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Venezuela: cronache del dissesto che peggiora di Massimiliano Nespola

Tra i vincitori del Premio Sacharov assegnato dal Parlamento europeo in dicembre, Lorent Saleh, attivista attualmente detenuto in un regime di carcere duro

| Scritto da Redazione
Venezuela: cronache del dissesto che peggiora  di Massimiliano Nespola

Venezuela: cronache del dissesto che peggiora  di Massimiliano Nespola

Tra i vincitori del Premio Sacharov assegnato dal Parlamento europeo in dicembre, Lorent Saleh, attivista attualmente detenuto in un regime di carcere duro

Una crisi economica che va avanti da anni e che ha martoriato la società civile: questo è il Venezuela di oggi, che ha imboccato la strada del dopo Chavez, scontando il costo di politiche che hanno riscontrato risultati negativi; si riscontra la mancanza di opportunità e le politiche del regime attanagliano la vita dei cittadini in un baratro dal quale non si intravede una via d’uscita. La questione chiave per comprendere la situazione del Venezuela sta nel fatto che le risorse petrolifere, pur molto abbondanti nel Paese, non abbiano innescato un meccanismo di sviluppo endogeno, ma attratto investitori internazionali, come gli Stati Uniti, anche in contrasto con Chavez. Il risultato è stato quello di una graduale e crescente regressione: le opposizioni vengono contrastate con ogni mezzo. Numerosi gli arresti e le vittime di una situazione tragica. A scontare terribilmente la pena, anche i giovani e, tra di essi, balza oggi alle cronache il caso del ventinovenne attivista Lorent Saleh, che, dopo aver intrapreso una battaglia per la difesa dei diritti umani e la denuncia del crescente autoritarismo all’interno del suo Paese, è recluso dal 4 settembre 2014 in un regime di carcere duro. Recentemente, il Parlamento europeo ha preso una posizione netta rispetto allo scenario venezuelano, assegnando all’opposizione il Premio Sacharov per la libertà di pensiero. Tra gli assegnatari, viene menzionato anche Lorent.

In occasione del trentennale della nascita di tale Premio, il suo caso è stato ricordato in questi giorni in più sedi. A Roma, per esempio, la madre di Lorent, Yamile Saleh, ha fornito la sua testimonianza il 18 giugno: “Non ho più una vita normale, vivo in funzione del carcere in cui è prigioniero mio figlio, con il telefono sono in contatto costante con le persone che sanno cosa sta vivendo. Uso calmanti da quattro anni per affrontare il giorno. La situazione in Venezuela prevede che chiunque si occupi della tutela dei diritti umani e dei cittadini e per la libertà di coscienza diventa un nemico del potere e del regime venezuelano”.

Il suo messaggio è straziante, in quanto la donna è al corrente delle atroci condizioni in cui versa la vita del figlio, detenuto nella “Tumba”, una struttura ubicata cinque piani sotto il suolo, in una cella grande un metro per due, nel più totale isolamento, su un letto di cemento. I detenuti qui non hanno accesso a un bagno autonomo, né contatto con il mondo esterno. La luce è sempre accesa e l’aria condizionata viene costantemente tenuta alla temperatura di 8 gradi. L’unica possibilità di distinguere il giorno dalla notte, nella “Tumba”, è il rumore delle metropolitane che si sentono in lontananza; un luogo di “tortura bianca”, quindi, psicologica.

In una situazione del genere, oltre ad essere a rischio la vita, lo è anche il proprio equilibrio psico fisico. Si perde la dimensione spazio temporale, ci si ammala. Lorent attualmente soffre di una insufficienza renale che mette a repentaglio la sua vita. C’è anche una italiana ad aver avuto esperienza delle condizioni in cui versa il Venezuela e della durezza del suo regime carcerario. È Betty Grossi, attivista che è stata detenuta per due anni, quattro mesi e sei giorni e che ha risposto ad alcune nostre domande.

Quella del Venezuela è una questione che va avanti da anni…

Da venti anni. Prima di Chavez, c’erano molti motivi per arrivare alla situazione di malessere poi verificatasi. C’era corruzione, i prezzi del petrolio erano scesi drasticamente, si erano creati problemi nel settore alimentare. La situazione precedente era rimasta immutata per circa quarant’anni.

Poi arriva Hugo Chavez…

Il governo Chavez si insedia e promette dei miglioramenti, sia nel campo del lavoro (pagamento degli straordinari, riduzione dell’orario lavorativo) che in campo alimentare, come anche in quello delle tutele sanitarie. In questa situazione Chavez decide di modificare la Costituzione, ma poi è il primo a violarla! Crea due poteri: il potere dei cittadini che vogliono far valere certi diritti e il potere elettorale. È un dato meramente teorico però. In realtà, è un modo per far sì che l’opposizione abbia meno peso, nonostante i voti ottenuti.

Cosa è successo nel tempo?

La situazione è peggiorata costantemente, in generale. Lo Stato pretende di avere il controllo totale su ogni cittadino, soprattutto con il ricatto alimentare; chi va contro lo Stato, non riceve viveri.

C’è speranza che le relazioni internazionali del Venezuela portino ad un risanamento?

L’unica preoccupazione del governo sono le sanzioni nei confronti di chi ha governato in questo modo, con una repressione generalizzata. È questo il motivo per cui molti detenuti sono stati liberati.

Massimiliano Nespola

Fonte  Daniele Marconcini  Presidente Lombardi e Mantovani nel Mondo

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