Sabato, 27 aprile 2024 - ore 00.50

UN LIBRO, UNA MEMORIA, ‘I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI’ di Giorgino Carnevali (Cremona)

Vorrei suggerirti un nuovo libro, da poco uscito, un nuovo volume della collana "Il Filo Spinato", dal titolo "I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI”, vicende accadute nella Roma capitale

| Scritto da Redazione
UN LIBRO, UNA MEMORIA, ‘I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI’ di Giorgino Carnevali (Cremona)

UN LIBRO, UNA MEMORIA, ‘I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI’ di Giorgino Carnevali (Cremona)

Vorrei suggerirti un nuovo libro, da poco uscito, un nuovo volume della collana "Il Filo Spinato", dal titolo "I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI”, vicende accadute nella Roma capitale

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Amico mio Gianni Carlo, s’è iniziato un nuovo anno ma la guardia, quella che s’è sempre tenuta alta in ogni circostanza, quella che fa coltivare il senso di “memoria”, ecco appunto quella non va mai abbassata, mai, soprattutto nei confronti di coloro i quali hanno mire totalitarie, dittatoriali, contro chi si pone fuori dalla Legge, dalla Costituzione. Vorrei suggerirti un nuovo libro, da poco uscito, un nuovo volume della collana "Il Filo Spinato", dal titolo "I RAGAZZI DI VIA BUONARROTI”, vicende accadute nella Roma capitale. Una storia della Resistenza, a cura di Massimo Sestili, con introduzione di Mario Avagliano. Volentieri ti riporto, così come ho appreso, una sorta di riassunto. E’ la storia dei cinque ragazzi di via Buonarroti – Paolo Petrucci, Paolo Buffa, Enrica Filippini Lera e Vera e Cornelio Michelin-Salomon.  Una storia rappresentativa di quanto accadde in Italia durante l'occupazione nazista, delle diverse forme di resistenza che si svilupparono, dei diversi ambienti sociali e politici che vi parteciparono, dei tanti giovani che rendendosi conto di vivere in un mondo inconciliabile, si schierarono per la libertà e pagarono duramente il loro impegno con il carcere, la deportazione e la morte. Pur nascendo nel contesto dell'antifascismo romano e dell'occupazione nazista di Roma, la storia dei cinque ragazzi si sviluppa prima al Sud, con la missione che coinvolse tragicamente Giaime Pintor; poi al Nord, dove Paolo Buffa si recò in missione come tenente delle N. 1 Special Forces dopo la liberazione di Roma; ed infine ad Aichach in Germania, dove Enrica e Vera vennero deportate. Arrestati anch’essi dai nazisti e processati dal tribunale tedesco di guerra, i tre ragazzi erano stati giudicati innocenti. Ma per una tragica fatalità, il 24 marzo 1944 si trovavano ancora nel carcere di Regina Coeli e uno di essi, Paolo Petrucci, fu tradotto alle Fosse Ardeatine e trucidato insieme ad altri 334 innocenti con un colpo alla nuca. Un ampio apparato di lettere, fotografie e documenti inediti, frutto di anni di ricerca, aiuta a ricostruire la vita e il destino dei cinque ragazzi di via Buonarroti e rende palpitante la lettura di queste pagine, capaci di commuovere fino alle lacrime. Così “ci ragionava su” uno dei cinque ragazzi di via Buonarroti, Paolo Buffa, nato a Milano il 14 novembre 1913, deceduto a Modena il 7 febbraio 2000, docente universitario: “So che vi è un elevato numero  di probabilità di perdere la vita  e che in ogni modo sarà una prova durissima e dolorosa, pure ho deciso  di affrontarla perché tale è il dovere (non verso l’umanità come assieme  di uomini, ma per l’Umanità,  cioè per quei pochi che soli vivono). Se non cadrò forse mi sentirò riscattato e degno di vivere, se andrà altrimenti, la coscienza di non essermi sottratto  al dovere mi aiuterà ad affrontare  la prova suprema” (Paolo Buffa). E chiudo. Quell’indomito prete antifascista di don Primo, al quale questo stesso anno saranno dedicate parecchie iniziative all’interno del progetto “Le parole di don Primo”, così bene scriveva: “Prendi ancora un volta la parte dell’Italia che è la parte di tutti, e t’accorgerai che nulla è perduto. Se il bene può oscurarsi, perdersi non può, finchè c’è un Dio di giustizia in cielo, e sulla terra un uomo di buona volontà”. Ma quale enorme bisogno abbiamo oggi del coraggio di don Primo, della sua capacità profetica, della sua visione acuta e profonda della realtà e dell’animo?

Giorgino Carnevali (Cremona)

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