Sabato, 27 aprile 2024 - ore 00.30

Biotestamento, l'appello dei senatori a vita

Sulle pagine di Repubblica è apparso un appello a favore del testamento biologico. Un appello scritto e firmato dai senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia per sbloccare un testo da troppo tempo fermo al Senato dopo l'approvazione da parte della Camera.

| Scritto da Redazione
Biotestamento, l'appello  dei senatori a vita

"Da più di cinque mesi – scrivono – il disegno di legge sul testamento biologico è impantanato nella commissione Sanità del Senato. Nonostante tutti i sondaggi fatti sul tema dimostrino, da almeno un decennio, il consenso di un'amplissima maggioranza di italiani, 3mila emendamenti (in massima parte ostruzionistici) e discussioni infinite ostacolano la definitiva approvazione di una legge che non è di destra, di centro o di sinistra".

È una legge di buon senso. "Una questione di libertà, di rispetto del¬la volontà, di dignità del vivere e del morire che dev'essere lasciata quan-to più possibile alla scelta di ciascuno. Come se¬natori a vita, chia¬mati ad esercitare un ruolo il più possibile libero da ogni condi¬zio¬na¬mento, appartenenza o calcolo, crediamo che questo Par¬lamento ono¬re¬rebbe il Paese se, adottando in Senato senza modi¬fi¬che il testo già ap¬pro¬vato dalla Camera, trattasse i suoi cittadini da adul¬ti, lasciando loro a fine legislatura, come un prezioso legato, il ri¬co¬noscimento di questo spazio incomprimibile di libertà e re¬spon¬sa¬bi¬li¬tà".

Un appello condiviso pienamente dalla portavoce del Psi, Maria Cristina Pisani. "Il disegno di legge è impantanato da cinque mesi al Senato. È vergognoso – afferma ancora Pisani – che la Lega abbia deciso di non ritirare molti degli gli oltre tremila emendamenti presentati, uno schiaffo in faccia a chi chiede semplicemente di affrontare con maggior serenità il drammatico e doloroso passaggio fra la vita e la morte". "C'è una terribile ipocrisia – continua – di chi parla di 'vita prima di tutto' anche se imposta fra atroci sofferenze. Una responsabilità a cui la politica non può più rinunciare delegando, per incapacità, la magistratura. La voce egoistica di alcune forze politiche non può soffocare – conclude – quella di decine di milioni di italiani".

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