Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 02.35

Contenti e turplupinati. RAR

L’invito nazionale rivolto a Matteo Renzi nella sua duplice qualità di segretario del PD e di Presidente del Consiglio, fu di passare dalle parole ai fatti.

| Scritto da Redazione
Contenti e turplupinati.   RAR

Tale invito avrebbe voluto essere perentorio, senza vie di fuga, senza tentennamenti, con severità e giustizia. Fu proclamato dopo lo scandalo del Mose a Venezia, ribadito dopo lo scandalo dell’Expo di Milano, reiterato dopo l’esplosione dello scandalo “Mafia capitale” che ha annoverato l’associazionismo tra imprenditoria d’assalto, mafia di tutte le specie, e politici dell’intero arco parlamentare; anche l’assoluzione per avvenuta prescrizione al processo Eternit di Casale Monferrato, dette la spinta per promettere l’allungamento dei termini di prescrizione.

In atto tale prescrizione, voluta dai governi il cui presidente doveva avvalersi per evitare la galera,  ha salvato i peggiori politici che hanno inquinato le regole della democrazia, assolvendo i colpevoli, azzerando il reato e perseguendo le vittime.

Renzi fu deciso, bisogna... bisogna… bisogna…,  elencando misure repressive tali da scoraggiare ogni ulteriore malversazione.  Promise misure …”al prossimo consiglio dei ministri”, così arrivo l’ora della Giustizia. Gli italiani, stanchi di pagare e di dover subire la truffa dei sudati quattrini elargiti allo Stato, abbiamo atteso le nuove regole, i nuovi mezzi di contrasto, idonei a rettificare l’andazzo  criminale.

Quando una casa brucia arrivano a sirene spiegate i vigili del Fuoco e scaricano sull’incendio il loro carico di acqua e di speranza di salvare il salvabile; in questo momento è la “Casa Italia” che brucia e l’unica componente in grado di spegnere tale incendio è la Presidenza del Consiglio, in uno con il Parlamento  e i partiti politici di tutti gli schieramenti; ma la presidenza del Consiglio e, quindi, il Governo, attualmente si regge con i voti determinanti proprio della banda criminale che non permetterà mai di essere minacciata da norme punitive.

Attendevamo un Decreto Legge, immediatamente esecutivo, come segnale della volontà di porre un rigoroso freno; attendevano un forte getto di acqua sull’incendio, invece è arrivata un lieve brezza di vento, che, invece di spegnere l’incendio, ha soffiato sul fuoco, dimostrando che l’impunità funziona ancora, più e meglio di prima. Con la proposta di un Disegno di legge si rimanda al Parlamento ogni decisone, con alcuni suggerimenti del Governo utili solamente a tacitare la rabbia popolare.

Cosa accadrà adesso ?

Non serve essere veggenti, basta rivedere le cronache parlamentari per anticipare come l’intera nazione sarà turlupinata.

Intanto c’è in vista l’elezione del Capo dello Stato, che farà slittare la discussione in aula di alcuni mesi; quindi ci saranno elezioni regionali e amministrative, per far passare ulteriori mesi.

Quando il Disegno di Legge arriverà in aula, sarà accompagnato da, almeno, tremila emendamenti, tutti da discutere e votare, cosa che impegnerà il Parlamento per almeno due anni.

Nelle more non si discuterà di falso in bilancio, di legge anticorruzione, di legge anti evasione fiscale, in quanto non fanno parte dell’immondo “patto del nazareno”, con il quale le bande criminali decidono le sorti del paese e le loro, con molta attenzione agli interessi mai interrotti.

Scadranno i termini di custodia cautelare, spunteranno testimoni in difesa corrotti e corruttibili, così si arriverà alla prescrizione generale, in quanto le promesse misure punitive, non essendo retroattive non potranno formare alcun argine protettivo alla Giustizia.

Proseguirà, invece, la volontà di negare ai cittadini elettori, il diritto di provvedere in proprio a cacciare dal Tempio della Democrazia, i ladri, i corruttori, i corrotti, i corruttibili, i turbatori d’asta, gli evasori fiscali, gli esportatori di denaro all’estero.

Contro la Giustizia vince il crimine,  contro il sistema democratico vince la legge del più forte, contro lo Stato Sociale vince il liberismo capitalista, contro la volontà di rinascita vince il mantenimento dello “status quo” che ha permesso al 10% della popolazione di possedere il 55%  della ricchezza nazionale.

Rosario Amico Roxas

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