Egregio direttore leggo attentamente la lunga lettera, appena pubblicata, del signor Teodoro Scalmani, iscritto all’Anpi e che interviene sull’ormai nota polemica del ‘vincolo-diktat’ posto agli iscritti da parte della direzione nazionale in merito al referendum del prossimo autunno sulla riforma costituzionale. Non ho il piacere di conoscere personalmente il signor Scalmani, essendo pure il sottoscritto un iscritto all’Anpi a Cremona, dal 1973. Condivido totalmente il suo pensiero e peraltro credo di essere stato tra i primi ad intervenire sulla stampa on line nazionale con pubblicazione su L’Unità TV proprio il giorno 25 aprile scorso. ( …) Purtroppo la scelta operata dall’Anpi si discosta molto dalla sua stessa natura pluralista, di democrazia, di libertà. Tanto sia bene non dimenticare che la Resistenza fu compiuta e sofferta da componenti diverse e per giunta disomogenee tra loro, così per pensiero politico, convinzioni filosofiche e religiose, soggetti che dai comunisti ai monarchici, dai socialisti ai liberali, dai democristiani ai giellini, hanno comunque trovato unità di pensiero e di azione sufficienti per scrivere tra le pagine più belle della nostra storia. Il diktat dell’Anpi odierna appare pertanto nota assai stonata, faziosa, moralmente perdente, lontana dall’attuale democratico sentire di tanti, tantissimi degli iscritti. Ormai scopriamo di essere in tanti iscritti all’Anpi che sceglieranno liberamente per chi votare, parteciperanno liberamente ai comitati promotori che riterranno, e sicuramente, certamente in molti me compreso, saranno per il «Sì». Accennando con un sorriso al timore del caro Scalmani, rischiare di trovarci «in croce», per queste libere scelte è cosa che mi lascia del tutto indifferente. La libertà ha voli ben più alti e più ampi da compiere. Lasciamo pure che costoro si ritrovino con un pugno di chiodi arrugginiti in mano.
Elio Susani (Cremona)
