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Bandiere sul Torrazzo di Cremona , un piccolo volume che racconta una grande storia

Questo ricordo, riferito al 26 aprile del 1945 , è tratto da un saggio di Emilio Zanoni, sindaco di Cremona dal 1970 al 1980 e già membro del CLN

| Scritto da Redazione
Bandiere sul Torrazzo di Cremona , un piccolo volume  che racconta una grande storia

Prima una grande bandiera bianca, segnale che le ultime pattuglie tedesche avevano lasciato Cremona, poi sostituita da quella tricolore che, come nei momenti più drammatici della storia della nostra città, sventolò solenne dal Torrazzo, a salvaguardia e conforto di tutti i liberi cittadini cremonesi. Questo ricordo, riferito al 26 aprile del 1945, tratto da un saggio di Emilio Zanoni, sindaco di Cremona dal 1970 al 1980 e già membro del CLN, ha ispirato il titolo della pubblicazione Bandiere sul Torrazzo – Aprile 1945: i giorni della liberazione di Cremona, presentata ieri pomeriggio nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, realizzata dal Comune di Cremona, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione, con la collaborazione della sezione provinciale dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italini), dell'ANPC (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani),  dell'Associazione Emilio Zanoni e con il prezioso contributo dell'Archivio di Stato di Cremona.

“Ringrazio tutte le associazioni e e le istituzioni che hanno collaborato e ringrazio in particolare l'assessore Rosita Viola che si è occupata di questa pubblicazione. Un volume piccolo ma prezioso che racconta una storia sulla quale riflettere e meditare”, così ha esordito il sindaco Gianluca Galimberti nel suo saluto, aggiungendo: “L'idealità che le persone incarnano si trasformano in frutti di memoria. La semina di odio vissuta in quegli anni ha generato violenza e devastato le coscienze prima ancora del Paese. La memoria non deve edulcorare, deve raccontare con durezza ciò che le nostre madri e i nostri padri, le nostre nonne e i nostri nonni hanno vissuto. In quel periodo si è risposto a quell'odio con un moto profondo di libertà che purtroppo ha dovuto utilizzare anche la violenza. Ecco che il tema della non violenza ricorre: come fare in modo che questo non accada più? Stendendo bandiere sul Torrazzo, proprio come il titolo di questo libro. Tornare ad issare quella bandiera significa tornare a  riconsiderarsi popolo, accomunato dallo stesso destino. È l'uscita dalla logica di individualismo per andare verso logiche collettive e comunitarie, è un moto profondo di coscienze che si incontrano con altre coscienze per un comune destino. In quegli anni issare la bandiera ha voluto dire per molti dare la propria vita. Oggi abbiamo un grande compito: quello di dare la nostra vita per issare quella bandiera sul Torrazzo e per entrare in logiche comuni. È quello, soprattutto, di insegnare tutto questo ai nostri ragazzi”.

L'incontro è stato introdotto da Rosita Viola, assessore alla Trasparenza e Vivibilità Sociale, Rapporti con il Terzo Settore e Associazioni, che molto si è spesa per questa iniziativa, e che ha coordinato gli interventi dei relatori. L'assessore dopo avere sottolineato come quel storico momento fu caratterizzato dall'unità di forze politiche diverse, mosse da però da una volontà comune che alla fine prevalse e porto il nostro Paese alla Liberzione e poi alla fase costituente dalla quale è nata la Repubblica, ha spiegato ai presenti che Mario Coppetti e Libero Scala, invitati a portare la loro testimonianza non erano potuto intervenire per ragioni di età e di salute. Mario Coppetti, ha detto l'assessore Viola, oltre a ricordare quei momenti del 1945, avrebbe sottolineato una celebrazione, quella del 30°, nel 1975, quando si riunirono insieme il Consiglio comunale  e il Consiglio provinciale: parlarono allora il sindaco Emilio Zanoni, il presidente Manfredi ed anche Vittorino Gazza, testimone anch'egli di quegli eventi. Libero Scala, fratello del caduto partigiano in Val di Susa, Franco, era all'epoca operaio all'Armaguerra e fu uno degli organizzatore dell'insurrezione in città.

Dopo il saluto del sindaco, ha preso la parola il professore Rodolfo Bona, in rappresentanza della sezione provinciale dell'ANPI. A lui il compito di ricordare, innanzitutto, che l'iniziativa, fa parte di un ricco ed interessante programma di appuntamenti, organizzati da istituzioni ed associazioni, nel 70° anniversario della Liberazione, inseriti nel progetto Cultura a Cremona 2015, all'interno del quale si trova il filone Memoria per la Pace e l’Europa: 100 anni dall’inizio della Prima Guerra mondiale, 70 anni dalla Liberazione e dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Le radici della democrazia e della pace: ricordare per far rivivere il nostro Paese e l’Europa intera. L'incontro si è chiuso con l'appassionato intervento del professore Franco Verdi, in rappresentanza della sezione provinciale dell'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani.

Nella pubblicazione, curata da Giuseppe Azzoni, sono riportati il testo del patto tra le principali forze politiche del CLN cremonese; il racconto scritto dieci anni dopo da Emilio Zanoni, che era stato all'epoca membro del CLN; il resoconto del sindaco della Liberazione, Bruno Clatroni; le parti riguardanti la città dai diari storici delle brigate partigiane; il proclama del CLN ai cittadini pubblicato il 27 aprile 1945.  Seguono alcune notizie integrative. Le fonti, tutte consultabili, sono indicate nelle brevi annotazioni iniziali. Come scrive nella sua nota il curatore, Giuseppe Azzoni, “Presentando il racconto di quegli eventi, così decisivi per il futuro della nostra città, scritto ad opera di chi ne fu protagonista, non dimentichiamo l'avvertimento del grande Fernand Braudel sulla storia ancora bruciante quale i contemporanei l'hanno descritta e vissuta. Al ritmo della loro vita essa ha le dimensioni delle loro collere, de loro sogni e delle loro illusioni. Pertanto abbiamo presenti le visioni di parte, le inevitabili lacune, le possibili contraddizioni di testi come questi. Ma ancora prima abbiamo ben presente che essi sono il portato di chi ha contribuito, rischiando di persona, a restituire la libertà alle generazioni successive, che essi sono ricchi di informazioni quali nessun altro poteva darci, che essi ancora ci colpiscono per i valori che ci trasmettono”.

 

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