ASST DA OGGI CREMONA HA IL SUO OSPEDALE DI COMUNITÀ: RICOVERATI I PRIMI PAZIENTI FRAGILI
Il DG ROSSI «UNA RISPOSTA CONCRETA DEL TERRIORIO PER IL TERRITORIO»
La nuova struttura con venti posti letto è dedicata alle cure intermedie, spesso necessarie fra la degenza per problemi acuti e l’assistenza domiciliare.
Al centro di questo modello di cura innovativo c’è l’équipe infermieristica integrata con il fondamentale supporto clinico dei medici internisti. Fondamentale la collaborazione con il fisioterapista, l’assistente sociale e i medici di medicina generale.
«Da oggi Cremona ha il suo ospedale di comunità». Lo ha annunciato questa mattina il direttore generale dell’Asst di Cremona Giuseppe Rossi. La nuova struttura si trova all’interno del Padiglione 8 dell’ospedale cittadino ed è dedicata ai pazienti fragili che necessitano di cure intermedie a bassa intensità clinica. Si tratta di un percorso di continuità che accompagna il malato da una degenza tradizionale, determinata da un episodio acuto, al ritorno a casa con il supporto dell’assistenza domiciliare.
«Una risposta concreta del territorio per il territorio a gestione prevalentemente infermieristica, secondo un modello innovativo che prevede, per gli aspetti clinici, l’interazione con l’équipe di Medicina diretta da Matteo Giorgi Pierfranceschi» aggiunge Rossi. In organico, oltre agli infermieri, è garantita anche la presenza di un fisioterapista, un assistente sociale, un infermiere di famiglia e sei operatori sociosanitari (Oss).
L’ospedale di comunità si inserisce in una rete di cure di prossimità molto più ampia che prevede la stretta interconnessione fra servizi specialistici ospedalieri, servizi sociosanitari, case di comunità, centrali operative territoriali, cure domiciliari, residenze sanitarie assistenziali (RSA) e hospice.
STABILIZZARE IL PAZIENTE PER FAVORIRE IL RIENTRO A CASA PROTETTO
Prevenire i ricoveri inappropriati e gli accessi in pronto soccorso, stabilizzare e accompagnare il paziente verso il domicilio o altre soluzioni di lungodegenza, sono fra le principali funzioni dell’ospedale di comunità. Non solo, spiega il direttore sociosanitario Paola Mosa: «Punteremo molto sulla consapevolezza e la capacità di autocura dei pazienti, dei familiari e del caregiver, attraverso la formazione e l’addestramento specifici. Questo per favorire la migliore gestione di tutte le situazioni che si presenteranno, caso per caso». Non va dimenticato infatti che, nella maggior parte dei casi, l’obiettivo dell’ospedale di comunità è il reintegro dei pazienti a casa, pianificando in modo adeguato la dimissione e l’assistenza domiciliare attraverso l’attivazione dei servizi sociosanitari disponibili e la collaborazione dei medici di medicina generale.
GLI INFERMIERI RESPONSABILI DELL’ASSISTENZA ANCHE PER GLI ASPETTI EDUCATIVI
L’ospedale di comunità è un modello organizzativo che favorisce la presa in carico, «Si tratta di un approccio multiprofessionale che affida alle infermiere e agli infermieri una funzione di case –manager: sono loro i responsabili dell’assistenza generale del paziente, sia di natura tecnica, educativa che riabilitativa», precisa Alberto Silla (Direttore Direzione aziendale delle professioni sanitarie e sociosanitarie – Dapss). «Stiamo parlando di una tipologia assistenziale che prevede cure personalizzate in un contesto comunitario, dove la relazione con i familiari e il caregiver è molto importante. Per questo abbiamo deciso di implementare un modello di presa in carico individuale: ogni paziente ha un infermiere di riferimento che è responsabile del processo di pianificazione assistenziale e delle attività educative, come ad esempio tutto quello che riguarda l’uso dei farmaci, l’interazione con gli alimenti e i corretti stili alimentari, le tecniche riabilitative e l’utilizzo di dispositivi medici al domicilio», sottolinea Silla. «Lo scopo è mettere l’accento sulle prestazioni complessive e non sulla mansione del professionista. L’assistenza infermieristica è un comportamento fatto da diverse azioni tese a risolvere uno o più bisogni specifici del paziente che va trattato come una persona unica, sotto il profilo fisico ma anche psicologico e sociale».
FISIOTERAPISTA E ASSISTENTE SOCIALE: SUPPORTO FONDAMENTALE
Uno degli aspetti fondamentali del percorso di cura dell’ospedale di comunità è determinato dalla presenza costante del fisioterapista che, su indicazione del responsabile clinico e con la consulenza del fisiatra, garantisce interventi di mobilizzazione e riattivazione motoria ogni volta che è necessario. I trattamenti hanno l’obiettivo di ridurre le conseguenze funzionali della malattia, in particolare quelle che incidono sulle abilità e la mobilità del paziente. A questo si aggiunge la presenza dell’assistente sociale che partecipa alla presa in carico e si occupa della valutazione, elaborazione e attuazione delle progettualità e degli interventi che sostengono il paziente e la famiglia, orientando e facilitando le scelte più adatte a fronteggiare la situazione.
I PRIMI PAZIENTI, DIMESSI DALLA MEDICINA
«I primi pazienti in ingresso oggi sono persone ultrasessantacinquenni dimesse dal reparto di medicina e che hanno terminato l’iter diagnostico», afferma Gianmario Pedretti (Dirigente professioni sanitarie e sociosanitarie - Polo territoriale). «Sono persone clinicamente stabili, ma con necessità assistenziali elevate non gestibili a domicilio». Nella fase iniziale, utile per sperimentare nella pratica il nuovo modello assistenziale, verranno attivati dieci posti letto, anche se a livello organizzativo, la Direzione Dapss è pronta per garantire l’apertura complessiva della struttura (20 posti letto). «Tengo a precisare – conclude Pedretti - che questo modello organizzativo rappresenta una opportunità per i pazienti fragili, ma anche per gli infermieri che possono mettere in gioco competenze specifiche. In particolare, quelle relative agli aspetti di umanizzazione del processo di cura che passano dalla relazione, dall’educazione terapeutica e della prevenzione».
SI ACCEDE SOLO SU PROPROSTA DELLO SPECIALISTA O DEL MEDICO DI FAMIGLIA
Come spiega Valentina Brunelli (Direttore Distretto di Cremona) «L’ospedale di comunità rappresenta un completamento nella filiera dei servizi volti a sostenere le famiglie e accoglie pazienti fragili e cronici dei distretti di riferimento del territorio. In particolare, quelli interessati dalla perdita recente delle funzioni basilari della vita quotidiana che ne compromettono l’autonomia. Si tratta di pazienti che necessitano di sorveglianza clinica e di assistenza infermieristica per un periodo di tempo funzionale al rientro al domicilio». È importante ricordare che alla struttura si accede solo su proposta dello specialista ospedaliero o del medico di medicina generale.
I NUMERI DELL’OSPEDALE DI COMUNTÀ DI CREMONA
Venti posti letto per undici stanze di degenza. Di queste, nove sono stanze doppie e due singole; tutte sono dotate di servizi igienici e ausili per la non autosufficienza. Per ogni posto letto è prevista la poltrona comfort per il familiare. La nuova struttura è pensata per garantire la migliore assistenza, il comfort e la privacy del paziente e di chi lo assiste.
L’équipe infermieristica è composta da nove infermieri e sei Oss coordinati da Antonio Malvasi; l’assistenza clinica è gestita per le ore diurne dagli specialisti del reparto di Medicina dell’ospedale di Cremona, mentre nelle ore notturne e nei giorni festivi dal medico di guardia.
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