Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 21.26

Cremona Il centro storico è l’incontro tra passato e modernità di Andrea Virgilio

L’ Amministrazione si muove dentro a una visione strategica per il recupero di aree dismesse. Occorrono inoltre maggiori investimenti edilizi all’interno del centro storico: a questo scopo, con la variante puntuale al Pgt, abbiamo intenzione di sollecitare una maggiore flessibilità, consapevoli che una città non può essere messa sotto teca.

| Scritto da Redazione
Cremona Il centro storico è l’incontro tra passato e modernità di Andrea Virgilio

Egregio direttore, vorrei condividere alcune considerazioni su un tema tanto affascinate quanto denso di conflittualità come quello relativo alle prospettive del nostro centro storico. Le difficoltà dei centri storici, a Cremona come in Italia, sono arrivate con maggiore ritardo perché la presenza dei centri commerciali nelle periferie e il flusso di immigrazione sono eventi che hanno raggiunto il nostro Paese almeno vent’anni dopo rispetto al resto d’Europa.

Questa peculiarità ha contribuito a soprassedere rispetto ai problemi di natura strutturale, demandando la capacità attrattiva dei centri storici alla loro bellezza artistica, architettonica e culturale. Se questa rendita è senza dubbio positiva, perché rappresenta il nostro patrimonio, dall’altra ha spesso idealizzato questi contesti come meri ‘luoghi della memor ia’, senza mai ripensarli come nuovi contesti di sviluppo sociale ed economico e come epicentri di idee innovative e di sviluppo. Le direttrici della crescita sono state indirizzate fuori dai centri storici, così come gran parte della partita residenziale e delle nuove tipologie del commercio.

Anche a Cremona la stessa idea di posizionare il polo tecnologico in periferia rientra in parte in questa visione; e il tema dell’abitare all’interno del centro storico è stato spesso ancorato a logiche elitarie e conservatrici. Per queste ragioni c’è da parte nostra tutta la consapevolezza che non è sufficiente una strategia di rivitalizzazione materiale e immateriale, ma serve un’azione capace di coinvolgere più attori e più soggetti affinché il centro possa diventare il luogo dell’incontro fra modernità e passato in grado di competere con altri poli attrattivi.

Occorre intercettare le nuove onde dello sviluppo e del mutamento tecnologico investendo sulle nuove infrastrutture immateriali, favorendo l’insediamento di nuove professioni e di nuovi mestieri. Ad esempio, l’investimento che questa amministrazione sta facendo sulla pubblica illuminazione non è da leggere semplicemente nell’ottica di restituire dignità a un servizio tradizionale oggi carente, ma anche come posizionamento di infrastrutture in grado di porre le basi per una città smart.

Per questo diventa preziosa anche la collaborazione con le nostre realtà territoriali pubbliche e private che già tanto hanno fatto per perseguire questo obiettivo. Queste tecnologie possono essere strumenti essenziali in grado di monitorare l’aspetto viabilistico, il flusso di persone, le emissioni di sostanze inquinanti, la sicurezza pubblica e possono generare nuovi servizi per migliorare la qualità della vita delle persone.

Occorrono inoltre maggiori investimenti edilizi all’interno del centro storico: a questo scopo, con la variante puntuale al Pgt, abbiamo intenzione di sollecitare una maggiore flessibilità, consapevoli che una città non può essere messa sotto teca e che in questo momento, anche in relazione alle nuove normative riferite all’efficientamento energetico, all’antisismica eccetera, si richiede qualità progettuale, sintonia dei progetti con il paesaggio ma anche la volontà di facilitare investimenti, insediamenti commerciali, nuove iniziative imprenditoriali nei contesti di pregio pubblici e privati.

E’ necessario considerare un nuovo approccio liberale rispetto alla destinazione dei grandi comparti pubblici. Su questo aspetto, come amministratore, ritengo sia fondamentale che le sovrintendenze si facciano portatrici di una cultura meno conservativa, per agevolare i potenziali investitori privati interessati a comparti pubblici per intraprendere le proprie iniziative.

Recentemente, abbiamo avuto richieste di approfondimento sul comparto del Radaelli, su San Francesco e su altre zone della città di proprietà pubblica. In questa fase il ruolo dell’amministrazione deve essere quello di intercettare queste opportunità, liberandosi finalmente di quell’approccio chiuso che spesso ingessa il recupero di edifici storici e la loro destinazione a iniziative private.

Il tema della rigenerazione urbana risulta essere particolarmente articolato e la sfida è stata accolta positivamente da questa amministrazione: nel corso di questo fine settimana, ad esempio, è stato inaugurato uno spazio destinato alla musica e alla danza, iniziativa tutta privata, accolta con favore e supportata da questa amministrazione. E accanto a iniziative private da sostenere come lo stesso recupero della sede del Dopolavoro Ferroviario, stiamo predisponendo i progetti esecutivi su Palazzo Affaitati, come nuovo polo dei giovani e su Palazzo Grasselli, come luogo di incontro per le professioni, le Colonie Padane vedono una preziosissima partnership con la Fondazione Arvedi, l’interlocuzione con il ministero sulla caserma Manfredini per la ‘Cittadella della sicurezza’, lo stesso riutilizzo dell’ex mercato ortofrutticolo come centro per il riuso, sono a mio parere la dimostrazione di una Amministrazione che si muove dentro a una visione strategica per il recupero di aree dismesse.

Sono iniziative che hanno come elemento comune la rigenerazione di spazi della città, progetti pubblici o privati in grado di favorire la nascita di luoghi di incontro, di contaminazione, di confronto culturale e professionale. Un lavoro che in parte intercetta le radici identitarie della città (come la tradizione liutaria e il Po) e in parte si apre anche a nuove filiere.

Questo lavoro richiede ovviamente tempo, visione strategica, ma soprattutto l’esigenza di accompagnare una transizione profonda della città anche attraverso iniziative più fluide e contingenti. Sarebbe impensabile valutare le ricadute di queste scelte in un arco temporale estremamente breve: il tema dell’animazione della città e dei quartieri non ha la pretesa di una ricaduta strategica, ma fa semplicemente da corollario permanente a un’idea di cambiamento più strutturata in grado tuttavia di ‘provocare’ la socializzazione e l’incontro in contesti popolari o in luoghi spesso dimenticati da rilanciare. Ritengo legittime le rivendicazioni che fa oggi il mondo del commercio e forse anche le aspettative di ricadute immediate delle politiche pubbliche: penso, tuttavia, che l’apertura di un corridoio viabilistico non risolva i problemi strutturali del centro storico, della sua accessibilità dentro a un mondo che apre sempre di più alla concorrenza e a nuovi sistemi di offerta.

In una città che ha sempre concepito lo sviluppo attraverso traiettorie infrastrutturali che purtroppo sino a oggi non hanno ancora trovato concretezza, o attraverso costosi e inutili bandi di idee sul rilancio di piazze o comparti poi rimasti sulla carta, o uno sviluppo eccessivo delle aree commerciali senza un’adeguata razionalizzazione, occorre un’azione strategica scandita costantemente da azioni concrete.

ANDREA VIRGILIO (ASSESSORE AL TERRITORIO DEL COMUNE DI CREMONA)

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