Cosenza e Cremonese , due squadre che hanno avuto i comune Vittorio Staccione
Egregio direttore, l’inizio del campionato di serie B mette a confronto Cosenza e Cremonese, due città unite nel ricordo di Vittorio Staccione, ottimo calciatore e antifascista convinto, che pagò con la vita le sue idee contrarie al regime, portandolo a morire nel campo di Mauthausen nel marzo del 1944.
Staccione era arrivato a Cremona poco più che ventenne, in prestito dal Torino per svolgere il servizio militare.
Viveva nella Caserma Paolini e si mise in luce come centrocampista, disputando un ottimo campionato, quello del 1924/25.
Di lui spesso non si trova traccia nelle cronache dei giornali dell’epoca, perché su preciso ordine di Farinacci, al posto del suo nome spesso compariva una X.
Negli anni successivi puntò su di lui la Fiorentina. Bellissima l’esperienza con la Viola, costellata di successi sul campo, ma anche da una tragedia che lo segnò per il resto della vita: la scomparsa della moglie e della figlia appena nata.
Staccione precipitò in una forte depressione e per qualche tempo non volle sentire parlare di calcio e di partite.
Fu proprio a Cosenza che ritrovò stimoli e voglia di scendere ancora in campo: disputò tre ottimi campionati e dopo una breve parentesi con il Savoia di Torre Annunziata, tornò a Torino a fare l’operaio alla Fiat.
Da qui scioperi, lotte arresti e deportazione. Cremona gli ha dedicato una lapide all’interno dello stadio Zini, con una pregevole scultura in bronzo dell’artista Mario Coppetti.
Cosenza ha fatto la stessa cosa lo scorso anno, con una bella targa in una delle principali piazze della città. Inoltre, lo scrittore cosentino Francesco Veltri ha dedicato a Staccione un bel libro dal titolo ‘Il mediano di Mauthausen’, presentato anche a Cremona.
Pierluigi Torresani Cr emo n a