Egregio direttore, sabato l’altro sono andata alla guardia medica alle 5 del mattino perché esausta dopo tre giorni con un forte mal di gola. Già avevo fatto il tampone Covid (negativo) su suggerimento del mio medico di base; Tachipirina e Brufen non avevano prodotto nessun beneficio.
Non potendo ricorrere al mio medico il sabato e la domenica, mi sono rivota alla guardia. Ho dovuto suonare più volte perché mi aprissero, insistendo perché la luce era accesa. Mi hanno accolto una dottoressa e un dottore all’incirca trentenni. Mi hanno chiesto perché fossi lì, visitato la gola e prescritto cortisone.
Nel frattempo non hanno mancato di sottolinearmi due volte che erano le 5 del mattino. Ho risposto che essendomi svegliata, snervata, alle 4, avevo deciso appunto di rivolgermi a loro. «La prossima volta ci chiami» mi hanno ripetuto. Mi chiedo: la guardia medica non è un servizio permanente per i cittadini? Non è un modo per risolvere piccoli problemi di salute senza intasare il pronto soccorso?
Capisco che magari giovani medici ancora specializzandi accettano di lavorare come guardie, poi stanno giorni dormendo pochissimo e alla fine reagiscono male.
Vorrei allora sensibilizzare i responsabili del sistema perché si garantisca una soluzione più umana, nell’interesse dei pazienti, che hanno diritto di essere bene accolti e curati, ma anche dei medici perché i turni di lavoro siano organizzati in modo da consentire loro un giusto riposo
ZM. Cremona
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Le regole per accedere alla Guardia Medica sarebbero invece queste: E’ Il cittadino che deve chiamare il numero unico 116 117 e viene messo in contatto con un medico o con un operatore competente che valuta la richiesta e nel caso si reca a domicilio.
N.B. Insomma, è il medico che viene a casa e non il paziente che va alla Guardia medica (Sic)