Martedì, 19 marzo 2024 - ore 07.06

Anche Articolo UNO #NODECLASSAMENTOUTINCREMONA | Francesco Ghelfi

Noi di ARTICOLO UNO crediamo che si possa mantenere in funzione la Terapia Intensiva Neonatale cosí come é ora strutturata: bisogna rivedere i bacini di utenza e portare i neonati di Crema e del cremasco, e della bassa bresciana a Cremona. In questo modo si alzerebbero i numeri avvicinandosi a quelli di altre strutture, che non vengono toccate da questa delibera.

| Scritto da Redazione
Anche Articolo UNO #NODECLASSAMENTOUTINCREMONA | Francesco Ghelfi

Anche Articolo UNO #NODECLASSAMENTOUTINCREMONA | Francesco Ghelfi

Il declassamento del reparto di Terapia Intensiva Neonatale di Cremona, secondo la Regione Lombardia guidata da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Udc, deve essere realizzato per una serie di dati che l’Assessore Regionale ha elencato per giustificare la scelta fatta, che non rispetterebbero alcuni decreti ministeriali. Tra questi menziona il numero dei posti letto, dei parti prematuri con neonati sotto 1,5 kg di peso e anche il bacino di utenza, che non corrisponderebbero ai requisiti minimi previsti a livello nazionale.

Bisogna però vedere i dati di tutte le TIN in regione: anche in altri ospedali non vengono rispettati quei requisiti minimi sia sui posti letto, sia sul numero dei parti prematuri. Inoltre, anche guardando il numero dei nati prematuri trasferiti da fuori provincia (MI, BG, BS, VR, MN) alla TIN di Cremona, questi risultano superiori al numero di neonati trasferiti da Cremona verso altri centri.

Non si capisce inoltre perché i neonati prematuri di Crema, che fa parte dell’ATS di Cremona-Mantova, vengano trasferiti a Pavia e perchè Brescia abbia la TIN sia all’Ospedale Civile sia alla Poliambulanza.

Alcuni dubbi sorgono: perchè nel quadro di una “razionalizzazione” regionale si vuole ridimensionare proprio la TIN di Cremona? Cosa bolle in pentola? Una ennesima privatizzazione del servizio? Favorire le strutture di Brescia o una nuova apertura in qualche provincia più vicina politicamente al centrodestra?

Noi di ARTICOLO UNO crediamo che si possa mantenere in funzione la Terapia Intensiva Neonatale cosí come é ora strutturata: bisogna rivedere i bacini di utenza e portare i neonati di Crema e del cremasco, e della bassa bresciana a Cremona. In questo modo si alzerebbero i numeri avvicinandosi a quelli di altre strutture, che non vengono toccate da questa delibera.

L’impressione, ancora una volta (e non solo nell’ambito sanitario), è che Cremona non sia adeguatamente considerata dai piani alti del Pirellone.

Infatti la proposta di declassamento della TIN si aggiunge alla situazione problematica in cui versa ormai da diversi anni l’Ospedale di Cremona.

La mancanza di risorse finanziarie appropriate, di una adeguata dotazione di personale medico  ed infermieristico, di apparecchiature e strumentazioni mediche all’avanguardia (salvo alcune eccezioni), di una insufficiente manutenzione della struttura sono tutti aspetti presenti ormai da anni e che non consentono di fornire servizi di qualità alla cittadinanza.

La fuga di personale medico verso altri ospedali e le dimissioni volontarie di primari di diversi reparti, avvenute negli ultimi mesi, sono un ulteriore evidente segnale di crisi.

E’ chiaro che davanti alla comunità cremonese, e non solo, questi numerosi episodi hanno seriamente danneggiato l’immagine dell’intera struttura Ospedaliera, dell’efficienza dei reparti, del personale e delle dotazioni di strumentazioni. La conseguenza è che si crea una grande demotivazione dell’ambiente e la domanda che quotidianamente corre sulla bocca dei cremonesi è: “ma cosa sta succedendo all’ospedale di Cremona?”  Se poi si parla con gli operatori sanitari ai vari livelli si percepisce un malcontento diffuso e motivato nei confronti del management ospedaliero.

La dimostrazione di tutto ció sta nel fatto che c’è sempre più gente residente in provincia che si rivolge a strutture esterne situate a Brescia, Milano, Pavia o Parma, e che l’attrattività del nostro ospedale rispetto ad utenti di fuori provincia è in costante calo.

L’errore che si è commesso in questi anni è che la politica ha delegato la sanità totalmente alle scelte della tecnocrazia, salvo poi entrarvi in modo improprio ad esempio nella scelta delle figure apicali.

Si è perso il respiro della riforma sanitaria vera, dove gli enti locali giocavano un ruolo signficativo nelle scelte del loro territorio.  Tutto è passato al centralismo regionale. Per questo oggi ci vuole un nuovo tipo di politica. Bisognerebbe costruire un tavolo almeno consultivo e rivedere i rapporti di forza tra la Regione e i territori.

La destra, che governa ormai da decenni Regione Lombardia, ha di fatto scelto di avvantaggiare la sanità privata. Molte di queste realtà, sia pure convenzionate con il SSN, hanno di fatto la possibilità di scegliere la tipologia di patologie da assistere (e sono sempre quelle più remunerative dal punto di vista dei rimborsi regionali) lasciando al pubblico i servizi più onerosi, tipo Pronto Soccorso, Dialisi o cure oncologiche.

Inoltre vi è il problema dei tempi di attesa non rispettati: vi possono sí essere deficit organizzativi, che una Direzione Generale dovrebbe affrontare con decisione, ma sono soprattutto le sottodotazioni di personale medico e infermieristico a generare questo problema, legate a scarsa programmazione, blocco del turnover o ritardi nelle assunzioni.

Di fronte a queste difficoltà e trattandosi di salute, molte persone sono disposte a pagare e cercano le strutture possibilmente migliori e che soddisfino le loro necessità in tempi congrui; si rivolgono cosí sempre più spesso a quelle private, per il buon servizio che sanno offrire: così aumenta sempre di più il gap con il pubblico.  Questo per noi non è accettabile.  Il Servizio Sanitario Nazionale universalisitco va difeso e potenziato seondo i dettami della sua legge istitutiva, la 833/78, e della Costituzione.

Tornando allo specifico del nostro ospedale, vediamo con piacere questa mobilitazione generale (in parte anche “bipartisan”) per la sua difesa. Aggiungiamo, e non per essere campanilistici, che forse, dopo quasi 20 anni di Direttori Generali venuti da varie parti della Lombardia, un Direttore Generale del nostro territorio, ad esso legato e che lo conosca nel profondo, potrebbe “lottare” più efficacemente per risollevare le sorti nel nostro Ospedale e non essere dedicato principalmente a presentare un bilancio che soddisfi le richieste della Regione. Non vogliamo essere cittadini lombardi di serie B.

Francesco Ghelfi – Segretario Provinciale di Articolo Uno e Consigliere Comunale

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