(CR) Pianeta Migranti. Se i nostri giovani emigrano chi sosterrà il nostro welfare?
Il rapporto Caritas-Migrantes 2023 dedicato agli italiani all’estero suscita qualche preoccupazione. Oggi rispetto al 2006 gli italiani specialmente giovani che vivono in un altro Paese sono raddoppiati.
Quasi la metà degli italiani emigrati all’estero ha tra i 18 e i 49 anni, e il 44% di chi è espatriato nel 2022 ha dai 18 ai 34 anni. Il deflusso di giovani è in aumento e queste partenze stanno spopolando ancora una volta soprattutto il Sud.
Le prospettive per il nostro paese non sono incoraggianti. Da un punto di vista demografico sappiamo già che nel 2030 le persone con più di 65 anni saranno il 27% della popolazione e nel 2040, con tutta probabilità, diventeranno una ogni tre abitanti. Attualmente ci sono tre persone in età da lavoro ogni due inattivi, cioè bambini o pensionati, e questo rapporto sarà di uno a uno entro il 2050.
Il declino demografico comprometterà la sostenibilità del sistema di welfare, ciò significa che in assenza di uno stravolgimento positivo, tra qualche anno, non ci saranno abbastanza italiani per pagare tasse che già oggi a malapena finanziano il sistema sanitario e quello previdenziale. E ciò che contribuisce a oscurare l’orizzonte sono le storie, di chi se ne è andato, ricche di testimonianze di come negli altri Paesi sia facile trovare un lavoro, anche in assenza di sostegni familiari, essere responsabilizzati e pagati in modo giusto e non in nero, poter contare su un welfare che non ostacola i progetti familiari, avere la percezione che la fiscalità premia l’impegno e non la rendita.
Se davvero si ha a cuore il destino del Paese che vede oggi decine di migliaia di giovani emigrare all’estero occorre guardare ai giovani immigrati presenti tra di noi. Qui si inserisce, appunto, l’emergenza integrazione e la cittadinanza non concessa agli 800 mila ragazzi che vivono in Italia da quando sono nati, che frequentano le nostre scuole, fanno sport insieme ai nostri figli, eppure non sono nostri connazionali. Potremo dimenticarli ancora a lungo? Sono già nelle nostre città, abitano nei nostri condomini, popolano le nostre piazze e non se ne vergognano.
Anche i 15.386 minori non accompagnati giunti in Italia dall’inizio dell’anno sono un dato di fatto. Stanno a carico dei Comuni che ultimamente hanno denunciato la mancanza di strutture per l’ospitalità e le scarse risorse pubbliche per attuare quei percorsi di inserimento previsti dalla legge Zampa dal 2017. Come conseguenza sono venuti meno i corsi di lingua italiana, i servizi di mediazione culturale, i piani virtuosi di inserimento al lavoro; si sono interrotti i progetti di vita di questi ragazzi. Finalment, la pressione dei sindaci sui territori ha portato l’annuncio di un fondo per gfli under 18 stanziato nell’ultima legge di bilancio.
Ciò aiuta l’integrazione, il futuro delle nostre comunità, la loro coesione e capacità di rispondere alle sfide cruciali del nostro tempo.
La presenza dei minori non accompagnati va vista in un’ottica di opportunità: le nostre aule si stanno svuotando, inizia a scarseggiare la leva giovanile che dovrà assicurare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro e nella società. Perché non valorizzare i minori stranieri con una massiccia opera di formazione? Abbiamo sempre più bisogno di scelte politiche all’altezza delle sfide del momento.