Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 17.14

Covid-19: perché in Italia più decessi che in Cina?

Covid-19: perché in Italia più decessi che in Cina?

| Scritto da Redazione
Covid-19: perché in Italia più decessi che in Cina?

L’Italia è in piena emergenza coronavirus: la curva di contagi e decessi continua a crescere, soprattutto nella regione più colpita, la Lombardia. Ieri in un solo giorno a Milano sono stati registrati 635 casi in più di positività al Covid-19. A Bergamo la situazione è drammatica, a Brescia molto critica.

Il governo, dopo l’appello-denuncia del governatore lombardo Fontana e di altri governatori sulla troppa gente ancora in giro, ha fatto sapere che è pronto a schierare l’Esercito per far rispettare l’isolamento in casa della cittadinanza.

Del resto i numeri continuano a fare paura. In terapia intensiva secondo il bollettino della Protezione civile di ieri alle 18 c’è circa il 10% dei 33.190 casi di contagio (+4.480 infetti sul giorno prima). Il tasso di mortalità è salito in sette giorni dal quasi 6 all’8%, con il nostro paese che ha superato ormai la Cina (focolaio iniziale della pandemia) per quanto riguarda il numero di decessi dichiarati da Pechino (3.405 contro 3.249).

Ma perché in Italia sono stati registrati più decessi al mondo di persone positive al Covid-19?

Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm): "Non mi sento di dire che abbiamo sbagliato qualcosa, direi di no. Tutto quello che al momento si può fare lo stiamo facendo. Probabilmente paghiamo lo scotto di una popolazione molto anziana. E malattie come diabete, ipertensione o problemi cardiovascolari che si possono curare, combinate con questo virus possono dare prognosi infausta. Probabilmente poi, ci sono differenze fra noi e la Cina dal punto di vista demografico e dell'incidenza delle malattie".

Secondo Maga: "Dobbiamo ancora aspettare per vedere gli effetti delle misure di contenimento" senza abbassare la guardia, specie in Lombardia" dove i nuovi casi sono 2.000 in 24 ore.

Tuttavia, prosegue l'esperto: "Questo non ci deve spaventare nel senso che stiamo vedendo l'ondata delle infezioni che si sono verificate due settimane fa, dieci giorni fa, quindi prima del blocco totale imposto l'undici marzo. Per cui è probabile che nei prossimi giorni ci siano ancora dei picchi di nuovi casi mentre gli effetti dei provvedimenti di contenimento si potranno vedere a partire probabilmente già a partire dalla prossima settimana".

A preoccupare è soprattutto l’evolversi della situazione nell'area metropolitana di Milano: "È certo che un aumento deciso di nuovi casi in provincia di Milano che ha un'area metropolitana densamente popolata deve far riflettere e soprattutto è necessario mantenere il controllo più che rigoroso delle misure di contenimento proprio per evitare possa ulteriormente aggravarsi prima di vedere gli effetti positivi delle misure messe in atto. In quest'ottica si potrebbe pensare di stringere ancora di più il cordone sulle province di Bergamo e Brescia" è la conclusione di Maga.

 

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