazione: si aggiunge il beta carotene per coprire il sapore. Al resto ci pensano le leggi italiane, troppo permissive, che consentono di vendere l’olio come italiano. E i controlli? Il New York Times non ci risparmia e ha vignette dedicate anche a questo: i laboratori non sono abbastanza sofisticati per svelare la truffa.

Fidati dal Produttore al Consumatore anche se costa €.9.00 e più lt ! ! !

miguel1947@libero.it

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