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(Video) Pianeta migranti. Appello ai cremonesi per dire stop alle armi, alle guerre, ai profughi e alla finanza armata.

Ai tanti cittadini cremonesi che parteciperanno alla Marcia Perugia- Assisi per la pace e la fraternità, la Tavola della Pace di Cremona rivolge un pressante appello a mobilitarsi contro il fiorente e micidiale mercato delle armi italiane per il mondo.

| Scritto da Redazione
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Nel 2015, l’export italiano di armi nel mondo è triplicato e il giro d’affari è passato dai 2,9 miliardi di euro del 2014 agli 8,2 miliardi con un incremento del 200% rispetto al 2014. Le armi italiane sono arrivate anche a paesi in guerra e a spietati dittatori, nonostante la legge 185 del1990 che ne disciplina le esportazioni e la posizione comune dell’Ue 2008/944/PESC escludano l’invio di  armi laddove vi sia il rischio che possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e per compromettere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali.

Inoltre l’Italia “nel 2015 non ha emesso dinieghi all’export di armi.” Lo documenta la Relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri inviata alle Camere lo scorso 18 aprile che riporta dati non confortanti sull’export 2015. Tra i maggiori destinatari figurano i paesi della Nato, ma l’elenco include anche paesicon conflitti interni e in guerra:

* L’Egitto di Al-Sisi ha dotato le sue forze speciali di 3.600 fucili e 30.000 pistole italiane: le stesse sospettate dell’omicidio di Giulio Regeni;

* la Turchia ha raddoppiato la spesa per armi italiane: 128,7 milioni a fronte dei 52,4 del 2014. Grazie a elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica, la Turchia può bombardare i curdi dentro e fuori dai suoi confini. Sistemi militari italiani sono finiti anche in paesi collusi con organizzazioni terroristiche:

* al Kuwait, 28 cacciabombardieri Eurofighter

* all’Iraq, 14 milioni di euro di armi leggere,

* al Qatar, una commessa di 4 corvette e una nave d’appoggio,

* all’Arabia Saudita 257 milioni di armamenti (erano 163 milioni del 2014) tra cui bombe per 5milioni di euro destinate ai caccia che hanno compiuto stragi di civili nello Yemen.

l’Italia è stata il principale esportatore Ue di armi comuni (307 milioni di euro) utilizzate dai corpi di difesa pubblica e privata in Messico, Libano, Marocco, Oman, paesi che, secondo le organizzazioni internazionali, compiono reiterate violazioni dei diritti umani. Le aziende che stanno facendo i maggiori profitti dalla militarizzazione delle frontiere dell’Unione europea sono le stesse aziende produttrici ed esportatrici di sistemi militari ai paesi del Medio Oriente: tra queste in particolare Finmeccanica-Leonardo, l’azienda controllata dal Ministero dell’Economia.

E’ risaputo che più si esportano armi, più si alimentiamo le guerre, più le persone fuggono dalle zone di conflitto accrescendo i flussi di profughi: aumentano così le morti tragiche nel Mediterraneo e gli sbarchi sulle nostre coste. E’ un circuito perverso che va fermato mettendo innanzitutto sotto controllo il mercato delle armi. Per questo chiediamo:

-ai Cittadini e alle associazioni, di rompere il silenzio che copre il commercio delle armi;

-ai Comuni, di definire criteri etici nella scelta delle tesorerie chiedendo alle banche direttive rigorose sui servizi che offrono al settore del commercio armi;

-al Governo, la rigorosa applicazione della legge 185/90 sull’export di armi oltre che massima trasparenza nel redigere la Relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento sulle esportazioni di materiali militari;

-a tutti i Gruppi parlamentari di svolgere, nelle commissioni competenti, un ampio ed attento esame della suddetta Relazione governativa e sulle relative autorizzazioni in materia di esportazione di sistemi d'armamento oltre che sugli accordi militari recentemente stipulati;

Chiediamo alle realtà civili, sociali, politiche e istituzionali del territorio cremonese di sottoscrivere il presente appello e di operare – ciascuno nel proprio ambito – per porre sotto controllo e fermare il mercato delle armi e i suoi profitti insanguinati.

 Verso la Marcia della Pace PERUGIA – ASSISI 9 ottobre 2016

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