Il diritto alla difesa è un traguardo raggiunto nelle nazioni a democrazia compiuta.
Ogni imputato davanti alla legge ha diritto non solamente ad essere difeso, ma anche di una serie di garanzie che, però, spalancano le porte ad avvocati con pochi scrupoli di driblare il concetto di difesa NEL processo utilizzando il Codice Penale, per accedere alla difesa DAL processo con tutti i mezzi possibili, anche quando la legittimazione dei mezzi è assai discutibile.
Non tutti gli imputati possono seguire itinerari fantasiosi, così come non tutti gli avvocati possono godere di assistenza politica e legislativa nell’esercizio del loro incarico; il potenziale economico dell’imputato è ciò che fa la differenza e stravolge il principio di una legge “uguale per tutti”.-
Ritrovarsi a difendere un imputato per “falso in bilancio” diventa un gioco da bambini se quell’imputato è il presidente del consiglio che appronta una legge con la quale il reato di falso in bilancio viene depenalizzato per tutti i cittadini, scardinando un ordinamento a garanzia degli imprenditori onesti e a vantaggio degli altri imprenditori dotati di pochissimi scrupoli.
Anche coordinare le dichiarazioni di testimoni è un mezzo non lecito, eppure usato a lungo da taluni avvocati per inventarsi una coerenza testimoniale che non impressiona nessuno; anche avallare stipendi mensili di favore, in cambio di testimonianze favorevoli è, o dovrebbe essere, illecito.
Con tutti questi accorgimenti la linea di separazione tra il diritto della difesa e la complicità diventa molto sottile; meraviglia solamente come le varie associazioni di avvocati non intervengono per mettere dei paletti di rispetto della legalità e dell’onorabilità della professione forense.
Rosario Amico Roxas