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Acli Cremona Un successo la conferenza di Marida Brignani su Il VALORE DELLA STORIA

Un applauso caloroso e prolungato ha salutato la bella relazione di Marida Brignani sul tema “ Il territorio del Po: il valore della storia. “, quinto appuntamento del Corso sulla tutela dell'ecosistema del Po che si tiene presso le Acli di Cremona. L’incontro si è svolto lo scorso Venerdì 24 novembre 2017 presso le Acli di Cremona

| Scritto da Redazione
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Accompagnata dalle splendide fotografie di Luigi Briselli, il grande fotografo dei paesaggi padani residente a Martignana, la storia raccontata da Marida Brignani, direttrice dell'Istituto di storia contemporanea di Mantova,  si è snodata nel tempo descrivendo la continua interazione tra l'uomo e l'ambiente, tra la libertà dell'acqua e lo sforzo umano di contenerla, di regimarla, con la finalità prima si difendersi e poi di usarla.

Dunque una lotta che lentamente nei secoli ha addomesticato il Po, ma fino ad un certo punto se è vero che la piena dell'anno 2.000 ha superato come portata quella disastrosa del 1951, anche se le opere idrauliche degli ultimi quarant'anni sono riuscite a contenerne i danni.

Secondo Brignani ogni fiume ha una sua storia, una sua identità, un suo paesaggio caratteristico e riconoscibile. Così l'Oglio è diverso dall'Adda e i due affluenti sono diversi dal Po.

Nel passare del tempo ogni fiume si è trasformato, non è mai rimasto uguale a se stesso. Il Po scorreva solo pochi secoli fa sotto le mura di Cremona. Poi ha cambiato il suo corso allontanadosi dalla città. Al suo posto si è insediato un piccolo corso d'acqua, il Morbasco, con accanto le vecchie fornaci per la cottura dell'argilla. Dalle foto aeree si può osservare l'andamento lunato del vecchio letto del fiume ora divenuto terreno agricolo e parco del Morbasco.

Anche le industrie cremonesi si sono progressivamente allontanate dal fiume, andando a collocarsi oltre il Porto, lungo il canale, forse scommetendo sul rilancio della navigabilità fluviomarittima. Invece il quartiere Po è una lunga appendice che nell'ultimo secolo ha cercato di riconnettere Cremona con il suo fiume. Questo è avvenuto anche socialmente con l'istituzione delle Colonie padane per i bambini e con le Canottieri, originariamente solo per gli adulti, a dimostrazione che la vita lungo un fiume risente ovviamente dei cambiamenti d'epoca, dei modi di produzione e di trasporto, delle mode e dei costumi. Oggi attività sportive, turismo, ciclovie e ritorno alla natura prendono il posto dei vecchi mestieri del fiume. 

Al contrario di Cremona,  il Po scorre in modo solenne e potente a poche decine di metri dal centro storico di Casalmaggiore che, nel tempo, ha rafforzato le difese del proprio argine maestro, rimasto a ridosso del fiume, senza aree golenali di mezzo.

Lungo il corso del Po esistono infatti situazioni idrografiche e ambientali diverse. Potremmo definire il bacino del Po una “gigantesca macchina idraulica” , molto complessa e delicata, che va conosciuta e manutenuta.

In certi tratti del fiume si sono saggiamente salvaguardati ampi tratti golenali per permettere al fiume di espandersi nei momenti di piena. In queste fasce l'uomo ha costruito spesso cascine, stalle  e appezzamenti di terreno coltivato correndo un rischio consapevole e innalzando a propria difesa argini secondari che, per una precisa normativa, devono essere più bassi dell'argine maestro.

Piccoli capolavori di biodiversità sono poi  i budri , autoalimentati sul loro fondo da risorgive, da non confondersi con le lanche che hanno la proprietà di interrarsi gradualmente e di perdere ogni contatto con l'acqua del fiume.

A metà strada tra Cremona e Casalmaggiore sta piazzato l'idrometro di Isola Pescaroli, non solo per permettere un confronto con l'idrometro collocato a Cremona e con il terzo idrometro collocato a Casalmaggiore e dunque prevedere la reale portata dell'acqua in movimento, ma perchè, a partire da quel tratto di pianura, il fiume Po quando è in piena rischia di correre molto più in alto rispetto ai territori circostanti. Quando la differenza di livello tra gli affluenti e il Po diventa tale da risultare impossibile farvi confluire le acque, ecco intervenire la mano dell'uomo con potenti idrovore e meccanismi di presollevamento.

Un imponenete complesso di idrovore si trova nelle vicinanze della confluenza dell'Oglio nel Po a San Matteo delle Chiaviche: in funzione dal 1939  ha assolto al duplice compito di faciliatare la bonifica di quelle terre e di convogliare le acque di una vasta rete di canali nell'Oglio.

Mentre per alcuni tratti a monte della città di Cremona il Po conserva ancora un andamento sinuoso con ampie curve lunate e la presenza di isole fluviali, la più grande delle quali è Isola Serafini, a valle il fiume comincia ad essere più irrigimentato e quasi canalizzato: le vedute aeree ci mostrano un lungo nastro argentato in mezzo ad una campagna intensamente sfruttata ad usi agricoli.  Solo in periodi di magra riemergono quei grandi sabbioni con una vegetazione spontanea ma tenace. Mentre nelle aree golenali le essenze più tipiche e resistenti sono i salici e i pioppi. Dunque, secondo Marida Brignani,  tutto il bacino del Po può essere descritto come una architettura vivente, frutto sia di processi naturali che del lavoro dell'uomo. Per questo è importante ricostruire la storia del fiume e capirne le metamorfosi. Utilizzando persino le tavole del Catasto Teresiano. Questi documenti, definiti “lustrazioni” perchè dovevavo essere aggiornati ogni 5 anni ( in realtà lo furono ogni 10)  erano documenti a fini fiscali. Monitoravano anche le terre lungo il Po segnalando aree inutilizzate e numerando invece quelle recuperate a fini produttivi, ovviamente per tassarli.

Comparando le carte in successione si ha una fotografia delle modifiche subite dallo stesso territorio nel corso dei decenni. 

Così, ha concluso Marida Brignani, si conosce meglio la personalità di un terrirorio e del suo fiume e i fragili equilibri che lo caratterizzano. A maggior ragione oggi, con i cambiamenti climatici, è ancora più urgente saper mettere in sicurezza un sistema complesso come l'ecosistema del Po e governarne con competenza le trasformazioni e i rischi.   

 

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