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Europa in decrescita brutale di G.C.Storti

| Scritto da Redazione
Europa in decrescita brutale di G.C.Storti

Il problema dell'occupazione giovanile in Europa
Europa in decrescita brutale
Tutti i parametri europei, da anni sono negativi. Secondo i dati della Commissione UE , la domanda interna, le esportazioni e gli investimenti sono calati in modo brutale
Solo la Polonia è scampata alla decrescita in questo periodo. Ma la recessione è stata maggiore del previsto in Germania (-3,8%)  e in Gran Bretagna (-2,4%), mentre la Francia ha limitato i danni (-1,2%). Altrettanto inquietante il fatto che la fiducia dei consumatori sia a terra e che le incertezze riguardo al lavoro restino molto elevate.
La decrescita colpisce in particolare i giovani Europei.
La disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha accelerato velocemente nei 27 paesi dell’UE: il 18,3% dei giovani è senza lavoro, rivelano le statistiche dell’Eurostat. Il tasso di disoccupazione globale è dell’8,2% nell’Unione (+1,5% in confronto al 2008).
In un anno, la disoccupazione dei giovani è cresciuta del 3,7%. È cresciuta dappertutto, tranne in Bulgaria. È nei paesi baltici che si è avuto il balzo più spettacolare: +17,2% in Lettonia (28,2), +16,5% in Estonia (24,1), + 14,1% in Lituania (23,6). La crescita minore si è avuta in Germania, con un +0,3% e 10,% dei giovani senza lavoro.
È in Spagna la situazione più preoccupante (33,6% dei giovani sono oggi senza lavoro). Nei Paesi Bassi la meno sfavorevole: 6% di giovani disoccupati. Quanto al tasso di disoccupazione dei giovani francesi (22,3%), si trova oltre la media europea, come il livello generale di disoccupazione  (9,3% nel primo trimestre, +1,7%).
Tenuto conto che l’obiettivo della strategia di Lisbona, stabilito nel 2000, era di raggiungere la piena occupazione nel 2010, il tasso di occupazione europeo (la quota della popolazione tra i 15 e i 64 anni che ha un lavoro) è ormai del 64,6% inferiore di un punto rispetto al 2008.

Che fare? Che prospettive garantire ai giovani?.
E’ questo il problema che sta di fronte ai  27 governi nazionali ed al “ Governo Europeo”.

Le proteste dei giovani  “Indignatos in Spagna” , le rivolte giovanili in Grecia ed anche le crescenti e continue manifestazioni  dei precari nel nostro paese mettono in evidenza le pesanti difficoltà strategiche  della Governace Politica Europea.

Una intera generazione rischia di essere ai margini e di entrare in rotta di collisione  con le generazioni di giovani immigrati  che scappando dai loro paesi, più poveri, si mostrano disponibili ad una condizione sociale e di vita che li porta agli albori del ‘900.
Condizione che giustamente i giovani europei non intendo accettare.
Il rischio è  quello di una aumento della  omofobia vista come difesa di una generazione ai margini.

Tutti i Governi Europei sono alla ricerca di “ ricette magiche” che non esistono.
La strategia europea per l'occupazione intende creare un maggior numero di posti di lavoro qualificati in tutta l'UE.
A tal fine, promuove misure volte a raggiungere tre obiettivi quantitativi entro il 2020:
• tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni al 75% ,
• tasso di abbandono scolastico inferiore al 10% e aumento al 40% dei 30-34enni che hanno completato un ciclo d'istruzione universitaria,
• ridurre ad almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno.
 Lo strumento su cui tutta la legislazione dei singoli paese europei  si sta orientando è quella di stimolare  lo strumento dei contratti di apprendistato detti  professionalizzanti.  Le azioni su cui operano  i vari governi sono :
-allungamento dei periodi di apprendistato
-benefici alle imprese ( diminuzione costi del lavoro)
-formazione professionale e generalista  degli apprendisti.

Una differenza fra l’Italia e gli altri paesi c’é. In Italia , anche  se il periodo di apprendistato è molto lungo ( anche 6 anni) alla conclusione dello stesso non vede l’obbligo , da parte dell’azienda, dell’assunzione a tempo indeterminato.
Negli altri paesi europei questa scadenza è meno traumatica anche perché il mercato del lavoro generale garantisce maggiormente inserimento con attività a tempo indeterminato.

Tutto questo detto è interessante valutare le principali rivendicazione degli Indignatos  Spagnoli che sono:
- Riforme fiscali che favoriscano i redditi più bassi.
- Riforma delle condizioni di lavoro dei politici: no alle pensioni vitalizie e all’inserimento di concorsi pubblici ad hoc.
- Democrazia partecipativa e diretta, con il funzionamento assembleare su base cittadina mediante nuove tecnologia e quindi la decentralizzazione del potere politico.
- Miglioramento dei rapporti di lavoro, con la fine della precarietà salariale e con un salario minimo aumentato a 1.200 euro.
- Chiusura immediata delle centrali nucleari.
- Riduzione delle spese militari, chiusura delle fabbriche di armi e non intervento in qualsiasi scenario bellico.
Quindi un ventaglio di rivendicazioni  di “ cittadinanza” e non solo di “ giovani disoccupati”.
E’ da notare altresì che in Spagna , come in altri paesi europei ,  il salario minimo è fissato per legge ed è uguale per tutti, mentre in Italia è definito dai contratti ed è diverso da settori a settori.
Questa “ infelice decrescita”  colpisce in particolare le nuove generazioni che , a ragione, non accettano di regredire come persone.
Il cerchio pare non chiudersi mai, del resto, i movimenti giovanili che si stanno organizzando metteranno in campo la soggettività necessaria per nuove conquiste.

Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

cr 23 giugno 2011

N.B. I dati sono tratti dal sito della UE

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