Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 09.38

Basta morire di ‘schiavismo’ di Agostino Melega (Cremona)

Caro Direttore, la Repubblica Italiana e la sua Costituzione, il suoi organi istituzionali e di governo, il suo apparato di forze del l’ordine, il suo popolo e la sua bandiera, non possono più farsi ridicolizzare dagli schiavisti delle terre del ‘pomo d’oro ’.

| Scritto da Redazione
Basta morire di ‘schiavismo’ di Agostino Melega (Cremona)

Basta morire di ‘schiavismo’ di Agostino Melega (Cremona)

Caro Direttore, la Repubblica Italiana e la sua Costituzione, il suoi organi istituzionali e di governo, il suo apparato di forze del l’ordine, il suo popolo e la sua bandiera, non possono più farsi ridicolizzare dagli schiavisti delle terre del ‘pomo d’oro ’.

Di un oro acquisibile in esclusiva dagli sfruttatori di carne umana.

Come uscirne? La condizione d’impietoso sfruttamento va sostituita con una rigenerazione della piena legalità, sostenuta ed implementata dallo Stato. E così come avviene per le calamità naturali, non c’è altra strada, in situazioni d’emergenza, che l’intervento del volontariato organizzato e dell’esercito.

Ed è di prammatica poi, dopo il primo intervento a favore dei terremotati e degli alluvionati, che l’esercito torni nelle caserme, e che la vita della gente riprenda il suo corso.

Ora, una volta silenziato il ripetuto e stantio clamore annuale dello ‘schiavismo stagionale’, il governo del cosiddetto cambiamento dovrebbe tentare di rovesciare la situazione come un calzino. Certo, senza chiudersi nei confronti delle opposizioni politiche disponibili.

Il lavoro stagionale, dalla raccolta del pomodoro a quella dell’aglio, da quello dell’uva a quello delle mele e delle castagne, dovrebbe essere coordinato da organismi paritetici nazionali composti dalle forze sociali della terra, imprenditoriali e sindacali, in collaborazione con le prefetture e gli uffici del lavoro, e con programmate agevolazioni sui trasporti pubblici.

Ricordo che nel 1968 si voleva cambiare il mondo. Bene. Dopo cinquant’anni, accontentiamoci di non vedere più, per le contrade d’Italia e nei suoi campi, uomini e donne trattati come bestie.

Agostino Melega (Cremona)

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