Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 15.27

Cremona Pianeta Migranti. ‘A casa loro’ i nostri hub di energia verde.

Il Nord Africa è la nuova frontiera dell’idrogeno verde per l’Europa. Verso un neocolonialismo ecologico

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. ‘A casa loro’ i nostri hub di energia verde.

Cremona Pianeta Migranti. ‘A casa loro’ i nostri hub di energia verde.

Il Nord Africa è la nuova frontiera dell’idrogeno verde per l’Europa. Verso un neocolonialismo ecologico.

L’Unione europea, ritenendo che la risposta alla crisi climatica debba ruotare attorno alla transizione all’idrogeno, nel contesto dell’European green deal  (patto verde europeo) intende passare all’idrogeno “verde” entro il 2050, grazie alla produzione locale e alla strutturazione di una fornitura stabile proveniente dall’Africa.

In prima linea nella strategia Ue per l’idrogeno verde c’è la Germania, paese dove è stata lanciata l’operazione Desertec. Si tratta di un progetto di impianti solari a concentrazione, sistemi fotovoltaici e parchi eolici da installare nelle regioni desertiche del Nord Africa per produrre  corrente elettrica che verrà trasmessa nei Paesi europei tramite una griglia di trasmissione di tipo HVDC (High Voltage Direct Current: linee ad alta tensione in corrente continua).

Desertec vuole fare del Nord Africa e Medio oriente uno snodo nevralgico dello scacchiere energetico che permette all’Europa di tagliare le emissioni di gas serra. Ma, in Nordafrica cresce il timore che non favorirà la sua transizione ecologica, ma si tradurrà nel saccheggio di risorse locali, nella spoliazione delle comunità, in danni ambientali e nel rafforzamento di élite locali corrotte.

Di fatto, si chiede al Nordafrica di produrre a prezzi competitivi elettricità solare ed eolica, poi convertita in idrogeno, da esportare in Europa attraverso il gasdotto. In cambio, c’è la promessa di impiegare manodopera locale e di ridurre così il numero di migranti che da quest’area si spostano in Europa per ragioni economiche. Intenti e promesse che richiamano la strategia del vecchio colonialismo che estraeva materie prime schiavizzando i lavoratori locali. Tra l’altro, due dei partner del progetto Desertec sono il gigante energetico Total e la compagnia petrolifera Shell responsabili, a loro volta, di danni ambientali, di collusione con leader autoritari e di sfruttamento dei lavoratori nei loro impianti.

I progetti energetici europei realizzati in Nordafrica hanno già evidenziato vecchie strategie e pratiche coloniali, oggi in veste di neocolonialismo ecologico o ‘green rabbing’, volto ad  accaparrare risorse e terreni. Per esempio, in Tunisia, il progetto solare Tunur di Desertec è stato messo sotto accusa perché importa gas  algerino per generare energia elettrica (per l’Europa) mentre il paese è in sofferenza energetica e subisce frequenti black-out.

In Marocco, il piano della centrale solare di Quazarzate, supportato da Desertec, ha sollevato dubbi sull’oscura acquisizione dei terreni, sui possibili danni alle comunità locali e sul peso debitorio a carico del bilancio nazionale. 

Nel mezzo di una crisi climatica sempre più grave, i paesi del Nordafrica non possono farsi coinvolgere in questo tipo di progetti predatori. Non possono essere esportatori di risorse naturali a buon mercato verso un’ Europa che trasferisce a ‘casa loro’ i costi socio-ambientali della sua transizione ecologica. Hanno, invece, bisogno di una transizione equa spostata verso un’economia ecologicamente sostenibile e giusta.

Ne segue che le aziende europee, dovrebbero abbandonare la logica imperialistica. Diversamente, continueranno a depredare e sfruttare la natura e la manodopera nel contesto di un programma in apparenza ecologico, che indebolirà gli sforzi collettivi per una risposta globale efficace e giusta al cambiamento climatico.

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