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TUNISIA.IL GELSOMINO E' FIORITO.APPROVATA LA NUOVA COSTITUZIONE | Claudio Ser

| Scritto da Redazione
TUNISIA.IL GELSOMINO E' FIORITO.APPROVATA LA NUOVA COSTITUZIONE | Claudio Ser

Approvata con voto unanime la nuova Carta Costituzionale. Per la prima volta un Paese arabo e musulmano ha iscritto nella sua nuova Carta fondamentale l'uguaglianza tra uomo e donna.

In Tunisia l'albero della primavera araba ha dato ora i suoi primi frutti. Per la prima volta un Paese arabo e musulmano ha iscritto nella sua nuova Costituzione l'uguaglianza tra uomo e donna ("le cittadine e i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza discriminazioni ") ed è anche riuscito a mettere da parte la sharia instaurando la libertà di coscienza ("lo Stato è custode della religione, garante della libertà di coscienza e di fede e del libero esercizio del culto"). Inoltre lo Stato garantisce la libertà d'espressione e vieta la tortura fisica e morale ("la tortura è un crimine imprescrittibile").

Non solo: grazie all'impegno della società civile, e in particolare alle lotte delle donne, la Tunisia è riuscita a rispedire nelle moschee il partito islamista Ennahda, aprendo al tempo stesso il Paese alla modernità, tragicamente assente nel resto del mondo arabo. Uguaglianza di diritti significa che non vi potrà più essere poligamia né ripudio; ma anche che l'eredità non sarà più regolata dalle leggi dell'Islam, che assegnano sistematicamente alle donne una quota dimezzata rispetto a quella degli eredi maschi (Sura IV, versetto 12: "In quanto ai vostri figli, Dio vi ordina di attribuire al maschio una parte uguale a quella di due figlie femmine").

L'uguaglianza è altresì un passo verso la parità in materia di rappresentanza e di remunerazione. In Europa gli uomini sono tuttora meglio retribuiti delle donne per lo stesso incarico. Sarà forse proprio la Tunisia a dare l'esempio con un cambio radicale, superando pregiudizi e arcaismi.

Ma è precisamente l'uguaglianza di diritti tra uomo e donna che gli islamisti non possono accettare. Di fatto, dietro l'uso politico della religione si nasconde la paura della donna, della sua sessualità liberata; la paura da parte degli uomini di perdere la supremazia codificata da vari versetti del Corano. L'ossessione dell'integralismo religioso è il sesso. Perciò gli uomini cercano di imporre il velo alle donne - mogli, sorelle o madri che siano. Vorrebbero nasconderle, renderle invisibili. Uccidere il desiderio - dato che secondo gli integralisti tutti i problemi della società nascono dalla libertà delle donne. E citano ad esempio l'Occidente, dove la liberalizzazione dei costumi avrebbe provocato la distruzione della cellula famigliare.

La lotta delle tunisine per la liberazione dell'uomo e della donna non data da ieri. Va riconosciuto che fin dagli anni 1960 il presidente Habib Bourguiba (1903 - 2000) lanciò un programma di liberazione della società tunisina, dopo aver dato alla Tunisia il suo primo codice della famiglia, il più progressista del mondo arabo. Il "codice di statuto personale", promulgato il 13 agosto 1956, ha costituito un passo essenziale sulla via della modernizzazione, seguito da un tentativo di laicizzare la società. Bourguiba ebbe il coraggio di presentarsi in tv in un giorno di digiuno del Ramadan con un bicchiere di succo d'arancia per dichiarare: "La Tunisia sta lottando per il proprio sviluppo economico, ma il Ramadan ritarda questa lotta. Quando si è in guerra, ai soldati è concesso di mangiare e bere. Consideriamo che siamo in guerra per il nostro sviluppo". Chi non voleva rinunciare alle proprie convinzioni e pratiche religiose era libero di seguirle; ma gli altri erano altrettanto liberi di mangiare e bere in pubblico. Fu una decisione storica: un gesto che oggi provocherebbe manifestazioni violente. La religione ha preso un posto troppo importante nella vita delle persone, a causa delle frustrazioni e delle delusioni della politica. Perciò la nuova Costituzione tunisina segna una data importante nella storia di una primavera che rischiava di trasformarsi in un inverno da incubo. Peraltro tutto è ancora in gioco. Questo progresso, questa scelta di società dovrà trovare conferma nelle urne alle elezioni legislative e presidenziali. La partita non è ancora vinta. Le forze regressive non hanno abbassato le armi, i salafisti non sono scomparsi dal paesaggio tunisino; di tanto in tanto si manifestano attaccando le forze della polizia o i cittadini che vivono liberamente. Il governo ha classificato il loro movimento, Ansar al Sharia (Difensori della sharia), guidato da un veterano della guerra afgana, il tunisino Abou Iyade, come "un'organizzazione terroristica".

Se la Tunisia riuscirà a consolidare questo cambiamento della propria Costituzione e a metterlo in pratica, sarà tutto il mondo arabo a entrare nel mirino: soprattutto la vicina Algeria, le cui leggi sulla famiglia sono le più retrograde del Maghreb; ma anche il Marocco, che pur avendo cercato di modificare il proprio "codice di statuto personale" non ha osato affrontare la questione dell'eredità.

I Paesi del Golfo, e in particolare il Qatar e l'Arabia Saudita seguono il rigido rito wahabita, dogmatico e retrogrado, che data dal XVIII secolo. Qui, dove tuttora si applica la sharia, le donne manifestano per reclamare il diritto di guidare un'autovettura. L'ipocrisia occidentale, desiderosa di succulenti contratti, finge di non sapere che questi Paesi sono campioni di arretratezza. Nel prossimo futuro vedremo come reagiranno alla straordinaria svolta storica di una nazione che ha scelto la via della laicità. Non il rifiuto della religione, ma la separazione tra la sfera pubblica e quella privata, con la libertà di credere o di non credere. La nuova Costituzione ha altresì vietato il riferimento all'apostasia. In passato l'Egitto, ad esempio, condannò a morte alcuni suoi cittadini accusati di una lettura non ortodossa del Corano e giudicati colpevoli di apostasia: dal punto di vista islamico, un crimine assoluto.

NOTA A MARGINE.

La Costituzione Tunisina, é stata approvata con 202 voti favorevoli, 6 contrari e 8 astenuti. Praticamente un plebiscito nonostante le aspre battaglie parlamentari e partiti cosi diversi tra loro, dal Partito Comunista Operaio al Partito Islamico Ennadha. Anche questa, secondo me, e stata una grande prova di maturità. Anteporre gli interessi generali del Paese alle proprie convinzioni politiche.

In Italia da 30 anni si blatera su una semplice legge elettorale e non si trova un minimo accordo.

Fonte: https://www.facebook.com/claudio.ser.5?fref=ts

2014-01-27

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