Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 15.05

Di Maio straparla ed insiste con l’attacco al sindacato. Le risposte della Cgil e del mondo del lavoro

Su vari quotidiani si rilancia anche oggi l’attacco del candidato premier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio contro i sindacati. Dalla Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno riprendiamo la notizia a pagina 13: “Luigi Di Maio non molla e infiamma ancora lo scontro sulla riforma dei sindacati.

| Scritto da Redazione
Di Maio straparla ed insiste con l’attacco al sindacato. Le risposte della Cgil e del mondo del lavoro

Più rappresentanza per i lavoratori e meno privilegi per i sindacati e stop agli stipendi da capogiro dei sindacalisti che sfiorano i 300mila euro all'anno scrive su Facebook il candidato premier del Movimento 5 Stelle. «La libertà sindacale è un principio sancito dalla nostra Costituzione — precisa — e per questo va tutelato, d'altro canto prenderlo a pretesto per ritagliarsi posizioni di privilegio, o erogarsi stipendi da capogiro mentre un pensionato medio in Italia prende meno di 1.000 euro al mese (il 12% circa non arriva a 500 euro), è francamente deplorevole». Secondo il vicepresidente della Camera «negli anni i sindacati si sono mostrati più vicini alla politica che agli interessi dei lavoratori, tanto da ereditarne i peggiori vizi e privilegi». Per questo, scrive Di Maio, «vogliamo avere dei rappresentanti eletti direttamente da tutti i lavoratori per la gestione quotidiana dei problemi organizzativi con l'azienda. Questo chiede il Movimento 5 Stelle, perché questo è quello che chiedono i cittadini e i lavoratori». E infine l'affondo contro la leader della Cgil: «E Susanna Camusso non deve rispondere a noi, ma ai lavoratori. Del resto non c'è peggior sordo, purtroppo, di chi non vuole sentire”…

LA RISPOSTA DI SUSANNA CAMUSSO DURANTE LA MANIFESTAZIONE DI SABATO

“Il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio dimostra ignoranza e arroganza". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha commentato a caldo durante la manifestazione di sabato contro la violenza sulle donne le dichiarazioni sui sindacati da parte del vicepresidente della Camera che aveva parlato della necessità di un’autoriforma pena un intervento autoritario da parte del governo. “Se non si riformeranno – ha detto Di Maio – quando saremo al governo, interverremo noi”. Susanna Camusso gli ha risposto ai microfoni di Radio Articolo1, a margine della manifestazione contro la violenza sulle donne, e ha parlato di "linguaggio autoritario e insopportabile". Nel merito Camusso ha osservato che "non è il primo che lo dice, ce n'è stato un altro prima di lui, che poi ha fatto il Jobs Act". Di Maio, comunque "dimostra analfabetismo sulla Costituzione, dice cose che non sa, non sa neppure che il sindacato è un'associazione libera che cambia in continuazione perché' radicata nei luoghi di lavoro".

LE ALTRE RISPOSTE A DI MAIO

Susanna Camusso non è certo sola nella risposta agli attacchi contro il sindacato. Già sui giornali di ieri le prime reazioni. Su Repubblica (che ha pubblicato un commento molto critico di Roberto Mania) ha parlato il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini: “Un solo governo è intervenuto dall’alto. Ed era quello del regime fascista” (intervista di Monica Rubino, p. 6). Su La Stampa di ieri l’intervista alla segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan: Oltre alle notizie di cronaca La Stampa ha proposto infatti una intervista alla segretaria: “Che parole inutili, dica piuttosto come creare lavoro. Le priorità sono altre, investire in infrastrutture, creare un fisco più amico dell’occupazione” (Nicola Lillo a pagina 6). Su Facebook è intervenuto ieri anche il segretario generale della Filctem Cgil, Emilio Miceli: " Di Maio va preso sul serio. Le battute sarebbero fin troppo scontate ed il catalogo sulla persona promette di essere infinito. Berlusconi ha cercato pervicacemente di isolare la Cgil; Renzi ha cambiato il segno del diritto del lavoro. Di Maio no. Lui ha passato le colonne d’ercole della democrazia. Lui vuole una legge per disegnare il sindacato che ha in mente. Se il fascismo ha disegnato un modello sindacale e la Costituzione invece ne ha esaltato la sovranità e l’indipendenza, Di Maio torna indietro di una casella. È semplicemente un’idea autoritaria: fascista. Ovviamente, se andasse al governo con queste premesse il paese sarebbe sottoposto ad uno stress non secondario. Nessuno può pensare che il sindacato se ne stia con le mani in mano. Ma quella che adesso mi importa davvero è un’altra questione: se sei di sinistra, per quanto incazzato con il mondo, e soprattutto con quello in cui hai creduto, non puoi stare insieme a quelli lì. Vietato. Non ci sono scuse nè attenuanti. Nessun flirt con quel mondo. Almeno per chi è di sinistra”. Sempre tramite Facebook anche il commento del segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti: Bisognerebbe aver lavorato almeno un giorno nella propria vita per poter dire cosa deve fare il Sindacato. Bisognerebbe conoscere le cose e sapere di che cosa si parla. Ma a Di Maio, che si candida a governare il paese, evidentemente non interessa. Oltretutto non è molto originale. Già altri nel recente passato si erano espressi così. E direi che non gli è andata benissimo”. Sul Mattino di Napoli di oggi una lettera della Fiom a Di Maio dagli stabilimenti di Pomigliano: “Fiat, i sindacati sfidano Di Maio: confrontati in fabbrica con noi” (p.10). “Riformare il sindacato? Visto che è candidato premier e che ha già ascoltato gli imprenditori a Cernobbio venga qui da noi a spiegarci come dobbiamo risolvere i gravi problemi della fabbrica». A giudicare dal tono dell'invito sembra che qualcosa si sia allentato nel rapporto fino a qualche tempo fa quasi idilliaco tra Luigi Di Maio e i 19 operai della Fiat di Pomigliano iscritti alla Fiom, militanti sindacali protagonisti di un famoso braccio di ferro con l'amministratore delegato Sergio Marchionne. I metalmeccanici della Cgil nel 2010 furono messi alla porta dello stabilimento per non aver firmato l'accordo Panda, che ritenevano un accordo capestro propedeutico alla cancellazione del contratto nazionale di lavoro in tutto il gruppo automobilistico (revoca che poi effettivamente si verificò). Ma nel 2013, grazie a una serie di battaglie di piazza soprattutto pervia di un'importante sentenza della Corte Costituzionale, l'azienda fu costretta a reintegrarli definitivamente al lavoro. Durante quel periodo il M5s fu molto vicino ai 19 e al loro sindacato. Lo stesso Di Maio da vicepresidente della Camera tuonò contro Marchionne e contro Renzi a causa dell'abolizione dell'articolo 18….

 

1232 visite

Articoli correlati

Petizioni online
Sondaggi online