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Ricordando Giulio Seniga | Carmine Lazzarini

| Scritto da Redazione
Ricordando Giulio Seniga | Carmine Lazzarini

Venerdì 4 maggio, a Castelverde, presso la sala del Centro culturale Agorà di via Ferrari, si terrà un convegno dedicato alla figura di Giulio Seniga, che è stata una delle figura più controverse, perciò affascinanti dell'antifascismo e della Resistenza, poi del PCI, poi del riformismo italiano.

Ben conosciuto a Cremona negli ambienti della sinistra, in quanto operò per anni nella Federazione del PCI cremonese, poi trasferito a Roma con incarichi delicatissimi, fino alla clamorosa rottura con Togliatti, Secchia e il gruppo dirigente comunista.

Cremonese (nato a Volongo nel 1915 da un bracciante e da una sarta), tecnico presso l'Alfa Romeo di Milano, entrò in contatto con il Partito Comunista clandestino, divenne nei mesi successivi al 25 lugio 1943 e all'8 settembre un prestigioso ed anche leggendario capo partigiano, collaboratore strettissimo di Cino Moscatelli. Per sfuggire all'arresto fugge in Svizzera, si unisce ai reparti "garibaldini" nella val d'Ossola, partecipando alla fondazione e alla difesa della famosissima Repubblica dellOssola (nome di battaglia: Nino).

Il mito di combattente partigiano si deve in particolare a due episodi. Il primo, la famosa operazione Mercurio, consistette nella deviazione di un convoglio ferroviario  di metalli pregiati e bombole di mercurio, messo in salvo in Svizzera, sottraendolo ai Tedeschi. Il secondo è citato come "il salto del Nino": per sfuggire ad un rastrellamento in alta quota il 13 novembre 1944 presso il Passo Cingino, precipita con un salto di più di cento metri sui nevai. Viene salvato con diverse fratture e si nasconde in una baita 2200 metri, dove sopravvive per circa due mesi privo di cure mediche.

Chiamato a Roma da Cremona nel 1947, viene da Pietro Secchia e da Palmiro Togliatti reso responsabile dell'apparato di riserva semiclandestino, che doveva mettere in salvo fondi, documenti, dirigenti, in caso di colpo di stato di destra sostenuto dagli USA. Erano a disposizione anche due piccoli aerei per fuggire nei paesi dell'est.

A Roma rimane deluso della burocratizzazione e dell'opportunismo di dirigenti e funzionari, che lui chiamava "ciurla". Così scelse una data simbolica per un gesto clamoroso. Critico nei confronti della politica di Togliatti e dello stalinismo, lascia il partito e le cariche di funzionario, il 25 luglio del 1954, scegliendo una vita priva di gloria e di carriera per dedicarsi fermamente alle lotte della classe lavoratrice, stando sempre dalla parte dei deboli e degli oppressi. Ad aiutarlo fu soprattutto il giornalista Gianni Brera. Con lui portava un "bagaglio che scotta": importanti documenti riservati e il fondo segreto (di 420.000) dollari, che l'URSS aveva fornito ai comunisti italiani, i quali non lo poterono denunciare per non incorrere nell'accusa di essere al soldo dei Sovietici. Il caso assunse un'importanza nazionale. Seniga utilizzò il fondo per organizzare un nuovo partito (Azione Comunista), con contatti a livello internazionale, ma la sua collaborazionei con i dissidenti comunisti si risolse in un fallimento: dato il suo tagliente spirito critico, viene espulso dai "veri comunisti". Nel 1958, dopo l'esecuzione dei dirigenti del PC ungherese da parte dei filosovietici, Inre Nagy e Pal Maleter, organizza con la moglie Anita alla Camera dei deputati un clamoroso gesto di protesta, lanciando volantini di critica durante l'intervento di Pietro Ingrao.

Negli anni successivi si stacca sempre più dalle posizioni comuniste e si avvicina al PSi. Si segnala per due iniziative. La fondazione della casa editrice Azione Comune, specializzata nelle pubblicazione di scritti di dissidenti a livello nazionale ed internazionale, e di Unione Democratica Amici di Israele, sorta dopo la guerra in medio oriente. Clamoroso un gesto poco conosciuto: durante il sequestro Moro si offrì in cambio dello statista. Anche tra i socialisti fu un "dissidente" in quanto non accettò mai la corruzione e la degenerazione del partito operate da Craxi.

Con la pubblicazione di documenti tratti dall'Archivio Seniga, ora il figlio ricostruisce la storia del padre, dimostrando come i fondi sottratti furono sempre impiegati per ideali politici. I Seniga vissero sempre in un modesto appartamento, a Giulio si riservò uno stipendio pari a quello di operaio specializzato (come era all'Alfa Romeo).

A presentare la figura di questo "comunista eretico", personaggi di grande rilievo. Il figlio Martino, giornalista presso RAINEWS, esperto di problematiche internazionali e regista; Maria Antonietta Serci, storica ed archivista dei documenti della famiglia Seniga, e soprattutto Mimmo Franzinelli, uno dei maggiori storici italiani, specializzato nelle indagini sul fascismo, i servizi segreti, i misteri della politica italiana negli anni della Repubblica.

Carmine Lazzarini

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