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Coldiretti Cremona ai Sindaci: ecco la delibera “salva Made in Italy”

| Scritto da Redazione
Coldiretti Cremona ai Sindaci: ecco la delibera “salva Made in Italy”

Si chiede ai “parlamentini” locali di approvare un ordine del giorno a tutela del vero agroalimentare italiano. La denuncia del “Caso Simest”: “Con finanziamenti del Ministero dello Sviluppo si realizzano all’estero prodotti presentati come italiani, ma che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del nostro Paese”

 

 

In tutto il Paese, Coldiretti sta chiamando i rappresentanti delle istituzioni, dell’economia, del tessuto sociale ad esprimersi a tutela del vero made in Italy. Lo fa chiedendo di prendere parte alla mobilitazione che vuole porre fine alla “vicenda Simest”, un evidente caso, denunciato dalla prima Organizzazione degli agricoltori, di “utilizzo improprio di risorse pubbliche”, destinate non alla promozione del made in Italy autentico, bensì alla  produzione e distribuzione di prodotti alimentari nati all’estero, presentati come italiani, ma che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese.

“Attraverso il progetto per una filiera tutta agricola e tutta italiana, da tempo Coldiretti è impegnata in un progetto di tutela e valorizzazione del vero Made in Italy agroalimentare. Partiamo da una certezza: in un momento di grave crisi  in cui il nostro Paese è alla ricerca di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy, e in particolare quello agroalimentare, rappresenta una straordinaria leva competitiva e di sviluppo del Paese”. Con questa riflessione prende avvio la comunicazione che il Delegato Confederale Eugenio Torchio e il Direttore di Coldiretti Cremona Simone Solfanelli hanno rivolto a tutti i rappresentanti del territorio – Sindaci in primis – e che nel contempo viene consegnata a quanti sono chiamati ad essere “alleati” in questa importante azione, dalla Provincia alla Camera di Commercio, dalle Associazioni dei Consumatori alle realtà ambientaliste.

La denuncia di Coldiretti è netta: “Assistiamo, purtroppo, all’intensificarsi dei rischi di contraffazione e concorrenza sleale verso i prodotti nazionali. Siamo di fronte ad una nuova vicenda di utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della “Società italiana per le imprese all’Estero Simest s.p.a.”, società finanziaria controllata dal  Ministero dello sviluppo economico – evidenzia la comunicazione a firma di Torchio e Solfanelli –. Non può essere taciuto che il sostegno di Simest si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia”.

In sintesi: il Ministero dello Sviluppo, attraverso la Simest, sta finanziando imprese italiane per produrre e commercializzare all’estero prodotti che di italiano hanno solo il nome. Prodotti che nascono all’estero, con materia prima e manodopera estere. Era già accaduto nel caso dell’azienda casearia Lactitalia, con successive dichiarazioni del Ministro per le politiche agricole all’epoca in carica, con la promessa della definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero in grado di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all’origine italiana (il cosiddetto Italian sounding, che ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro all’anno!). Ora si sta verificando un secondo caso di pari gravità: il Gruppo Parmacotto con il supporto di Simest  ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all’apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di  strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall’offerta di prodotti Italian sounding. Nei punti vendita già aperti in diversi Stati, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali.

Da qui la proposta, rivolta a tutti gli Amministratori: approvare – nei Consigli e nelle Giunte Comunali – un ordine del giorno che esprima condivisione per la battaglia di Coldiretti, chiedendo al Governo di “porre fine a questa situazione insostenibile e deprecabile” (definita da Coldiretti, senza mezzi termini “una vera e propria svendita della nostra economia e dei nostri territori, che rischia di danneggiare irrimediabilmente il nostro vero grande patrimonio”), rivolgendo ogni azione alla “tutela, valorizzazione e promozione del vero Made in Italy”, cioè quello che nasce nel territorio italiano a partire dai frutti dell’agricoltura italiana.

Una serie di incontri hanno preso avvio sul territorio, per illustrare al meglio la proposta: dalla serata con un gruppo di Sindaci cremonesi, svoltasi a Vescovato, agli appuntamenti con i rappresentanti del tessuto economico e sociale (tra gli incontri già avvenuti c’è quello con il Presidente della Camera di Commercio), ci si sta muovendo con determinazione. E le “delibere salva made in Italy” dei “parlamentini” municipali stanno già arrivando: i primi a partire sono stati i Comuni di Cappella de’ Picenardi (delibera approvata il 21 novembre), Gadesco Pieve Delmona (il 28 novembre), Persico Dosimo (il 29 novembre), mentre molte altre Amministrazioni del territorio si apprestano a porre la discussione all’ordine del giorno, per esprimere pieno supporto all’azione di Coldiretti e chiedere espressamente al Governo di “impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico Made in Italy”.

 

 

 

Cremona, lì 13.12.11

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