Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 11.57

Cremona I Policy Maker si confrontano con ‘Fare legami'

Al di la delle tante azioni concrete che FareLegami porta sui territori, uno dei suoi obiettivi più alti è quello di modificare in modo permanente – e in senso comunitario – i servizi territoriali e il sistema del welfare locale.

| Scritto da Redazione
Cremona I Policy Maker si confrontano con ‘Fare legami'

Cremona I Policy Maker si confrontano con ‘Fare legami’

Al di la delle tante azioni concrete che FareLegami porta sui territori, uno dei suoi obiettivi più alti è quello di modificare in modo permanente – e in senso comunitario – i servizi territoriali e il sistema del welfare locale.

In questo percorso, dunque, a due anni dallo startup del progetto, non potevano non coinvolgere i Policy Maker territoriali in un processo di riflessione. Nel cremasco, ad esempio, Sindaci, Assessori, Presidenti di associazioni e cooperative, hanno partecipato a due serate sul tema e, stimolati da un nostro facilitatore, hanno elaborato domande (tante) e risposte che vi raccontiamo qui a testimonianza della ‘rivoluzione’ del welfare comunitario sui territori cremonesi.

Il percorso di riflessione è iniziato a partire dall’esperienza dei Patti GenerAttivi e la prima conclusione è stata quella che il nuovo approccio valorizza in primis la dignità delle persone. Infatti, l’essere coinvolti nella progettazione stessa dell’intervento che le riguarda permette alle persone di guardare con occhi diversi alla propria situazione di vulnerabilità, consentendo a loro e alla comunità di comprendere come siano le relazioni lo strumento che permette alle  risorse di essere attivate e messe in campo per il cambiamento. Da qui la seconda conclusione: le risorse soggettive vanno favorite attraverso la costruzione di una dimensione comunitaria.

Si è poi affrontato il tema del pregiudizio, o del giudizio pre-costituito, elemento che troppo spesso connota le nostre comunità, soprattutto se guardiamo ai piccoli centri dove il bagaglio della propria storia personale spesso costituisce un elemento di ostacolo. E’ stato riconosciuto che FareLegami ha permesso la costruzione, tra le persone e il contesto di vita, di una conoscenza non pregiudiziale: questo grazie alla presenza di operatori – più o meno formalizzati, ma sempre con le competenze necessarie – che sono stati in grado di attivare un rapporto virtuoso tra le due componenti. Il nuovo approccio, quindi, sembra funzionare perché in grado di attivare un nuovo approccio, vale a dire costruire incontri a partire dalle risorse disponibili piuttosto che dalle mancanze manifeste.

Un Patto GenerAttivo può anche prevedere un intervento che non si limiti al singolo – questa la proposta dei Sindaci presenti – ma coinvolgere un micro contesto di riferimento, una sorta di Patto di Gruppo: in questo modo le risorse a disposizione potrebbero essere maggiori rispetto a quelle possedute dalla singola persona. Ecco che allora diventano possibili attivazioni di piccoli gruppi in funzione di problematiche comuni (pensiamo ad esempio alla risoluzione del carico conflittuale di molti gruppi di inquilini in condomini di edilizia popolare).

In conclusione, secondo i nostri Policy Maker, vale la pena investire nel contrasto alla vulnerabilità, dove la vulnerabilità è portatrice di risorse residue e la logica della restituzione fa apparire i Patti GenerAttivi quasi come azioni di microcredito.

Continuando poi il lavoro intorno ai Laboratori di Comunità, è emerso come l’efficacia di queste azioni sia strettamente connessa con la percezione che le stesse comunità hanno del bisogno e degli specifici interventi che si vogliono realizzare. Analizzando successivamente quanto fatto fino ad ora, è stato chiaro che permettere ai soggetti normalmente identificati in modo negativo (ad esempio adolescenti deviati) di essere protagonisti di azioni a favore della comunità, porti gradualmente la comunità stessa a cambiare le proprie percezioni e i propri giudizi su quegli stessi soggetti.

Qui, poi, non è messo solo l’accento sulle figure produttive che guidano i Laboratori (LabMaker), ma anche sul ruolo dell’Assistente Sociale. Non più espressione di un servizio che agisce in prima linea, ma connettore e attivatore di risorse relazionali prima e materiali poi, in grado di cedere parte del coordinamento di un intervento anche al territorio (inteso nella sua accezione di comunità di soggetti con competenze specifiche). L’attivazione comunitaria restituisce così all’Assistente Sociale la possibilità di utilizzare strumenti più ricchi rispetto alle classiche azioni che fanno parte della classica offerta dei servizi comunali.

 

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