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Sul viaggio armato di Capitan Selva è necessario indagare di più | Ennio Serventi Cremona

La prematura morte in combattimento di capitan Selva ha privato la storiografia di un suo resoconto di come andarono le cose in quell’incontro. Forse sarà il caso di indagare ancora.

| Scritto da Redazione
Sul viaggio armato di Capitan Selva è necessario indagare  di più | Ennio Serventi Cremona

Sul viaggio armato di Capitan Selva è necessario indagare  di più | Ennio Serventi Cremona

La prematura morte in combattimento di capitan Selva ha privato la storiografia di un suo resoconto di come andarono le cose in quell’incontro. Forse sarà il caso di indagare ancora.

Signor direttore, il viaggio armato di Capitan Selva, (1), ebbe inizio a Boccolo dei Tassi il 5 luglio 1944. Della spedizione facevano parte i diciassette uomini della compagnia comando della 38A Brigata Garibaldi: «sistemati a dorso di mulo due fucili mitragliatori, del pane e del formaggio (il convento non passava altro) la squadra si incammina verso il monte Menegosa».

Di quella compagnia comando faceva parte anche il partigiano cremonese Giuliano Re (Caramba). Luigi Milanesi , il partigiano Ginetto di Annicco, da poco deceduto, lo ricorda come uno degli uomini più vicini a capitan Selva, «era il suo pupillo» dice in una intervista di qualche anno fa. In una memoria il partigiano piacentino Ugo Gobbi, anche lui di quella compagnia comando, ricostruisce l’itinerario di quel viaggio attraverso i paesi della valle Nure, della val Trebbia e della val Tidone fino a Pecorara. «Dopo aver contattato i capi della Resistenza della zona, fra i quali ricordo Fausto ....», Ugo Gobbi non cita altri capi partigiani, come non cita quali furono gli argomenti trattati nell'incontro con Fausto.

Si può desumere che questi furono inerenti allo scopo del viaggio e cioè alla «unificazione sotto un unico comando» delle diverse bande partigiane della zona. Non si può escludere che tra Selva e Fausto ci sia stato anche un «vivace confronto» sulle modalità di tale processo in atto nella zona. Con la direzione di capitan Selva nella val d’Arda tale processo si era concluso fin dall’apr ile con la nascita della 38a Brigata Garibaldi e la salita partigiana al monte Lama. I vari capi si erano accordati superando divisioni e diffidenze. Diverso fu il percorso di unificazione nella valle Tidone, meta finale del viaggio di capitan Selva, dove, dopo la comparsa alla Senese di Fausto e di un nucleo di ex carabinieri che avevano disertato dall’Arma, il processo di unificazione da questi interpretato assunse una impronta più «autoritaria» tipica di una formazione di derivazione militare, forzatamente inclusiva dove non mancarono tragiche esecuzioni.

Una piaga, quest’ultima, della Resistenza piacentina non ancora sanata. La prematura morte in combattimento di capitan Selva ha privato la storiografia di un suo resoconto di come andarono le cose in quell’incontro. Forse sarà il caso di indagare ancora.

Ennio Serventi Cremona

1). Citato nel reportage di Barbara Caffi del 9 agosto sul giornale la Provincia

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