Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 16.21

(Video) Pianeta Migranti. Italia responsabile dell’ 'inferno senza scampo' in Libia.

L’organizzazione Human Rights Watch nel report “Inferno senza scampo” denuncia la situazione dei migranti detenuti nei centri del paese nordafricano, sottolineando le responsabilità dell’Europa e delle attuali politiche del governo italiano.

| Scritto da Redazione
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(Video) Pianeta Migranti. Italia responsabile dell’ 'inferno senza scampo' in Libia.

L’organizzazione Human Rights Watch nel report “Inferno senza scampo” denuncia la situazione dei migranti detenuti nei centri del paese nordafricano, sottolineando le responsabilità dell’Europa e delle attuali politiche del governo italiano

Human Rights Watch (HRW) è tornata a denunciare il ciclo di "abusi estremi", tra cui detenzione arbitraria, tortura, violenza sessuale, estorsione e lavoro forzato, che hanno luogo in Libia. Il report sostiene che “il supporto dell’UE e dell’Italia alla guardia costiera libica dà un contributo fondamentale all’intercettazione dei migranti e dei richiedenti asilo e alla loro successiva detenzione in un sistema arbitrario e costellato di violenze”.

Il report ha raccolto la documentazione nei campi di detenzione di Ain Zara, Tajoura, Zuwara e Misurata; ha ascoltato la testimonianza di donne uomini e minori non accompagnati ed ha rivelato la loro tragica condizione. Problemi di sovraffollamento, assenza di cure mediche adeguate, condizioni igieniche insufficienti, diffusi casi di malnutrizione e inquietanti resoconti di violenze da parte delle autorità, comprese percosse, frustate e uso di scosse elettriche.

Il direttore dell’HRW, Judith Sunderland ha ribadito che “i migranti e i richiedenti asilo in Libia, compresi i bambini, sono prigionieri di un incubo, e l’operato dell’Unione Europea non fa che perpetuare il sistema di detenzione anziché liberare le persone dalle condizioni di abuso in cui si trovano”.

In particolare l’Italia è accusata di “abdicare le proprie responsabilità per il coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare, nel tentativo di limitare il numero di persone che arrivano sulle sue coste europee”.

I leader europei conoscono bene lo stato delle cose in Libia, ma continuano a fornire sostegno politico e materiale per mantenere in piedi un sistema disumano.

Il commissario europeo per le migrazioni Avramopulos, già nel 2017 aveva dichiarato di conoscere “le terribili condizioni in cui vivono molti migranti in Libia”.

Anche l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha dichiarato che “alla luce dell'attuale contesto in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani, i migranti e i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia”.

Oxfam nel rapporto “Scacco matto ai diritti umani“ sostiene che nel 2018, ben 15000 migranti sono stati intercettati dalla guardia costiera libica e riportati nei lager di quel paese. Attualmente, 6.400 persone sono intrappolate in luoghi di detenzione ufficiali in Libia, ma molte di loro sono detenute in “carceri non ufficiali”, alcune delle quali gestite direttamente da gruppi armati libici. Non solo: secondo l'ONU, anche i centri ufficiali in diversi casi sono gestiti dalle stesse persone che sono coinvolte nella tratta di esseri umani e nel traffico di persone che proprio l'UE e l’Italia dicono di  impegnarsi a combattere.

 

 

 

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