Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 14.14

ASST OSPEDALE DI CREMONA LA MEDICINA INTERNA DI CREMONA

PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA CURA DELLE MALATTIE DEL FEGATO

| Scritto da Redazione
ASST OSPEDALE DI CREMONA LA MEDICINA INTERNA DI CREMONA ASST OSPEDALE DI CREMONA LA MEDICINA INTERNA DI CREMONA

ASST OSPEDALE DI CREMONA LA MEDICINA INTERNA DI CREMONA

PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA CURA DELLE MALATTIE DEL FEGATO

Gli specialisti seguono i pazienti dalla diagnosi alla terapia garantendo continuità e standard di cura. La collaborazione con Niguarda e San Gerardo

consente interventi ad alta specializzazione per i casi più complessi

L’Ospedale di Cremona è punto di riferimento per la cura delle malattie del fegato. La presa in carico si avvale della collaborazione multidisciplinare tra i diversi reparti coinvolti in questo percorso diagnostico-terapeutico.

Come spiega Matteo Giorgi Pierfranceschi, direttore della Medicina Interna di Cremona, «Le patologie epatiche hanno una elevata prevalenza nel nostro territorio. Negli ultimi anni, le campagne di sensibilizzazione suggerite dal Ministero della salute e dalla Regione Lombardia per la diagnosi e la cura dell’epatite C hanno determinato una importante riduzione dei casi a genesi virale, mettendo sempre più in evidenza le problematiche di origine dismetabolica, che attualmente costituiscono la causa principale di accesso alle cure».

Nel 2022 a Cremona sono state effettuate oltre 1200 visite specialistiche e presi in carico circa 150 casi di cirrosi epatica nel nostro territorio. «La medicina Interna è in prima linea per la cura delle patologie del fegato», prosegue Giorgi Pierfranceschi. «Oltre all’attività di ricovero, i medici svolgono ambulatori dedicati a questi pazienti. La diagnosi e la cura di queste malattie richiede spesso una valutazione multidisciplinare al fine di personalizzare le cure, mettendo a disposizione le migliori terapie in uso, fino ad arrivare - in casi selezionati - al trapianto di fegato».

Il team diretto da Giorgi Pierfranceschi è composto da Ilaria Cavalli, Caterina Platto e Francesca Toffolon (ambulatorio di epatologia), Abramo Bazza, Ugo Barbini, Nicoletta Rizzi e Mariateresa Castellini (ambulatorio di Medicina interna). Per la cura di queste patologie, la Medicina Interna collabora con la Radiologia, con la parte diagnostica e interventistica, la Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, l’Oncologia, la Chirurgia Generale e l’Anatomia Patologica.

UN TEAM DI SPECIALISTI

A fronte di un aumento progressivo dei casi di cirrosi, della continua crescita dei disturbi dismetabolici e delle epatopatie legate all’alcol, negli ultimi due anni a Cremona sono in aumento le richieste di valutazione specialistica. Su indicazione dei medici di medicina generale, gli specialisti dell’ambulatorio di Epatologia e dell’ambulatorio di Medicina Interna prendono in carico i pazienti che necessitano di follow-up e di cure ambulatoriali complesse (MAC), o di un periodo di degenza ospedaliera.

Ilaria Cavalli, referente dell’ambulatorio di epatologia, spiega quali sono le principali cause e le possibilità di cura offerte all’ospedale di Cremona, grazie anche alla collaborazione con l’ospedale Niguarda di Milano e l’ospedale San Gerardo di Monza, due tra i più importanti centri lombardi per la cura delle malattie del fegato.

Quali sono i disturbi epatici maggiormente diffusi?

«L’epatopatia di origine dismetabolica, nota come “fegato grasso non alcolico”, sta diventando la patologia prevalente nei paesi occidentali. È correlata a obesità, diabete, dislipidemia, a una dieta non equilibrata e ad uno stile di vita sedentario. Questa condizione oltre ad aumentare il rischio cardiovascolare, rischia di evolvere in cirrosi e nello sviluppo di epatocarcinoma, senza dimenticare la quota di patologia epatica legata al consumo cronico di alcol».

Cirrosi epatica: di cosa si tratta?

«La cirrosi epatica è una degenerazione del fegato che ne determina l’incapacità di svolgere le proprie funzioni, può essere generata da varie cause (virali, dismetaboliche, alcoliche, autoimmuni) e può sviluppare complicanze più o meno gravi. È fondamentale porre una diagnosi tempestiva perché se trattata adeguatamente, questa patologia ha un’ottima percentuale di sopravvivenza ad un anno, mentre si riduce in modo consistente in fase avanzata.  Il  paziente con malattia in fase iniziale può convivere con la malattia – seppur cronicizzata - in uno stato di discreto benessere, rientrando in un percorso di follow-up periodico». 

Come si cura?

«Quando possibile cerchiamo di evitare l’ospedalizzazione favorendo la gestione del paziente al domicilio. Il ricovero ambulatoriale può contare su quattro posti MAC riservati alla medicina interna, in cui i pazienti vengono seguiti con cadenza mono o bisettimanale per terapie e procedure da eseguire in ospedale. Ciò consente ai pazienti di fare una vita dignitosa, frequentando il reparto solo per i trattamenti necessari, per poi rientrare a casa».

Epatocarcinoma: tra le cause c’è l’Epatite C. Come può essere trattata?

«L'epatite C, in passato era una delle cause principali di cirrosi epatica e di epatocarcinoma, ma negli  ultimi egli ultimi anni lo scenario della patologia epatica cronica è cambiato: l’arrivo dei nuovi farmaci antivirali per il trattamento dell’epatite C garantiscono una guarigione dall’infezione nel 98-99% dei casi, e impedendo così la progressione dell’epatite in cirrosi e riducendo il rischio di epatocarcinoma».

È possibile guarire dal carcinoma al fegato?

«Negli ultimi anni la cura dell’epatocarcinoma ha beneficiato d’importanti innovazioni, tra cui l’arrivo di nuove terapie sistemiche, in particolare l’immunoterapia. In base alla gravità della malattia epatica e all’estensione della neoplasia possiamo valutare la possibilità di un trattamento di radiologia interventistica, l’intervento chirurgico, la terapia sistemica o, in casi selezionati, di un trapianto di fegato per il quale abbiamo nuovi e più ampi criteri di inclusione. La collaborazione tra i vari professionisti, attraverso la discussione multidisciplinare di ogni singolo caso, è fondamentale per garantire il buon risultato della cura e la chance di sopravvivenza a lungo termine».

Da circa due anni, la Medicina di Cremona collabora con l’ospedale Niguarda di Milano: qual è il vantaggio per i pazienti?

«Le persone in cura a Cremona possono accedere con presa in carico diretta a prestazioni specialistiche presso l’ospedale Niguarda di Milano. Tra queste la TIPS (shunt Portosistemico Intraepatico transgiugulare), procedura eseguita per via endovascolare, al fine di ripristinare in modo artificiale la comunicazione vascolare all’interno del fegato. Nel 2022 sono state effettuate tre procedure di questo tipo su pazienti cremonesi. In alcuni casi selezionati di epatocarcinoma avanzato, è inoltre possibile eseguire la TARE (Radioembolizzazione transarteriosa), procedura di radiologia interventistica presente in pochi centri in Italia, che nel 2022 ha consentito di trattare quattro pazienti inviati da Cremona».

La collaborazione con l’ospedale milanese prosegue nell’ambito dei trapianti d’organo …

«Dal 2021 ad oggi, sono cinque i pazienti che hanno ricevuto un trapianto di fegato (di cui 3 con epatocarcinoma) gestiti in collaborazione con l’Ospedale di Cremona. L’obiettivo per il futuro sarebbe stilare un protocollo d’intesa tra le due strutture, per rendere Cremona un centro di riferimento per la cura del carcinoma epatocellulare».

Malattie rare: in cosa consiste la collaborazione con il san Gerardo di Monza?

«L’ambulatorio cremonese conta una seconda importante collaborazione con l’Ospedale San Gerardo di Monza. Si tratta di un centro di riferimento per le patologie autoimmuni, che ha coinvolto gli specialisti cremonesi in uno studio multicentrico sulla Colangite Biliare Primitiva (CBP), che costituisce un punto di confronto per la gestione dei casi più complessi in cura all’Ospedale di Cremona».



 

 

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