Gentile direttore, sconvolto dai recenti fatti di Bruxelles non posso che dichiararmi vicino al popolo belga: la sede più importante e il motore dell’Ue che aveva fondato, una ventina di anni fa, il suo progetto di un’auspicabile unità internazionale europea sulla sola moneta unica, e con essa aveva sperato in una grande prosperità continentale che in realtà non si è mai realizzata. Non credo che l’unità, nazionale o internazionale, si possa basare solo su prospettive economiche comuni; è abbastanza evidente invece che la vera unione dei popoli d’Europa si stia costruendo sul dolore, sul dolore di questi giorni e di questi anni. Vissuto soprattutto dalla gente comune con una compostezza che ricorda quella dei nostri nonni partigiani quando andavano al macello: come noi italiani abbiamo costruito con la resistenza e con il dolore la nostra Nazione, l’Europa sta mostrando su questo dolore i suoi eccezionali sforzi di maturazione. Spero che la resistenza europea di questi giorni possa veramente costruire qualcosa di diverso da quanto scioccamente sperato meno di vent’anni fa.
Igor Paulinich (Cremona)