Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 14.59

Solo una politica di pace può sconfiggere il terrorismo Le reazioni da Cremona alle stragi di Bruxelles

Carlo Vezzini Presidente della Provincia di Cremona,L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS,Agnese Gramignoli (Sel Crema), Matteo Piloni (Pd Cremona),Comune di Cremona,Arci Nazionale

| Scritto da Redazione
Solo una politica di pace può sconfiggere il terrorismo Le reazioni da Cremona  alle stragi di Bruxelles Solo una politica di pace può sconfiggere il terrorismo Le reazioni da Cremona  alle stragi di Bruxelles

Carlo Vezzini Presidente della Provincia di Cremona Attentati a Bruxelles Vezzini: E’ necessario intensificare i controlli e fronte comune di Istituzioni e cittadini Nell’unirmi al dolore dei familiari delle vittime dei recenti attacchi terroristici a Bruxelles, voglio esprimere gratitudine per quanto le Autorità stanno facendo, in particolare alle Forze dell’Ordine a cui è richiesto un surplus di attività non solo sul fronte della sicurezza, ma anche su quello connesso ai flussi migratori; un particolare grazie alla Prefettura, Questura, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza di Cremona, come a tutte le Associazioni locali, Caritas ed enti che, causa le guerre in essere non molto distanti da noi, si trovano a gestire flussi crescenti di profughi e rifugiati, che si assommano ai migranti per ragioni economiche e climatiche. In tale contesto è, quindi, necessario intensificare i controlli interni così come fare adeguato pressing a livello europeo affinchè l’Italia ed altri pochi paesi non siano lasciati a se stessi nel fronteggiare un’emergenza che è destinata sia a crescere in termini di numeri che ad allargarsi ad altri Paesi del M.O.

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L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS CONTRO IL TERRORE E LA GUERRA UN'ALTRA EUROPA DELLA SOLIDARIETA' E DELLA PACE 

Bruxelles, Damasco, Tripoli, Kabul, Baghdad...

un'altra strage contro l'Umanità

CONTRO IL TERRORE E LA GUERRA

UN'ALTRA EUROPA DI SOLIDARIETA' E PACE

fermiamo l'odio e la paura, costruiamo società multietniche

cittadinanza democrazia cooperazione invece dello 'scontro di civiltà'

Oggi è di nuovo il tempo del dolore per le vittime della violenza, dell'orrore per il massacro di persone innocenti, dell'angoscia per l'impatto di questa nuova barbarie sulla vita quotidiana degli uomini e delle donne. Il terrore jihadista continua la sua strategia di distruzione.

Un'altra strage contro l'Umanità. Non ci può essere storia nè ragione alcuna per questo atto di orrore assoluto.

Esso è invece il prodotto di una organizzazione criminale finalizzata alla conquista del potere e degli affari nel mondo musulmano, ammantata di una ideologia pseudo-religiosa paranoica e delirante, ricoperta di un totalitarismo antistorico e nichilista che stravolge e manipola la grande cultura islamica in blasfema contraddizione con qualsiasi forma di fede e spiritualità.

Nella sua guerra totale, Daesh ammazza ogni giorno donne e uomini musulmane, distrugge case e ospedali, scuole e musei, arte e cultura in tutto il mondo musulmano.

E utilizza anche la propaganda delle azioni contro l'occidente per accreditarsi e terrorizzare.

Così, oggi, il pendolo della violenza batte il tempo nel cuore dell'Europa. Entra nel nostro mondo, si affaccia nelle nostre case. Perchè chi semina vento raccoglie tempesta.

E' dentro quella politica di guerra che sconvolge da anni l'intero Medioriente, il mondo arabo e i paesi musulmani - con la criminale corresponsabilità dell'Occidente e nel colpevole silenzio della Comunità Internazionale - nella devastazione che essa ha prodotto, che ha preso forma e forza il mostro di Daesh.

Anche per questo, vogliamo esprimere ancora una volta il nostro più assoluto ripudio della violenza, sempre e dappertutto, da qualsiasi parte proveniente e per qualsiasi fine agìta.

E la nostra più ferma convinzione che la ricerca delle risposte ad essa debba fondarsi sulla necessità di una inedita assoluta coerenza tra mezzi e fini.

Ma oggi, per le istituzioni come per i cittadini è anche il tempo della responsabilità.

Una risposta efficace all'attacco militare del terrorismo jihadista si costruisce innaanzitutto attraverso nuove politiche europee della sicurezza:l'impostazione securitaria dell'Europa-fortezza - già inaccettabile e insostenibile per ragioni umanitarie, sociali, democratiche - manifesta oggi il suo disastroso fallimento. Occorre ribaltarla.

Sul piano specifico di polizia, con la condivisione di una strategia continentale di intelligence (individuazione e conoscenza per il contenimento, il contrasto e la prevenzione), superando i fallimentari dispositivi nazionali e le logiche tanto inutili quanto pericolose di militarizzazione della società.

Sul piano strategico delle connessioni internazionali, con una diplomazia reticolare e multilaterale, strutturando nuove alleanze con tutti i soggetti regionali avversari del jihadismo (dai curdi agli sciiti, dai giordani ai libanesi) e rompendo ogni legame con i regimi complici del jihadismo, che in molti casi sono legati a doppio filo agli interessi dell'elite economico-finanziaria occidentale (Arabia Saudita) e/o al blocco militare della Nato (Turchia).

Sul piano politico globale, con una consapevolezza autocritica sulle responsabilità dell'occidente nell'aver innescato ed alimentato da un quarto di secolo la spirale guerra/terrore, dal Golfo all'Afghanistan, dall'Iraq alla Libia.

Per questo denunciamo l'irresponsabilità dei nuovi programmi di guerra in Libia e in Siria, destinati inevitabilmente a moltiplicare i focolai di odio e violenza.

Al contrario, occorre disinnescare quella drammatica spirale, interrompere la corsa verso il baratro dello "scontro tra civiltà", restituendo centralità e forza alle relazioni diplomatiche e alla politica della pace.

Mentre alcuni governi europei - espressione delle larghe intese di conservatori & socialdemocratici - si affrettano a disporre nuovi muri alle frontiere e blindati militari per le strade, preannunciando lo scatenamento dell'ennesima guerra; mentre tanti politicanti sciacalli (dai nazionalisti neofascisti di mezzo continente ai populisti xenofobi del leghismo nostrano) già sbraitano ipocriti proclami d'odio e ottuse chiamate alle armi, è indispensabile che già in queste ore difficili si alzi la voce civile di una nuova cittadinanza europea dei diritti umani e della democrazia. 

Perchè la pace è l'unica sicurezza.

Perchè la sicurezza di ciascuno si costruisce con quella di tutti.

Una vera politica europea di sicurezza, nello scenario globale come nei nostri paesi, si fonda su un cambiamento radicale dell'attuale costruzione europea: dai muri all'accoglienza, dalla clandestinità alla cittadinanza, dalla ghettizzazione all'interazione, dall'esclusione alla solidarietà, dal mercato alla comunità.

Contro il terrorismo, ci vuole tutta un'altra Europa.

Cominciando dall'accogliere dignitosamente e non respingere, lasciando annegare nel Mediterraneo o marcire nel fango per poi consegnarli al boia Erdogan, le donne e gli uomini profughi in fuga proprio dall'aggressione di Daesh, i migranti in cerca di salvezza da guerra e persecuzione, miseria e fame.

Cominciando dal rompere la separatezza e la ghettizzazione delle comunità migranti nelle nostre città, l'invisibilità e la solitudine delle persone immigrate nella società, umanizzando il territorio e animando la comunità, affermando una cittadinanza libera e piena per ciascuno/a e per tutti/e.

Cominciando a costruire davvero un'altra Europa sociale e democratica dei diritti umani e delle libertà civili per tutte e per tutti, un continente aperto di cittadini/e del mondo, multietnico e multiculturale, laico e interreligioso.

Noi non abbiamo paura.

Ci rivolgiamo alle sorelle e ai fratelli delle Comunità Musulmane, il cui impegno rigoroso contro ogni infiltrazione o degenerazione della fede islamica nei tentativi di manipolazione del Daesh e delle altre organizzazioni terroristiche può costituire una risorsa decisiva per isolare e battere il folle disegno di potere del terrorismo jihadista e per aprire una nuova fase di relazione virtuosa tra le diverse comunità native e migranti.

Ci rivolgiamo alla cittadinanza attiva, alla società civile e alle organizzazioni sociali democratiche per il rilancio della partecipazione popolare, per la promozione della coesione sociale, per la diffusione delle reti di vita comunitaria, convinti che la connessione e l'iniziativa dei mondi vitali siano l'unico vero antidoto alla diffusione della violenza e dell'odio.

Solo un'altra Europa delle cittadine e dei cittadini, una nuova Europa delle comunità e dei popoli, può avere un futuro di convivenza e condivisione, di eguaglianza e libertà, di democrazia e di pace. Umanità o barbarie!

* le donne e gli uomini del Comitato Cremonese

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

- per un soggetto nuovo unitario plurale della sinistra europea -

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Agnese Gramignoli (Sel Crema) «Colpiscono Bruxelles per colpire l’Europa, il nostro modello di vita, i nostri valori, le nostre abitudini e le nostre libertà. In questa fase occorre reagire in maniera coesa e responsabile alla folle barbarie del terrorismo di matrice jihadista»: così Agnese Gramignoli (Sinistra Ecologia Libertà di Crema e del Cremasco).  «Oggi è il giorno del cordoglio per le vittime, non delle polemiche. Da domani sarà necessario riflettere, per rivedere il modello di convivenza e di integrazione, ma senza smarrire il filo di un’Europa che si fonda sulla pace e che non può essere il luogo in cui si consumano conflitti che producono un arretramento rispetto ai nostri valori. I valori di un’Europa democratica e solidale non sono negoziabili: è quello che vogliono i terroristi islamisti e non glielo dovremo concedere», conclude Gramignoli. 

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Matteo Piloni (Pd Cremona) Colpire Bruxelles oggi, Parigi prima, significa colpire l'Europa. Significa colpire l'idea stessa di Europa. L'idea di Unità. Un'idea di Libertà, di Democrazia. Un'idea fatta di ponti, e non di muri. Un'idea di uguaglianza. Oggi, nel mondo, c'è chi vuole distruggere quest'idea. E forse anche noi ci mettiamo del nostro. Teniamoci quindi stretta questa idea. Facciamo crescere. Non facciamoci sopraffare dalla paura, di chi vuole dividerci, creando terrore, mettendoci gli uni contro gli altri. La paura è l'obiettivo di questo nuovo terrorismo. "L’Europa è il futuro, qualsiasi altra politica il passato." A nome di tutte le democratiche e di tutti i democratici della provincia di Cremona, esprimo piena solidarietà e vicinanza alle vittime di questa terribile ed ennesima strage e ai loro famigliari. Matteo Piloni segretario provinciale PD

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Comune di Cremona Attentanti di Bruxelles, bandiere a mezz'asta sulla facciata del Comune. Bandiere a mezz'asta sulla facciata di Palazzo Comunale in segno di lutto per le tante vittime degli attentati terroristici che hanno sconvolto Bruxelles e per testimoniare la vicinanza della Città di Cremona a tutto il popolo belga duramente colpito dalla furia cieca e omicida del terrorismo. L'Amministrazione Comunale esprime il proprio cordoglio per tutte le persone che hanno perso la vita e la più decisa condanna per gli esecrabili atti di violenza che hanno colpito la città capitale delle Istituzioni Europee.

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Arci Nazionale : Solo una politica di pace può sconfiggere la barbarie del terrorismo Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci. Gli attentati all’aeroporto e alle stazioni del metrò di Bruxelles ci riempiono di orrore e di dolore per le vittime. Il computo dei morti, già oltre trenta, e dei feriti, almeno cento,  si allunga di ora in ora. Siamo di fronte ad un terribile salto di intensità nella strategia terroristica. Probabilmente da ascrivere anche alla cattura, proprio nel quartiere di Maelbeek, uno di quelli compiti dalle bombe di stamane, di uno dei terroristi jihadisti ricercato dopo la strage di Parigi e alla sua decisione di collaborare con le forze di polizia. Ma al di là delle analisi e delle supposizioni è evidente l’intento politico dell’atto terroristico: colpire il cuore politico e istituzionale dell’Europa, non semplicemente una capitale europea, ma quella dove hanno sede le istituzioni dell’ Unione europea. Respingere quest’attacco richiede una grande fermezza da parte delle istituzioni, dei governi, dei popoli e dei movimenti per la pace europei. Una risposta basata sull’accelerazione dei preparativi della guerra in Libia non farebbe che dare respiro ad una strategia terrorista e la aiuterebbe a stringere le proprie fila. D’altro canto la barbara chiusura verso i processi migratori, con muri, filo spinato o “accordi” di rimpatrio forzato, ovvero di deportazione, come quello con la Turchia, ottengono solo il risultato di accrescere la disperazione, contribuendo a creare un clima favorevole al terrorismo omicida. L’Europa è di fronte a una prova decisiva. Se vuole salvare sé stessa,  l’incolumità di chi la abita, sia nativo quanto migrante, deve muoversi sullo scenario mondiale con i mezzi della politica; agendo per spegnere gli incendi e i focolai di guerra; evitando di dare credito a regimi che praticano al loro interno le più pesanti misure repressive, fino alla tortura e agli omicidi di stato;  sgombrando il campo da relazioni ambigue con governi ed elite che sostengono gruppi terroristici e lo stesso Daesh; abbandonando l’idea che dai conflitti armati, dai bombardamenti indiscriminati che spesso colpiscono civili inermi e dalle possibili scomposizioni geopolitiche nel medio oriente possano derivare benefici e vantaggi economici. E’ facile predicare politiche di pace quando il pericolo è più lontano. Assai più difficile è farlo di fronte a guerre che si allargano e a un terrorismo che agisce su uno scenario mondiale. Ma dare forza a politiche di pace, cooperazione e integrazione proprio ora è tanto più necessario, per salvare la nostra libertà, la nostra democrazia.

In foto Il Municipio di Cremona con le bandiere a mezz'asta

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