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Cremona: il 27/6 presentata la ricollocazione lapidi benefattori

Inaugurate questa mattina, 27 giugno, nel porticato interno dell'Archivio di Stato le lapidi restaurate che un tempo si trovavano nel cortile centrale del palazzo che fino al 1974 ospitò l'Orfanotrofio.

| Scritto da Redazione
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Inaugurate questa mattina, 27 giugno, nel porticato interno dell'Archivio di Stato le lapidi restaurate che un tempo si trovavano nel cortile centrale del palazzo che fino al 1974 ospitò l'Orfanotrofio. Alla cerimonia, aperta da Fiorenzo Bassi, consigliere di Fondazione Città di Cremona ed ex allievo, erano presenti: Uliana Garoli Presidente Fondazione Città di Cremona; Emanuela Zanesi, Direttrice dell'Archivio di Stato; Arnaldo Scazzoli, Presidente dell'Associazione Lazzaro Chiappari, Roberto Signorini, Responsabile Ufficio tecnico della Fondazione, Elisabetta Bondioni, Direttrice Scuola Edile e, in rappresentanza del Comune di Cremona, Simona Pasquali, Presidente Consiglio Comunale.

 

Nell'introduzione Bassi ha ricordato che le lapidi si riferiscono, in buona parte, ai benefattori che hanno contribuito, anche prima della costruzione dell'edificio, al sostegno dell'attività educativa verso gli orfani della città, questo a partire dal XVI° secolo, periodo nel quale si sono sviluppate le prime forme organizzate istituzionali di sostegno ai minori in condizioni disagiate.

 

Grande soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa da Garoli: "E' una bella pagina di storia della nostra città, riscritta attraverso documenti dimenticati da tempo. La Fondazione, su sollecitazione dell'associazione Chiappari, si è fatta interlocutrice con la Soprintendenza per le autorizzazioni. Non a caso la prima visita ufficiale compiuta dal soprintendente da poco insediatosi, venne fatta proprio qui, a testimonianza dell'importanza dell'edificio e di quanto qui custodito".

 

Zanesi ha sottolineato il valore storico di queste che sono vere e proprie fonti riscoperte, complementari a quella cartacee custodite nell'archivio e meritevoli di ulteriori approfondimenti.

 

Arnaldo Scazzoli, che ha vissuto questi luoghi in gioventù rievocando, con emozione, i giorni in cui vedeva quotidianamente i nomi incisi su quelle lapidi, ha tracciato un excursus storico-affettivo sull'istituzione che lo ospitò per otto anni.

 

Elisabetta Bondioni e Roberto Signorini hanno descritto la fase operativa del restauro, che è stato effettuato dagli allievi della Scuola Edile, nell'ambito di un contratto scuola-lavoro, coordinati dalla restauratrice Maria Cristina Regini e geom. Dossena. Alcuni allievi sono ospiti della Casa dell'Accoglienza. La movimentazione delle lapidi è stato effettuato dalla ditta Gazzoli.

Simona Pasquali infine si è detta affascinata da questo luogo carico di storia, le cui originarie funzioni vanno ricordate a futura memoria, ma anche come sprone a continuare, attraverso gli odierni servizi sociali, l'opera di assistenza alle categorie più fragili.

 

Alcune delle sei lapidi di inizio Novecento ricollocate nel porticato interno dell'attuale sede dell'Archivio di Stato riportano i nomi di benefattori Cremonesi a partire dal XVI secolo. Per circa 60 anni sono rimaste immurate nella parete di un edificio, ora comunale, confinante con l'Archivio di Stato e pressochè dimenticate. In origine erano invece collocate nel porticato di collegamento che attraversava il cortile dell'orfanotrofio mettendo in comunicazione l'ala di via Geromini e quella di via Antica Porta Tintoria. Alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, in concomitanza con le demolizioni del vecchio edificio di via Geromini per realizzare la nuova ala femminile (ora sede degli uffici comunali delle Entrate) il porticato venne abbattuto e si cercò una nuova collocazione, probabilmente momentanea, per questi marmi che rappresentavano la memoria storica non solo dell'edificio, ma di una buona parte di storia cremonese inerente la cura dell'infanzia svantaggiata. Circa cinque anni fa, su iniziativa di Angela Bellardi allora direttrice dell'Archivio di Stato, venne segnalata la situazione di degrado e mancanza di visibilità dei marmi all'associazione. L.Chiappari e da questa riproposta alla Fondazione Città di Cremona (proprietaria di tutto il complesso). Con la presa di coscienza della situazione è nata la volontà di restituire alle lapidi la giusta dignità tramite un restauro ed esposizione in un luogo dove potessero svolgere una funzione di testimonianza della generosità di tanti cremonesi e non solo.

Un'idea concretizzatasi con l'attuale presidente della Fondazione, Uliana Garoli e con il presidente dell'associazione ex allievi Arnaldo Scazzoli, e che oggi arriva a compimento.

 

Le sei lastre restaurate riproducono i nomi dei benefattori. Quella che ci riporta più indietro nel tempo, datata 1912 e posata quando venne inaugurato l'edificio di via Antica Porta Tintoria, riprende documenti d'archivio e riporta, primo di una lunga lista, il nome del più antico benefattore di cui sia rimasta traccia: la data è il 1562, quattro anni dopo la nascita del primo ricovero per orfani per opera dei padri Somaschi; il nome è Lodovico Plebani. L'elenco si conclude nel 1951, con Amelia Passani. Un'altra lastra è dedicata a Gaetano Bolzesi, il podestà di Cremona che rese possibile il trasferimento dei ragazzi di don Manini nel primitivo complesso di via Cantarane (ora via Antica Porta Tintoria); e naturalmente una lapide ricorda don Ferdinando Manini, fondatore dell'"istituto pei fanciulli discoli abbandonati, rinnovato in questa sede dalla Congregazione di carità con liberale indirizzo educativo".

Un'altra lapide ricorda l'ex allievo dell'orfanotrofio Giovanni Bonati, autore di una ingente donazione. Altre due sono dedicate ai caduti della prima e seconda guerra mondiale.

La settima lastra, realizzata ex novo per volontà dell'associazione ex allievi, riprende quella andata perduta posata nel 1933 in ricordo di Lazzaro Chiappari ancora dagli ex allievi. Chiappari fu Reggente dell'orfanotrofio in qualità di consigliere della Congregazione di Carità (per 40 anni fino al 1930). Un vero simbolo considerando che poi il suo nome verrà adottato per l'associazione degli ex. Lo scoprimento è stato effettuato dai presidenti Garoli e Scazzoli, previa benedizione di Mons. Giuseppe Soldi.

 

Nel quadrilatero racchiuso tra le attuali via Antica Porta Tintoria, via Geromini e vicolo Forni sono transitate centinaia di giovani esistenze tra il 1923 e il 1974, anno del trasferimento in via XI febbraio (attuale centro Barbieri), prima che l'assistenza ai minori in stato di necessità assumesse le forme odierne della comunità alloggio o degli affidi famigliari, attività che ancora oggi Fondazione Città di Cremona sostiene mettendo a disposizione gli immobili mentre l'indirizzo educativo è di competenza del Comune che la esercita attraverso Cooperative Sociali.

 

Per saperne di più sulle vicende degli istituti per l'infanzia abbandonata e gli edifici che li hanno ospitati nei secoli:

Elisabetta Bondioni, "Il palazzo dell'Archivio di Stato di Cremona già 'Collegio dei discoli'", ed. Archivio di Stato di Cremona, 2015;

Arnaldo Scazzoli, "Cronistoria" in occasione dell'80esimo anniversario di fondazione, 2004.

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