Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 21.57

DICONO DI ASCOLTARE I GIOVANI MA SE POI NON VENGONO CONSIDERATI A CHE SERVE?

Non c'è dichiarazione pubblica che non parli dell'importanza di coinvolgere le nuove generazioni per la ripartenza post-Covid. Dei professionisti e studiosi hanno rivolto le richieste degli under 35 al Parlamento e Governo. La risposta? silenzio

| Scritto da Redazione
DICONO DI ASCOLTARE I GIOVANI MA SE POI NON VENGONO CONSIDERATI A CHE SERVE?

Politici, economisti, statisti sono tutti d’accordo: bisogna dare più spazio ai giovani in questa fase critica per l’Italia. Nobili intenti, totalmente smentiti nei fatti, perché nessuno li sta prendendo sul serio, i giovani. Duemila under 35enni si sono uniti nell’organizzazione Officine Italia per presentare al Governo, ai partiti e agli enti istituzionali il Piano Giovani 2021: 35 proposte concrete, rivolte all’intero sistema paese per riaccendere il motore economico della nazione. Ad un mese e mezzo dall’invio del piano, nessuno ha preso in considerazione il loro lavoro, nonostante sia stato validato da esperti e professori competenti.



«Nessuno ci ha risposto», dicono i promotori dell’iniziativa. E aggiungono: «Non ci arrendiamo. Siamo pronti a presentare un piano più incisivo a dicembre. Organizzeremo un grande evento digitale, nella speranza che i nostri progetti vengano portati a Bruxelles, magari all’interno del piano da presentare alla Commissione Europea per il Next Generation Eu».



La stesura del Piano Giovani 2021 inizia a maggio, quando duemila giovani e oltre 70 associazioni si danno un appuntamento virtuale e dedicano un weekend alla raccolta di idee utili al paese. Fra loro ci sono studenti di ingegneria e giurisprudenza, economisti di prestigiose università, ricercatori, esperti di fisica quantistica, nerd, startupper, dipendenti della Pubblica Amministrazione o di multinazionali. Il brainstorming frutta 250 proposte, poi filtrare usando 95 indicatori di monitoraggio (che ne valutano fattibilità e utilità per il paese), fino a raggiungere le 35 proposte che si concentrano su Società Inclusiva, Cultura dell’Innovazione e Sostenibilità Ambientale.



A ottobre il progetto viene inviato alla presidenza del Consiglio, alle presidenze di Camera e Senato, alle segreterie di tutti i partiti presenti in Parlamento e a tutti i Ministeri. Risposte ricevute? Zero. «Segnali di interesse sono venuti da docenti universitari ed economisti, tipo Carlo Cottarelli dell’Università Cattolica di Milano, Gian Mario Mossa, general manager di Banca Generali, Enrico Giovannini, economista e portavoce dell’Alleanza per la Sostenibilità Asvis. Nulla più», dice Valeria Tiberi, 24 anni, ingegnere gestionale per la società di consulenza strategica Bain&Company, fra i fondatori di Officine Italia.



Eccola l’attenzione riservata al progetto di quei giovani, invitati a giugno a Villa Pamphili, palcoscenico degli Stati Generali indetti dal premier, Giuseppe Conte, per coinvolgere l’intera società civile nel grande piano di rinascita per l’Italia. E poi? «Dopo quell’incontro abbiamo veramente realizzato il progetto per l’Italia, pensando che per davvero fosse arrivato il momento di metterci in gioco», continua Tiberi. Del resto, a parole, sono tutti concordi nel sostenere che è proprio dai giovani che bisogna ripartire. Lo ha confermato due settimane fa il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: di fronte a una situazione economica senza precedenti ha detto che, per evitare che la crisi sia irreversibile «è indispensabile coinvolgere i giovani» e ha parlato di un drammatico spreco di potenzialità a livello non solo economico, ma anche sociale. «È indubbio che da più fronti viene sollevata l’urgenza di sostenere l’empowerment - il rafforzamento - della presenza giovanile nella società, nel mondo del lavoro, nel dibattito pubblico. Eccoci qui», dice Flavio Proietti Pantosti, 27 anni, romano che, dopo aver studiato Giurisprudenza e Finanza fra Italia, Francia e Belgio è tornato in Italia per creare una start up e lavorare in una società di consulenza fintech, la Fts.



I ragazzi di Officine Italia non chiedono risorse a loro favore, chiedono di essere ascoltati: «Il nostro programma non è pensato per favorire i giovani, è uno studio dettagliato di ciò che all’Italia servirebbe per essere al passo con l’Europa, per poter uscire dalla situazione di stasi in cui si trova. Al Paese serve un piano strategico (e non episodico), una visione per attivare le generazioni più giovani, così da incrementare i livelli di produttività del nostro Paese», afferma Andrea Natale, laureando in Giurisprudenza, consapevole delle motivazioni politiche che impediscono di favorire concretamente i ventenni: «Siamo pochi e quindi abbiamo poco peso politico: portiamo una manciata di voti al mulino dei partiti. Però lo straordinario debito pubblico che si sta producendo per sostenere l’economia verrà pagato proprio da noi nei prossimi anni».



Le proposte avanzate nel piano sono molto pratiche. Ad esempio, per favorire una formazione scolastica al passo con le esigenze di aziende e mercati e colmare il divario di competenze informatiche, Officine Italia propone una revisione costante dei programmi formativi e il potenziamento dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti. Mentre, per ridurre il gender gap avanza l’idea di un supporto alla genitorialità, favorendo l’allineamento del periodo di maternità obbligatoria con quello di paternità: «Il padre ha sette giorni di congedo, la madre cinque mesi. Questa discrepanza va a sfavore delle donne, disincentivando l’assunzione, il reinserimento e la carriera delle lavoratrici. Serve maggior equilibrio», si legge nel documento.



La digitalizzazione occupa un intero capitolo, dalla necessità di portare online i servizi per l’impiego a quella di modernizzare e velocizzare la pubblica amministrazione. Il piano offre anche una serie di spunti per superare le barriere normative che in Italia continuano ad ostacolare l’economia circolare, un progetto di riduzione di plastica e materiali non riciclabili nei supermercati, oltre a strumenti di fiscalità ambientale per facilitare la transizione energetica e incentivi per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni green.



Sono tutte proposte che rispondono nel metodo e nei contenuti ai principi dettati da Next Generation Eu, vale a dire il grande programma europeo che a partire dal 2021 consentirà a ciascun paese di attingere a finanziamenti comuni per puntare speditamente su una ripresa economica che sia il più sostenibile possibile. Molte delle proposte di Officine Italia potrebbero essere spese a Bruxelles per convincere la Commissione a staccare la prima tranche dei 209 miliardi di contributi promessi all’Italia. Anche se ora il voto contrario di Polonia e Ungheria sembra rimandare a data da destinarsi l’intero pacchetto economico: «Percepiamo una debolezza di visione e strategia del Paese nel contesto europeo», commenta Pantosti, che continua: «L’Italia è un Paese fondatore, in passato ha espresso posizioni importanti e ha contribuito massicciamente alla crescita delle istituzioni europee. Queste istituzioni devono cambiare, modernizzarsi, per rendere più snelli i sistemi di approvazione europei. Per fare questo è necessario dare spazio, in Italia, come negli altri Paesi europei, alle nuova generazioni. Noi ci siamo».

 

zonacheck G. riva.

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