Sabato, 04 maggio 2024 - ore 14.09

(CR) Pianeta Migranti. L’Italia invecchia servono 280mila migranti l'anno

Per compensare la diminuzione della popolazione italiana in età lavorativa sarebbero necessari ogni anno almeno 280mila nuovi ingressi

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. L’Italia invecchia servono 280mila migranti l'anno

(CR) Pianeta Migranti. L’Italia invecchia servono 280mila migranti l'anno

Per compensare la diminuzione della popolazione italiana in età lavorativa (-7,8 milioni di persone entro il 2050) sarebbero necessari ogni anno almeno 280mila nuovi ingressi dall'estero fino al 2050.

Lo afferma, in una nota, IDOS a margine del dossier Statistico Immigrazione 2023  presentato il 26 ottobre a Roma e in contemporanea in tutte le Regioni.

Dice il dossier Idos: "le pervicaci politiche di chiusura verso i migranti ne hanno di fatto bloccato i canali di ingresso per lavoro da 12 anni, alimentando la crisi di manodopera in comparti vitali dell'economia nazionale e svilendone il contributo alla tenuta demografica del Paese".

Dice ancora: "il 27 settembre 2023 il governo ha approvato la 'Programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025', dopo 18 anni dall'ultima pianificazione triennale. Saranno ammessi in Italia complessivamente 452mila lavoratori stranieri: 136.000 nel 2023, 151.000 nel 2024 e 165.000 nel 2025".

Secondo l'analisi degli statistici di Idos il provvedimento, varato su forte pressione dei datori di lavoro in grave carenza di manodopera, segna una discontinuità rispetto a 12 anni di paralisi, tuttavia è ancora molto lontano dal coprire l'effettivo fabbisogno stimato dal governo in 833.000 lavoratori nello stesso triennio: 274.800 per il 2023, 277.600 per il 2024 e in 280.600 per il 2025.

Il cosiddetto "Decreto Cutro" di inizio 2023, spiegano nella nota, pur avendo previsto alcune aperture e migliorie procedurali, non ha toccato l'impianto che da ormai 35 anni (ovvero dal Testo Unico sull'Immigrazione del 1998, passando attraverso i rigidi inasprimenti della legge Bossi-Fini del 2002) regola l'incontro tra domanda e offerta di lavoro per i migranti. Non solo, infatti, l'ingresso di un lavoratore straniero dall'estero è soggetto a previa chiamata nominativa 'al buio' da parte del datore di lavoro in Italia, che è tanto più assurdo se si pensa che 3 lavoratori stranieri ogni 4 in Italia sono impiegati in aziende medio-piccole, per lo più a conduzione familiare, o presso le famiglie, come collaboratori domestici e badanti, ovvero in contesti in cui è importante un rapporto di fiducia instaurato previamente. Se a ciò si aggiunge che la stessa legge del 2002 ha abolito il permesso di ingresso per ricerca lavoro, grazie al quale un immigrato poteva soggiornare in Italia per un anno, non stupisce che sia stato alimentato un utilizzo improprio delle quote d'ingresso: fingendo la chiamata dall'estero del lavoratore già alle proprie dipendenze, è stata usata come una

Regolarizzazione mascherata.

Anche quando è regolarmente impiegata, la manodopera straniera in Italia è spesso relegata a lavori precari, faticosi, sottopagati e rischiosi per la salute. Quasi due occupati stranieri su tre svolgono mansioni operaie o di bassa qualifica, una quota doppia rispetto agli italiani. Questo impiego si riflette in retribuzioni inferiori di ben un quarto rispetto alla media. "In uno scenario - rileva Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS - in cui il rapido e strutturale invecchiamento della popolazione autoctona, insieme alla fuga delle leve più giovani e qualificate dall'Italia, contrae la base occupazionale, mettendo a repentaglio produttività e competitività del Paese, è fondamentale accantonare un impianto normativo sorpassato e vizioso, puntando su una riforma dei meccanismi regolari di ingresso dei lavoratori stranieri e di incontro con la domanda di lavoro interna più aderente all'effettivo funzionamento del mercato e sulla reintroduzione dell'ingresso per un anno per ricerca di lavoro".

 

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